V Video

R Recensione

8/10

Porcupine Tree

Signify

Dei porcospini e più in particolare del recatore di aculei principale si è sempre parlato in misura considerevole: ai molti sostenitori han sempre fatto eco zelanti detrattori, pronti in ogni occasione a ricordare tributi passati e limiti compositivi presenti di tutta la produzione di Wilson e compagni.

Al cospetto di questo lavoro sarà bene glissare sui pareri più tiepidi e lasciarsi coinvolgere dalle aspettative più liete a riguardo: Signify è un'opera completa, matura e compiuta, che offre spunti interessante da molteplici punti di vista. E' il 1996, dopo l'ambiziosa e magniloquente prova di The Sky Moves Sideways, nella quale i Porcupine Tree fanno tesoro dell'insegnamento floydiano, e recano loro omaggio esplicito nel concepire un disco dalla struttura affine al celebrato Wish You Were Here, dove ai folli diamanti iniziali e finali si sostituiscono mobili cieli: il lavoro è assai valido, e spazia tra progressività solenne e psichedelia pura, sebbene si ecceda nel ricalcare durate estreme, per quanto mai prolisse.

In Signify si scorgono invece le prime evoluzioni concrete a riguardo: il viaggio annovera episodi brevi e autoconclusivi [la title track], spesso appartenenti alla forma canzone più tradizionale [Sleep of no Dreaming, Every Home Is Wired], talvolta più dilatati e sperimentali [Idiot Prayer, Intermediate Jesus], il tutto senza mai privarsi della cura certosina di Wilson per le timbriche e la produzione finale; del resto è lecito pretendere atmosfere profonde, presenti e mai banali quando nel novero dei propri collaboratori si può contare Richard Barbieri, e l'ex-Japan conferisce al disco una delle ambientazioni meglio riuscite in tutta la loro carriera, ponendolo in una dimensione immediata e mai oppressiva, a confronto di certo manierismo barocco e soffocante proprio del progressive, specie di quello più neo. A dispetto di quel che si possa pensare però, non è opera sua la spettrale progressione di masse sonore che è Light Mass Prayer: essa è invece frutto dell'anima ritmica, al secolo Chris Maitland [già No-Man ed I.E.M., poi Kino e Guilt Machine], che segna l'opus porcupiniano con un unicum sicuramente fonte di sana invidia per lo stesso Wilson.

L'occhialuto ex-programmatore, figura di spicco oggettivo all'interno del gruppo, indossa panni alienati ed ermetici in Waiting, uno dei manifesti del quartetto: in essa si fondono il gusto ricercato per la chitarra acustica, sostegno portante di gran parte della produzione successiva [Stupid Dream, Lightbulb Sun, In Absentia], assieme ad arrangiamenti psichedelici dalle abbondanti tinte elettroniche a partire da quella cassa in quattro quarti che già si era fatta apprezzare tempo addietro con Up the Downstairs, ed a seguire con l'oscura parte seconda del brano stesso, che dalla prima eredita solo lo scheletro percussivo per poi evolversi in maniera totalmente sinistra; del resto è il boom della rave-culture, momento in cui Underworld, Moby, Massive Attack e Chemical Brothers guadagnano ribalte importanti sia a livello musicale che cinematografico grazie al proprio supporto sonoro per il cinema di successo: Wilson impara la lezione ed impartisce una seria lezione di musica a tratti quasi industrial con Idiot Prayer, supportato dal buon Colin Edwin al basso nel mantenere vivo il groove.

Idillio inaspettato è invece Every Home Is Wired, con il cantante in veste di profeta visionario a mostrarci immagini di un futuro cablato e connesso, fin troppo verosimili a cospetto degli sviluppi effettivi: il brano è in chiaro debito con molti stilemi di Gilmour e Waters, a partire dalla cura per i cori fino alle armonie delicate e tenute vive da chitarra gentile e mai invasiva; prove di canzone propriamente detta erano già ben riuscite precedentemente nel disco con Sleep of No Dreaming, cupa e solenne, e con Sever, più aggressiva specie nella coda.

Se l'esperienza era iniziata in maniera quasi minimale con l'eponima cavalcata [nota alla platea peninsulare grazie ad un passaggio addirittura su rete nazionale poco dopo l'uscita del disco in occasione di una kermesse nostrana], essa trova un finale massimamente articolato in Dark Matter: i minuti iniziali sono ascesa lineare per l'esplosione centrale, affermazione di pura coscienza sia musicale che ideale per i porcospini; protagonista ora un inciso alla chitarra acustica, ora un movimentato tappeto d'organo, e per chiudere massima libertà alla pedaliera di Wilson, pilotata come consuetudine a piedi scalzi in modo da avere massima sensibilità nel plasmare il suono del proprio strumento.

L'esperienza di Signify non può dirsi completa senza l'ascolto della versione rimasterizzata ed estesa del 2004, con a corredo la collezione di b-side e demo Insignificance, ma soprattutto dell'imprescindibile live romano Coma Divine, espressione massima del periodo psichedelico della band che propone l'esecuzione di buona parte del disco in oggetto, reputato a buon diritto una pietra miliare della discografia dei Porcupine Tree nonché prodotto di assoluto valore nel decennio d'appartenenza.

