Porcupine Tree
Recordings (Reissue 2010)
Il 2001 ha rappresentato nella vicenda artistica dei Porcupine Tree un anno di stasi, scandito dall’uscita di due antologie. Una di queste compilation (quella fortemente voluta da Wilson, l’altra era una summa del periodo Delerium) è questa “Recordings”, di cui oggi godiamo della ristampa (l’originale in edizione limitata & numerata sparì presto dai negozi), racchiude le tracce tratte dai vari Cd singoli di “Stupid Dream” (1999) e di “Lightbulb Sun” (2000), con alcune interessanti outtakes. Tutto il materiale è stato organizzato da Wilson in modo tale da rendere questo un lavoro omogeneo e tale da non solo da non sfigurare con i due precedenti opus in studio, che in modo drastico avevano cambiato le coordinate sonore della band, ma anzi in modo da conferire ad esso quella impronta sperimentale che proprio “Stupid Dream” e “Lightbulb Sun” avevano lasciato nel cassetto.
Il Cd si apre con la sulfurea bellezza di “Buying New Soul”, lontanissima dai territori “prog-pop-rock” battuti in quegli anni (e forse più vicina all’esperienza dei no-man): una canzone evanescente, da fine Estate, con una impostazione acustica molto profonda e dai toni sognanti, elaboratissima, toccante fino al midollo e con una chitarra dai suoni acidi a risolvere il senso di sospensione senza mai contaminare la delicata malinconia. Intensissimo il lavoro di rifinitura del solito Barbieri. Ad oggi nella top5 di qualsiasi fan dei Porcupine Tree. All’epoca ci si illuse che il successivo album fosse stato vicino a queste traiettorie. La contaminazione del dark-metal e contemporaneamente del pop, con un Richard Barbieri relegato in secondo piano era solo questione di mesi.
Particolarmente interessante “Untitled” anche se più che un brano sembra una jam perfettamente organizzata e strutturata, con un Colin Edwin in stato di grazia e un Barbieri ispiratissimo. “Disappear”, “Access denied” (brano up-tempo di marcata ispirazione beatlesiana) e “In Formaldehyde” coinvolgono anche se non stupiscono. Un gradino più in alto sta “Cure for optimism”, una ballad dotata di un intro ambient e suggestivamente supportata dalle tastiere: davvero a questo brano è mancato solo un album per essere accolta come meritava. Lo strumentale “Ambulance chasing” è un altro pezzo cardine del Cd, incastonato in una serrata atmosfera claustrofobica e inquietante. Inoltre “Recordings” presenta la versione completa di “Even Less”, cosa che nel 2001 fece la gioia di molti fan: la versione originale era priva di quella circolarità e terminava in un modo che effettivamente restituiva una percezione di incompiutezza, anche se tutto sommato funzionava egregiamente anche così. E poi su “Stupid dream” un brano di quattordici minuti non poteva certo trovare posto... La chiusura è affidata ai mesmerici arpeggi di “Oceans Have No Memory”, distantissima da quanto realizzato dai Porcupine Tree, non solo fino allora, ma anche fino ai nostri giorni: ancora un’altra via possibile.
“Recordings” ha ancora oggi un valore che prescinde il mero collezionismo: si può sfogliare un album di ricordi un attimo prima di essere archiviati nell’oblio, un libro di ipotesi accantonate poco dopo la loro ideazione, una mappa stellare di cieli e di universi lasciati in eredità ad altri viaggiatori. I Porcupine Tree sono andati altrove, ma una “Buying New Soul” resterà per sempre.
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