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R Recensione

9/10

Metallica

Ride The Lightning

Il secondo album dei Metallica viene pubblicato ad un solo anno di distanza dall’ esordio; nonostante ciò, si distacca non poco dal predecessore. Innanzitutto, la carica hardcore che pervadeva “Kill ‘Em All” assume una nuova forma; la velocità viene subordinata alla potenza dei suoni, in modo da forgiare un codice musicale più omogeneo e voluminoso. Questa fusione di speed e thrash sta alla base del metal moderno, di cui i Metallica si possono dire padri.

Ride The Lightning” è per ciò meno dinamico e tagliente del primo album, a vantaggio dell’imponenza e della mole dei brani, che diventano anche più articolati, complessi ed opprimenti. È questa il principale fattore dell’evoluzione dei Metallica; nasce qui il loro caratteristico tema musicale, che avrà ulteriori sviluppi dei successivi tre dischi. La poetica del gruppo, se così si può chiamare, è quella del martellare l’ascoltatore fino a sottometterlo, in modo da creare una sorta di piacere masochistico. Di qui in poi, sarà questo il credo della band, suonare pesanti ed opprimenti; il giro di chitarra di “Enter Sandman” sarà la parola definitiva a questa rincorsa verso l’oscuro, verso suoni sempre più granitici e lugubri.

In questo senso, “Fight Fire With Fire” è un caposaldo irrinunciabile; ritmica serrata e chitarre tumultuose che ergono imponenti muraglie di distorsioni, su cui si staglia il canto truculento e psicotico di Hetfield. Da evidenziare anche il cambiamento di timbro vocale del cantante, molto più metal di prima.

Si nota un buon miglioramento anche sotto il profilo più intellettuale e all’avanguardia; “Ride The Lightning”, la nuova epopea di 7 minuti del gruppo, è molto più rifinita e dosata di “Four Horsemen”, soprattutto nel tratteggiare sfumature di suono sottili, ma stremante efficaci; una nota variata, un lieve cambio di tempo, un assolo messo al momento giusto. Tutto ciò contribuisce ad elevare non di poco il livello qualitativo della band che ripaga la sua tecnica non eccezionale con una fertilità di songwriting e una brillantezza di temi melodici inarrivabili per la maggior parte delle metal band.

Non è sempre necessario che le canzoni siano complesse per essere grandiose; “For Whom the Bell Tolls” ne è la dimostrazione. Un brano semplice, lineare, ma incisivo e coinvolgente come pochi altri. Stesso discorso si può fare per “Trapped Under Ice”, il brano che più ricorda lo speed metal, molto meno articolato degli altri, ma perfettamente inserito nel contesto e ricco di pathos.

Creeping Death” è la classica calvacata a rotta di collo, una corsa senza soste e senza rimorsi. Puro distillato dell’essenza del gruppo.

I due brani manifesto del disco sono tuttavia “Fade To Black” e “The Call Of Ktulu”. La prima è la madre di tutte le ballate targate Metallica, ed anche la migliore.

Un delicato intro folk, intrecciato alla sublime chitarra di Hammett, ci porta in una dimensione parallela, piena di commozione e sentimento, sentimento puro e sincero. La melodia cantilenante esplode poi in un fragoroso finale catartico, ma ciò che veramente incanta di questo brano è il continuo incrociarsi di chitarre acustica ed elettrica, a cui corrispondono stati d’animo diversi, riflessivo e pensoso l’uno, sanguigno e commosso l’altro. Il finale è lasciato allo splendido assolo di chitarra, da consegnare direttamente alla storia.

Totalmente diversa è “The Call Of Ktulu”, un orrorifico strumentale che fluttua nell’aria, deflagrando nella psiche dell’ascoltatore. La perizia nel dosare le distorsioni e sfumare i suoni è qui a livelli eccelsi. Una serie di trovate geniali, come i due assoli che si susseguono, ma con un tempo diverso rispetto a quello di batteria, o la chitarra che lavora in antitesi a quest’ultima e poi si fonde, gonfiando a dismisura il volume di suono, che si fa sempre più monumentale. Ed ancora, gli stacchi ritmici che affossano questa enorme impalcatura e permettono al brano di ripartire ancora più sferragliante, per non parlare del riff di chitarra che incornicia il pezzo, assolutamente geniale.

Se vogliamo tentare un confronto ardito, i Metallica sono i Pink Floyd del metal, maestri nel dipingere i suoni, sfumando i ritmi in modo subliminale ed efficace: una capacità di forgiare compozioni sulfuree ed evocative che sarà approfondità nei lavori successivi, in particolare in pezzi come “Orion” e “To Live Is To Die”. Il gruppo di Waters sapeva sfumare le tonalità di suono in modo unico, così come i nostri sanno disegnare ritmi mutevoli e in continua evoluzione, fondamentali nelle strutture dei brani.

In conclusione, questo disco è uno dei capisaldi del metal, meno seminale ed istintivo di “Kill ‘Em All”, ma ricco ed innovativo come pochi altri dischi del genere. Segna un grande sviluppo nel suono dei Metallica che, dopo questo lavoro, non avrà più così grandi stravolgimenti, ma certosine rifiniture..

Ride The Lightning” è quindi uno snodo cruciale nella carriera della band e nel panorama del metal e del rock tutto.

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Voto degli utenti: 8,4/10 in media su 47 voti.

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 8:46 del 4 luglio 2007 ha scritto:

Yes!

