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R Recensione

7/10

Massimo Zamboni & Angela Baraldi

Un'infinita Compressione precede lo Scoppio

Mentre Giovanni Lindo Ferretti continua a girare l’Italia riproponendo il vecchio materiale del repertorio CCCP e CSI, Massimo Zamboni cerca di smarcarsi da un passato ingombrante come una zavorra. E lo fa consolidando l’incontro fortuito avvenuto due anni fa con la brava Angela Baraldi, con la prima uscita di canzoni inedite del duo. Un duo che non è una band, ma, come dichiarato dallo stesso Zamboni, l’unione di due artisti, con nomi e cognomi e niente sigle. Il risultato di questa unione è un lavoro intenso, a tratti anche difficile per i temi trattati. Un disco che parla della situazione del nostro paese, con uno sguardo all’apparenza pessimista, e una musica che richiama spesso, volente o nolente, le radici di trent’anni di ortodossia del suo autore.  

Una visione decadente e disperata della nostra società. Ci salveremo mai? canta in Parlare non toccare, un lento d’atmosfera a due voci che si apre nel mezzo alla melodia ed alla splendida voce di Angela Baraldi. Un paese allo sbando raccontato in maniera esemplare con In rotta, uno dei momenti più alti del disco, che ricorda molto per la sua scrittura i migliori CCCP (rimbomba si incrina si strappa si squaglia, si smonta si inclina un gorgo e non c’è più, l’Italia); grande musica e splendida l’interpretazione della Baraldi. In Che farai, un lento dalle atmosfere vagamente CSI, si arriva a prefigurare un futuro di resa (scatti improbabili di offesa, frantumano in attesa che il probabile futuro sia di resa). Una visione lucida e realista, che non può non richiamare Pier Paolo Pasolini, i cui Scritti Corsari sono citati in Vorremmo esserci, un altro brano lento, cantato quasi sottovoce, che richiama i CSI. Nella emblematica Fine, in cui si alternano al canto le due voci su una musica ossessiva, ripetitiva, con reminiscenze post punk, bastano poche frasi per dipingere con grande precisione la fine di una società.

In Sbrai emerge l’anima più punk e non riconciliata né pacificata di Zamboni (anti americano, anti cattolico), che in Fallimentare, altro punk rock con ospite Giorgio Canali, se la prende con i luoghi comuni (saggezza senile, rabbia minorile) e anche con i suoi colleghi (ci son più casi umani che profeti tra i cantanti). C’è spazio però anche per una canzone d’amore, splendida. Protezione in negativo racconta tutto il bello ed il doloroso di un amore. Un canto d’amore affascinante, una melodia appena accennata, un ritmo ipnotico, due strofe, niente ritornello. Splendida, nella sua essenzialità.   

Ad ora incerta, il brano lento che chiude il disco, con la sua costruzione particolare basata prevalentemente su suoni elettronici, ci ricorda che alla compressione segue lo scoppio, in attesa di una nuova espansione ed un ordine diverso. Zamboni lascia intravvedere alla fine uno scampolo di ottimismo nel futuro. Il titolo di tutto il lavoro, estratto da questo brano, rappresenta come si vive oggi in questo paese, con l’impressione di essere sotto una calotta di acciaio. Ma alla resa dei conti, questo non è un disco pessimista né catastrofico, racconta la realtà di una fase che si deve percorrere. E giustamente l’artista racconta di ciò che gli sta intorno, con testi spesso costruiti con un susseguirsi di parole all’apparenza casuale, che nascondono però all’interno chiavi di lettura interessanti e pensieri profondi. E Angela Baraldi si conferma interprete versatile, capace di passare con estrema disinvoltura dal punk più sguaiato alla canzone d’autore più drammatica, dando il giusto risalto ai testi. Spesso sembrerà di sentire i CSI , a volta anche i CCCP. Non è così. Quello che si sente è Massimo Zamboni, che evidentemente era qualcosa di più del cinquanta per cento delle band suddette.

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