Porcupine Tree
Lightbulb Sun
Premessa numero uno: Lightbulb Sun è l’album con il quale il sottoscritto ha conosciuto la band di Steven Wilson, percui puo’ essere che in qualche modo cio’ influisca sull’idea che mi sono fatto della band in questione.
Ciò detto, credo che i Porcupine Tree siano stati sino ad oggi una band ampiamente sottostimata e pressoché ignota (o quasi) al grosso pubblico (il che forse rimane un bene, per come la vedo io…)
Seconda e ultima premessa: i PT sono bravissimi, ma gli manca sempre il colpo del ko - se mi passate la metafora; quel ‘quid’ in piu’ che gli permetterebbe di fare la differenza, e di passare alla storia affiancando il proprio nome ai grandissimi del passato piu’ o meno recente. Ok, ma alla fin della fiera come ‘suonano’ i Porcupine Tree? Bene.. anzi, benissimo. Steve Wilson è un musicista coi fiocchi, ed un altrettanto abile songwriter nonchè produttore (chiedere agli Opeth per info). E tutta la band ne asseconda gli umori, mostrando una coesione frutto sicuramente del talento e dell’esperienza dei musicisti coinvolti. Il loro è un rock di stampo progressivo che partendo – immancabilmente – dai semi gettati dai primissimi Pink Floyd (ed in parte dai Genesis), non ha mancato di evolversi seguendo un percorso intimo e molto personale (ancorché piu’ immediato), a volte discostandosi in maniera abbastanza netta dai padri putativi della band, cosa che avviene piu’ palesemente sugli ultimi 2-3 albums del gruppo. Le songs di LS sono un po’ la summa dei pregi e difetti (più i primi dei secondi, imho) di Wilson & soci: la title track parte in sordina con un bell’arpeggio acustico, per poi sfociare in un brano abbastanza di maniera, che lascia tutto sommato freddini.
La prima chicca del disco salta fuori con la song successiva, l’acustica ‘How is your life today’, brano in forte odore di genesi(s), ma il cui intreccio vocale è davvero notevole, e rende ottimamente l’idea in puro 70’s style . Segue l’insulsa 4 Chords that made a Million che risulta abbastanza scontata, tanto nella metrica del pezzo, quanto nel suo incedere …A rafforzare l’impressione di essere di fronte ad un ottimo disco, ecco che arrivano in sequenza la riuscita Last Chance To Evacuate Earth Before It's Recycled (dove merita un plauso particolare il lavoro al basso di Colin Edwin che si carica sulle spalle tutta la seconda parte di song, in gran parte strumentale) e, soprattutto, la splendida Shesmovedon, vero spartiacque e apogeo dell’album. Il lungo solo finale di mr. Wilson è di quelli che ti s’infilano sottopelle, lo ascolti a occhi chiusi e voli, come un povero demente e vorresti solo che non finisse mai - si veda alla voce Comfortably Numb (che Wilson deve aver ascoltato sino alla nausea ed imparato a memoria, così ad occhio e croce..). Ma è tutto il brano a risultare coinvolgente e trascinante, con il suo azzeccatissimo chorus a due voci, e l’alternarsi continuo delle chitarre acustica ed elettrica, fino all’abrasivo solo finale.
Restano ancora da menzionare, accanto ad episodi piu’ ‘leggeri’ e, se vogliamo, trascurabili (The Rest Will Flow, Feel So Low..) altri due brani che non possono lasciare indifferenti, Hate Song e Russia on Ice. La prima marcatamente ‘heavy’ nel suo sound corposo, introdotta da intriganti linee di basso e la seconda in pura chiave progressive, pezzo lungo ed articolato fino allo stacco di chitarra elettrica che farebbe la felicità delle centinaia di inutili metal (piu’ o meno ‘gnu’) bands attuali, e al pirotecnico finale.
Insomma, magari sono solo 5-6 pezzi quelli veramente degni di nota, ma che pezzi ragazzi! Forse (probabilmente, ormai.. e chissà quanto c’entri la svolta marcatamente ‘rockettara’ imposta(?) dal leader al resto della combriccola) i porcospini non scolpiranno mai un capolavoro immortale, non daranno mai alle stampe un Mellon Collie, o un ‘Blood Sugar Sex Magik’ o un Lateralus… per intenderci. Ma forse sarebbe anche ingeneroso pretenderlo. E allora teniamoci questa bella sequela di ottimi album, e ringraziamo il fatto che ci sia ancora in giro un gruppo come questo, magari poco creativo in assoluto ma ancora in grado di dispensare emozioni a chiunque voglia raccoglierle.
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