V Video

R Recensione

7/10

Steven Wilson

Drive Home

Quasi al termine di un anno di vertiginoso successo, Steven Wilson si congeda discograficamente dai suoi fan con questo abbondantissimo EP di cinquanta minuti. Proprio così, cinquanta minuti: un EP che, oltre ad una versione edit – per forza di cose depotenziata – del pezzo portante (Drive Home è indubbiamente uno dei brani più intensi di “The Raven That Refused To Sing”), include l’inedito The Birthday Party (un furioso excursus alla Focus), la title-track dell’ultimo album in un mix che mette in rilievo la componente orchestrale e una significativa sezione live – circa 35 minuti – tratta dal concerto a Francoforte dello scorso Marzo. E, a conti fatti, oltre all’inedito, è questa la parte più ricca di interesse, mostrando ancora una volta la coesione di una live band – che per questo show ancora vedeva l’istrionico Marco Minnemann alla batteria – in grado di coniugare perizia tecnica e impeto emotivo: The Holy Drinker addirittura risulta più convincente nella sua veste live, maggiormente ricca di influenze jazz-prog. Sulla “svolta” progressive della carriera solista di  Steven Wilson si è ampiamente disquisito, senza che le certezze dei fan siano state minimamente intaccate e senza che i dubbi dei detrattori siano stati confutati. Non sarà dunque questo EP (mini album?) a dar ragion o a far torto a nessuno: Mr. Wilson si è incoronato re, innalzandosi un castello dorato, le cui architetture sono state disegnate 40 anni or sono, pur avvalendosi di una tecnica di edificazione avanzatissima. Nell’attuale mondo progressive – recependo con questo termine non l’attitudine all’utilizzo di linguaggi concretamente sperimentali, bensì la rievocazione di un immaginario strumentale che quattro decenni fa ha reso leggendarie band come King Crimson, Genesis, Emerson Lake & Palmer, Yes, Van Der Graaf Generator…) – Steven Wilson si è costruito una credibilità senza pari, senza veri rivali. Anzi le sue doti di abile artefice di mix in 5.1 l’hanno reso ricercatissimo proprio dai protagonisti dell’epopea dei 70s per le riedizioni della loro discografia.

Personalmente, soffermandomi sul materiale live messo a disposizione dall’EP, non posso fare a meno dal rimanere affascinato più dalla “semplice” e minuta bellezza di una Insurgentes (tratta appunto dal magistrale debutto solista del musicista inglese e qui impreziosita dal clarinetto di Theo Travis), che non da molte delle smisurate cavalcate che popolano gli ultimi due opus. Nell’esordio a suo nome, Wilson sembrava volersi aprire un ventaglio di possibilità stilistiche non tutte legate a doppio filo con il “prog classico”: per ora, tuttavia, ad essere percorse con maggiore convinzione sono state le antiche rotte carovaniere che hanno come punto di partenza l’Inghilterra degli Anni Settanta.

 “Drive Home” è disponibile nelle versioni CD+DVD e CD+Blu-Ray (gli audiofili gioiranno per i mix stereo 24bit/96khz e 5.1 ): la parte video include la performance di Francoforte (limitata ovviamente ai soli 4 brani della tracklist: The Holy Drinker, Insurgentes, The Watchmaker, The Raven That Refused To Sing) e i videoclip di Drive Home e di The Raven That Refused To Sing diretti da Jess Cope.

Il piatto è oggettivamente ghiotto, a patto che si abbiano appetiti adatti a gustare la ricetta e che si siano apprezzate le abbondanti pietanze che l’hanno preceduto.

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

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Cas alle 10:14 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

incuriosito dal fatto che Steven Wilson, a quanto pare, fa solo bei dischi (beato lui che ci riesce), mi sono ascoltato questo "breve" EP. non fa proprio per me, un manierismo esasperato, un accademismo spinto, la ricerca ostinata del virtuosismo fine a se stesso. cito la chiusura della recensione degli aristocats, che mi pare ottima per descrivere cosa penso di questo Drive Home: "se a livello strumentale il disco è da 9, sul piano squisitamente artistico non supera il 4".

Dr.Paul alle 14:44 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

no Cas, e adesso?

Cas alle 20:15 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

e adesso ho detto la mia e son più sereno.

zagor alle 16:45 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

"si congeda discograficamente dai suoi fan con questo abbondantissimo EP di cinquanta minuti."......mai dire mai, non mi stupirei di un regalo natalizio per i suoi fan lol

Lezabeth Scott alle 17:02 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

i suoi congedi solitamente non durano più di qualche di settimana...

swansong alle 17:05 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

Reduce dal concerto di Padova di un paio di settimane fa...mi devo ancora riprendere!

Esperienza a dir poco scioccante! Pur mancando Minnemann devo dire che sul palco sono un gruppo di musicisti assolutamente mostruosi e non parlo solo della perizia tecnica, comunque indiscutibile: coinvolgenti, appassionati e live set mirabile anche dal punto di vista scenografico...

Detto ciò e non avendo voglia di affrontare altre sterili polemiche sulla caratura artistica di Mr SW (oramai, su SdM, attaccare quest'ultimo pare essere il passatempo più interessante), mi limito solo ad invitare coloro che non lo apprezzano a, semplicemente, ignorarlo se il genere che propone - e che, imho, va a riempire, di fatto, un vuoto artistico-musicale che la storia del (prog)rock soffriva almeno dai tardi anni settanta - non li aggrada, astenendosi da commenti che paiono scritti apposta per gettare benzina sul fuoco...

Cas alle 20:18 del 2 dicembre 2013 ha scritto:

guarda, io ho voluto commentare (dopo aver ascoltato il disco, mi pare il minimo) per levarmi questa spinetta dal fianco e via. non voterò il disco, chiaramente. detto questo il prog non vive una crisi, anzi, c'è moltissimo prog nella musica che mi piace. solo che questo ha cambiato forma, ha saputo rinnovarsi. non c'è bisogno di riproporre la stessa solfa di 40 anni fa per fare prog, si può anche andare avanti, provare a sperimentare nuove grammatiche e nuovi linguaggi. a me tra l'altro il prog piace molto...

Giuseppe Ienopoli alle 12:53 del 3 dicembre 2013 ha scritto:

... certamente ... prog forever con f**a e senza!

Utente non più registrato alle 13:52 del 3 dicembre 2013 ha scritto:

Non dovrei aggiungere altro oltre ai miei trascorsi interventi sulla figura del grandissimo Steven Wilson e non ribatterò nè alla recensione nè ai commenti.

Voglio solo dire che in un anno e mezzo l'ho visto dal vivo 4 volte e sono state quattro esperienze diverse e meravigliose...

Mi sono voluto concedere anche l'ultimo concerto che ha tenuto a Padova perchè sapevo che ci sarebbero state delle novità: ed infatti ha eseguito due splendidi inediti che al primo impatto mi sono sembrati fantastici e molto "personali" (il primo dei due soprattutto). Concerto veramente splendido che ha riscosso un meritatissimo successo.

Meritatissimo successo che ha riscosso The raven e tutto il tour, inversamente proporzionale a quello che su questo sito si vuol far passare.

Dell'ep in questione l'unica cosa che francamente non ho molto gradito è la prima parte del brano the birthday party, il resto non toglie nulla ma semmai aggiunge qualcosa perchè le esecuzioni dal vivo dei brani sono ancor meglio che in studio.

Steven Wilson con questa band ci regalerà ancora molte gradite sorprese.