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R Recensione

7/10

Massimo Martellotta

Proiezione Privata

Proiezione Privata”, lo si capisce già dal titolo, non è un disco: è un progetto concettuale. È un modo nuovo di fare dischi, un video album on demand, uno spazio artistico e creativo personale che viene reso temporaneamente pubblico alle condizioni del suo unico abitante. Non vi si può accedere dovunque e comunque: bisogna cercarlo appositamente e, che lo si voglia o meno, bisogna entrare in contatto con il suo creatore, Massimo Martellotta. Non è gratuito: se lo si vuole ascoltare si deve pagare una certa cifra, se si vuole poi implementare l’esperienza dell’ascolto curiosando tra la strumentazione impiegata per crearlo se ne paga un’altra. Non è eterno: coerentemente con la logica di una quotidianità che distrattamente mastica e sputa fuori dischi a getto continuo senza nemmeno darsi il tempo di coglierne i tratti fondamentali, rimarrà a disposizione di chi vuole sino al prossimo 18 maggio, dopodiché si autodistruggerà e non verrà più reso disponibile né in streaming né, tantomeno, in formato fisico. Non è nemmeno del tutto ciò che sembra: dice di avere cinque pezzi, ma a comprarlo se ne aggiunge un sesto, “L’Ultimo”, che nel suo sovraincidere bagliori di bottleneck su sprazzi di library balearica è persino il migliore del lotto.

La realtà del discorso, a ben vedere, è una e una sola. Già una decina di anni fa, quando cominciavamo ad accorgerci che l’accesso potenzialmente illimitato e in tempo reale a tutta la produzione musicale su scala mondiale non era poi quel paradiso dei sensi che prometteva di essere e che, anzi, l’originaria ribellione libertaria dei primi p2p aveva generato mostri collaterali incontrollabili, Max Collini sosteneva che il banale acquisto di un disco era il nuovo, vero gesto politico. Dieci anni dopo, con meccanismi di produzione, fruizione e ricezione irrimediabilmente deteriorati, senza più alcun interesse su media e lunga distanza per ciò che non possa essere assimilato e riprocessato in segmenti sempre più piccoli e cognitivamente sostenibili, l’operazione di Massimo Martellotta arriva con perfetto timing semiotico a ricordarci che, in tempo di pandemia, di fronte a noi si aprono due strade: ripensare radicalmente la nostra vita così come ci siamo imposti di condurla sino ad oggi, oppure procedere inesorabilmente verso il dirupo di un’apocalisse accelerazionista che nulla, se non macerie, lascerà dietro di sé. “Proiezione Privata” suggerisce che vale la pena imboccare la prima ma, nella sua fugace ontologia, ammette la possibilità che a prevalere sia la seconda.

Investiteli, allora, se li avete, questi soldi. Danzate in sincrono sul groove sintetico e oleoso di “Fare Tardi”, meditate sul romantico post rock à la Spaccamonti in loop roteante di “Piove”, riemergete dalle crimsoniane profondità sinestetiche de “Il Mare”. Venti minuti della vostra giornata spesi bene: per una vita intera, per la dignità del lavoro, per riaffermare la centralità non sovrastrutturale dell’arte in tutte le sue forme.

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