V Voti

Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 12 voti.
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Teo 8/10
krikka 7/10
B-B-B 7,5/10
Lelling 7,5/10

C Commenti

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swansong (ha votato 9 questo disco) alle 10:50 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Splendido!

Ottima recensione, che rende il giusto tributo ad un disco che senz'altro è da annoverare fra i capolavori indiscussi dei PT. Spartiacque stilistico fra la prima e la seconda "era" wilsoniana e da molti considerato il loro indiscusso apice creativo. Io tendo a preferirgli, in studio, i precedenti Up the Downstairs e, soprattutto, il mastodontico The Sky moves Sideways, ma questo contiene la loro canzone più bella in assoluto ed una delle composizioni più coinvolgenti che abbia mai ascoltato: Dark Matter, che da sola varrebbe l'acquisto obbligato di questo gioiello!

moonwave99, autore, alle 14:12 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Ti ringrazio Anche io ho devozione assoluta per i dischi da te citati [SkyMovesSideways pt.2 è *il* brano di sempre], spesso un po' snobbati perché troppo psichedelici, troppo vincolati al singolo Wilson, o più semplicemente per mancanza di onestà intellettuale Mi pare che in questa sede non si sia ancora parlato di loro, penso mi rimboccherò le maniche

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 18:36 del 22 novembre 2010 ha scritto:

Oh Yes!

Ah beh guarda Moon con me sfondi una porta aperta!Non per girare il coltello nella piaga, ma qui nel sito (come altrove), effettivamente, i PT son guardati ed ascoltati con un certo distacco ed io sono anni che cerco invece di tributar loro il giusto merito artistico. Sinceramente non vedo in giro molti gruppi con tale cifra stilistica e con una personalità così ben delineata. Mi riferisco al fatto che, credo sia inconfutabile, i PT hanno negli anni raggiunto un livello tale per cui il loro sound è riconoscibile come unico (e non derivativo di questo o quell'altro gruppo di riferimento) nel panorama rock

moonwave99, autore, alle 19:24 del 22 novembre 2010 ha scritto:

i PT sono il mio gruppo preferito - in loro mi rifugio sempre, hanno sempre le parole giuste e con Wilson ho un'affinità totale che nel corso degli anni ha saputo saldarsi in misura sempre maggiore. Non pretendo di pontificare in loro favore [hanno soldini e LassieHole a sufficienza per farlo da sé ], mi spiace solo quando leggo cose scritte oggettivamente in malafede come la recensione di "In Absentia" presente su Ondarock, dove viene dato esplicitamente del coglione [sic.] a Wilson. Per il resto da Deadwing in poi hanno voluto fare un po' troppo i metalloni, e "The Incident" è abbastanza autoreferenziale come titolo. Ah, chi non vorrebbe un altro sole a lampadina..

skyreader (ha votato 8 questo disco) alle 11:33 del 24 novembre 2010 ha scritto:

I miei sentimenti su "Signify"

Quando uscì, non ne fui immediatamente convinto. Lo dico sinceramente, anche la mia recensione di allora non ha intravisto in "Signify" un capolavoro assoluto. Avevo scoperto i PT con "Up The Downstairs" che mi aveva dato grosse soddisfazioni... "The Sky Moves Sideways" li aveva resi siderali ed era proprio quello di cui avevo bisogno. Quando in radio sentii la ttle track "Signify" in anteprima mi era parso uno strumentale alla Dream Theater (vedi "Erotomania")... e la mia faccia si trasfigurò quando scoprii che si trattava proprio dei MIEI PT. Di certo "Signify" contiene il mio brano preferito dei PT, "Dark matter" e alcuni strumentali meravigliosi ("Waiting Phse II", "Idiot Prayer", "Intermediate Jesus"), ma da allora già speravo che Wilson & soci avessero ancora di meglio da proporre, da inventare. Invece prima la svolta pop-prog "Stupid Dream"/"Lighbulb Sun" (che pure contengono individuali splendidi brani) e poi quella "meta-metal" (da "In Absentia" in poi), mi hanno indotto a credere che il meglio era stato già detto. Ma non per un fatto di nostalgia verso l'era di ispirazione floydiana (nei primi due album in studio molto emerge della vena kraut-rock), piuttosto per una incapacità di scrivere qualcosa di realmente "scardinante" e nuovo. Tuttavia ho imparato ad amarli per quello che hanno dato e per le perle sparse un po' ovunque (oltre a "Dark Matter", "Buying New Soul", Stars Die", "The Sky Moves Sideways", "Fadeaway", "Burning Sky", "Don't Hate Me", "Stop Swimming", "My Ashes", "The Start Of Something Beautiful"...) e col tempo a votare "Signify" come l'album migliore dei PT attorniato da "The Sky Moves Sideways" e "Up The Downstairs". Però, però va detto che il primo dei due CD di "The Incident" sa eccellentemente fotografare l'attuale stato di grazia della band e porsi come sintesi fra passato, presente e futuro. Cazz, mi ritrovo sempre ad elogiare quello spocchioso di Wilson ;o) ...CORREGGETE LA TRACKLIST DEL DISCO!

Utente non più registrato alle 13:45 del 27 marzo 2013 ha scritto:

Grandi, grandissimi...