Bellissimo, ma gli preferisco Master Of Puppets, che assieme a Reign In Blood è la vera colonna portante del thrash metal. Recensione più che buona.

ozzy(d) (ha votato 8 questo disco) alle 12:11 del 4 luglio 2007 ha scritto:

life it seems will fade away....

recensione ottima, anchese forse è un po' azzardato definire i metallica i pink floyd del metal.....questa definizione si addice piu' a gruppi come Queensryche o Tool a mio avviso. Certamente avevano una capacità di comporre sulfuree suite in grado di andare oltre qli stereotipi del genere. "For whom the bell tolls" la mia preferita.

Giuseppe Pontoriere (ha votato 9 questo disco) alle 14:31 del 29 luglio 2007 ha scritto:

(...)

Un grande album, sicuramente più dolce del suo terrificante(nella miglior accezione del termine) predecessore. Lo si vede chiaramente in una ballata come Fade To Black, un brano davvero commovente nella parte iniziale composta dall'arpeggio di chitarra di James. C'è naturalmente spazio per pezzi al fulmicotone come Fight Fire With Fire, di potenza inaudita.

Am I Evil (ha votato 10 questo disco) alle 9:39 del 15 settembre 2007 ha scritto:

....

ops nel commento prima ho schiacciato invio per sbaglio!!!

Volevo solo dire che la recensione é ottima...e questo é senza ombra di dubbio il mio disco preferito dei Metallica.

Lux (ha votato 8 questo disco) alle 19:39 del 10 aprile 2008 ha scritto:

Quando un pò di sano metal non gusta

Gran disco.

DizionarioRock (ha votato 7 questo disco) alle 1:24 del 2 gennaio 2010 ha scritto:

buono, molto buono. comunque lo considero il meno riuscito tra i primi tre dischi dei Metallica: non ha ne la potenza di Kill 'Em All, ne la maestria e la magistrale costuzione armonica di Master Of Puppets. comunque molto buono, Fade To Black stupenda.

bart (ha votato 10 questo disco) alle 1:22 del 20 marzo 2010 ha scritto:

Fondamentale

Forse l'album più riuscito dei Metallica. Meno devastante del primo, più maturo, più curato e più vario, con qualche squarcio di melodia come nella splendida Fade to black. Ma quasi tutti i brani sono spettacolari:solo Escape è leggermente sottotono. Il capolavoro è The Call Of Ktulu; superbo brano strumentale di 9 minuti che rappresenta uno dei vertici dell'heavy metal assieme a Fight Fire With Fire.

PandaCiccione (ha votato 9 questo disco) alle 22:08 del 19 settembre 2011 ha scritto:

Il migliore disco dei Metallica

L'hai detto benissimo: "Meno dinamico e tagliente del primo album, a vantaggio dell’imponenza e della mole dei brani, che diventano anche più articolati, complessi ed opprimenti." Disco più maturo di Kill 'Em All, lo preferisco a "Master Of Puppets" ed "...And Justice For All". Se non altro perchè regala Ride The Lightning, For Whom The Bell Tolls, Fade To Black, Creeping Death, The Call Of Ktulu... scusate se è poco!

Paul8921217 (ha votato 7 questo disco) alle 20:47 del 7 ottobre 2012 ha scritto:

Non mi ha colpito più di tanto, ma For Whome The Bell Tolls varrebbe la sufficenza a qualsiasi disco.Più le altre tracce carine, ma penso che questo disco non sia riuscitissimo...

avantasia (ha votato 9 questo disco) alle 1:05 del 21 agosto 2013 ha scritto:

I metallica hanno insegnato a picchiare duro a tutti.

Lezabeth Scott alle 12:26 del 21 agosto 2013 ha scritto:

Ma noi non ci piace picchiare, siamo per il dialogo e la non-violenza...

Utente non più registrato alle 14:06 del 21 agosto 2013 ha scritto:

Ben detto. Dentro e fuori dall'ambito musicale...

poser (ha votato 9,5 questo disco) alle 17:40 del 4 settembre 2013 ha scritto:

Capolavoro assoluto, non c'è cazzi.

fabfabfab alle 12:13 del 12 settembre 2015 ha scritto:

Riascoltato da poco per puro caso. Gran discone.

FrancescoB (ha votato 8 questo disco) alle 17:41 del 12 settembre 2015 ha scritto:

D'accordissimo Fab. "Fade To Black", per quanto inflazionata, rimane un pozzo nero senza fine.

zagor (ha votato 9,5 questo disco) alle 13:58 del 12 settembre 2015 ha scritto:

The Call of Ktulu è il loro miglior strumentale.

Utente non più registrat alle 23:09 del 21 dicembre 2018 ha scritto:

Personalmente ho sempre ritenuto l'assolo di Slash su Sweet Child O' Mine come uno dei più romantici dell'hard-heavy. Tuttavia l'assolo di Hammett su Fade to Black è un qualcosa di titanico, commosso, gigantesco che non è facile da descrivere in poche parole. Fade to Black è tra le più grandi meditazioni lirico-musicali sul suicidio mai fatte nella storia del Rock. Con questa canzone si sublimano dieci anni di tradizione di ballate hard-rock, da Aqualung, Stairway to Heaven, Astronomy (tutti brani d'eccezione s'intende), forse superando tutte questi illustri predecessori in maniera definitiva. Poi chiaramente, anche Call of Kthulu è un grande capolavoro, anch'esso titanico e maestoso al punto giusto. Sono due brani fra quelli che riescono a cuocermi a puntino quando li ascolto

zagor (ha votato 9,5 questo disco) alle 0:18 del 22 dicembre 2018 ha scritto:

anche creeping death ha un assolo da paura...comunque in generale disco inattaccabile, letteralmente consumato in gioventu'.