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R Recensione

8/10

Motörhead

Bomber

I Motörhead sono una delle band più prolifiche mai esistite, con quasi trent’album sfornati in trent’anni di onorata carriera: di questa produzione sterminata una delle uscite chiave è indiscutibilmente “Bomber”, cd del 1979, pietra miliari dell’hard rock (e del rock) mondiale. Indubbiamente Ian “Lemmy” Kilmister (basso e voce), Phil Taylor (percussioni e batteria) ed Eddie Clark (chitarra) hanno contribuito, con il loro carisma e le loro inconfondibili doti, a rendere il suddetto lavoro uno dei migliori della trentennale carriera del gruppo inglese.

Nonostante i numerosi cambiamenti nell’organico del gruppo, le loro opere sono sempre rimaste fresche e vibranti di pura energia. Sin dal primo cd, si sono avvicendati molti cantanti al seguito di Lemmy, e lui, con la sua inconfondibile voce roca e pesante, ha reso dei Motörhead una vera leggenda del rock. Oltre a “Bomber”, nell’enorme discografia dei Motörhead (stimata attorno ai trenta album) si trovano grandi successi come “Ace Of Spades”, “We Are Motörhead”, “Bastards”, “March Or Die” (definito da Lemmy come “l’album più riuscito nella storia dei Motörhead”).

In questo lavoro è presente il nucleo originario della band, da molti ritenuto il migliore.

Dead Man Tell No Tales” è la prima canzone del disco, aperta subito da una chitarra solista, su cui poi si innestano, in successione, la batteria e il vocalism di Kilmister. Tra una strofa e l’altra Taylor e Clark rendono la canzone fluida melodicamente, grazie anche alla presenza di un bellissimo assolo realizzato dal secondo, puro e sanguigno.

La seconda traccia, “Lawman”, chiara contestazione alla legge dei primi anni Ottanta, (”I know you live by a book of rules / But anyone who needs a book is a fool / Lawman, I think you're a poor man”) è come al solito ben scandita, grazie all’apporto dato dalle chitarre, dalla batteria e dall’immancabile Lemmy. E, come nel pezzo precedente, fra la seconda e la terza strofa viene inserito un altro fantastico assolo, che rende la composizione di fatto memorabile.

La terza composizione dell’album, “Sweet Revenge” (aperta dall’esclamazione sardonica di LemmyHello victims”), ha un’andatura abbastanza lenta, causata forse dall’assenza del timbro dato dalla chitarra di Clark. Dall’altro lato, però, viene privilegiato il contenuto – dalle tinte fortemente ribelli – del testo (“Well here's your final shock surprise / How do you like it / My unfaithful friend / How do you like it / How do you like my Sweet Revenge?”)

Tocca a “Sharpshooter”, canzone non eccelsa tecnicamente, ma passabile, grazie al pizzico di mestiere in più dato dai componenti della band, che nel ritornello si uniscono a rafforzare la voce di Kilmister, formando un eccezionale coretto, in sintonia col più puro stile heavy metal.

Il capolavoro del disco, sia musicalmente che testualmente (pur presentando qualche analogia con “Dead Man Tell No Tales”) è “Poison”, il brano successivo. La lirica al vetriolo è contro i predicatori, che il vocalist chiama avvelenatori (“Poisoned”), in quanto accecano, ingannano e abbindolano le masse per costringerle a credere in qualcosa di falso. Esemplare è l’esempio dell’ultima strofa: “…My Father, he used to be a Preacher / Never taught me nothing but scorn / If I ever catch him on the street, yeah, I'll make him wish he'd never been born / He was Poison / Guess he poisoned my life / He was Poison / I wish my mother wasn't his wife, no!”.

Riguardo al livello melodico, lo schema ritmico della canzone segue alla perfezione lo screaming di Lemmy, esaltandolo con forza e convinzione. Il tipico stile dei Motörhead, veleggiante fra hard rock ed heavy metal, è poi ripreso anche nella successiva “Stone Dead Forever”, una gragnuola di riff sporchissimi, raschiamenti vocali, fantastici tempi creati dalla cassa di Taylor. “All The Aces” è una canzone con cui Lemmy crea un suo profilo, spiazzante e divertente, particolarmente chiaro nei primi due versi, dove esprime tutto il suo attaccamento al mondo della musica, rispondendo a chi credeva che avesse fatturati miliardari: “…The only thing I know / is playing rock 'n' roll / I'm not a business man / I'm just in a good time band...”. E’ un concetto particolarmente sottolineato dagli immancabili assoli, lunghi e variegati.

Il brano seguente, “Step Down”, si rileva per un’eccezionale alchimia fra basso e chitarra, fantastica nell’insieme, dove i Motörhead esprimono tutta la propria abilità, con sporadici acuti della chitarra, talmente belli da emozionare in modo permanente l’ascoltatore. In “Talking Head”, la melodia è molto diversa dalle altre: si tratta di un ritmo regolare, un po’ rigido ed ingabbiato, che riesce a spezzettarsi solo grazie alla collaborazione del binomio Kilmister-Clark, che sfodera assoli ruvidi e convincenti. In questa canzone si fa menzione della televisione (la “Talking Head” del titolo), che già a quei tempi monopolizzava l’ambiente casalingo. “Bomber”, traccia che dà il titolo all’album, è un più che degno epilogo, ennesimo esempio del grande rock dei Motörhead . Il testo è contestualizzato in modo più ancestrale, scandito da ritmi meno disordinati, ed il risultato finale è decisamente apprezzabile, degno della grande caratura tecnica del terzetto inglese.

Forse l’album migliore dei Motörhead, penalizzato soltanto, e in minima parte, dall’uniformità stilistica tra i pezzi: un difetto che, in ogni caso, non ne intacca il valore complessivo. Gran disco, grande formazione e soprattutto gran prezzo: da avere.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 10 voti.
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Mushu289 4,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 10:20 del 23 marzo 2007 ha scritto:

Allora

L'ho ascoltato: la potenza complessiva è estremamente buona, il gruppo riesce a non fare mai cadute di stile... l'unica pecca è, come hai sottolineato tu, qualche analogia stilistica fra le varie canzoni... ma, a parte questo, bel lavoro davvero. Buona rece.

sheller (ha votato 8 questo disco) alle 17:32 del 28 aprile 2008 ha scritto:

Da 7. ma non certo il migliore che arriverà l'anno dopo con "Overkill". Da notare il Producer, in entrambi i dischi, Mr Jimmy miller! E si sente!

CigarO alle 22:15 del primo ottobre 2008 ha scritto:

RE:

Per me il duo Overkill-Bomber uscito nel 1979 è il migliore, anche per le differenze tra i due CD a livello puramente testuale: Bomber, il più impegnato e scarica pura Overkill, che fa diventare mito i Motorhead

ProgHardHeavy (ha votato 8 questo disco) alle 1:10 del 8 settembre 2014 ha scritto:

Ottimo disco hard rock!

Mushu289 (ha votato 4,5 questo disco) alle 15:34 del 15 settembre 2015 ha scritto:

lo somiglianza dei brani è impressionante, la voce poi...