R Recensione

8/10

Pain Of Salvation

The Perfect Element I

Se è vero che la perfezione non è di questo mondo, a volte si ha la fortuna di imbattersi in qualcosa (un film, una bella gnocca, un angolo remoto del pianeta..) che a questo ideale di perfezione si avvicina pericolosamente. In questo caso, il miracolo e’ quasi del tutto riuscito con un disco.

Il titolo e’ buon viatico, ma da solo non basterebbe a giustificare questa introduzione. Ma basta concedersi all’ascolto di quest’album anche solo un paio di volte con la dovuta attenzione per accorgersi che siamo di fronte a qualcosa di veramente grande. Arte libera di spaziare, niente schemi precostituiti, tecnica strumentale sempre al servizio della musica e mai sopra le righe, ad accompagnarci lungo il tortuoso percorso progressive scandito nelle 12 tracce di The Perfect Element, 3° album degli svedesi Pain Of Salvation.

Cito il progressive perche’ credo che sia l’unico termine che ci puo’ permettere di inquadrare musicalmente questo disco. Forse.. perche’ in realtà le influenze sono molteplici e svariate; ma il ‘miracolo’ consiste proprio nel fatto che il tutto non suona alla stregua di una banale riproposta di cio’ che e’ venuto prima (Marillion, Dream Theater ed i Fates Warning di APSOG in primis). Al contrario – pur non inventando assolutamente nulla, ma chi al giorno d’oggi puo’ vantarsi ragionevolmente di farlo? - il disco trabocca di idee e personalità; i momenti di goduria musicale spuntano frequenti ed inaspettati lungo tutti i 70 e rotti minuti di musica. Onore al merito dunque al singer e compositore Daniel Gildenlow e ai suoi 4 compari, capaci di avvincere l’ascoltatore da subito nell’iniziale Used, forse il brano piu’ tirato ed uno dei piu’ diretti, tanto da indurre inzialmente in errore, e a pensare a TPE come ad un altro tipo di disco.

Ma subito la successiva In The Flesh arrivare a spiazzare, col suo incipit marcatamente prog, la melodia di chitarra su cui si intarsia il suono ammagliante del piano, il tutto a sfociare in uno dei punti di forza del disco. Se un difetto si puo’ trovare al brano in questione, è quello di una sin troppo marcata somiglianza a ‘Clutching at Straws’ dei Marillion – non dico che siamo a livelli di plagio, ma poco ci manca. – Cio’ detto, da qui in avanti non c’è un solo attimo di tregua, dalla nenia da carillon di Ashes, all’incidere tipicamente prog-metal del duo Idioglossia/Her Voices fino ad arrivare al progressive piu’ raffinato dell’incantevole Dedication. Il tutto che culmina nell’elusiva King Of Loss, 10 minuti che sono l’essenza stessa della musica. La sublimazione dell’arte musicale, un susseguirsi di trovate e di momenti ora delicati, ora squassanti con un cantante che – seppur un po’ troppo preoccupato di emulare qua e là il suo evidente idolo Fish - da sfogo a tutta la sua gamma di tonalita’ e che e’ il complemento ideale  per un tipo di musica ad alto potenziale emotivo, come questa.

Di più, credo che le parole non possano dire. Spiegare un disco come questo è esercizio arduo, e alla fine, sterile. Ascoltarlo con attenzione è un dovere – ed un piacere destinato a crescere  alla distanza – per chi ama certi territori musicali non convenzionali.

Per il sottoscritto, un disco tra i più riusciti dell'ultimo decennio. Astenersi chi detesta il prog-metal o il rock progressivo in senso ampio.

V Voti

Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 6 voti.
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swansong 10/10
gi4ndo 7/10
B-B-B 9,5/10
Lelling 9,5/10

C Commenti

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swansong (ha votato 10 questo disco) alle 15:14 del 21 settembre 2009 ha scritto:

Straordinario!

Semplicemente, uno dei dischi più affascinananti degli ultimi 10 anni..lo adoro!

E.M. alle 21:14 del 26 marzo 2014 ha scritto:

L'ho adorato, ascoltato e riascoltato. Ma, dopo questo, il nulla...

B-B-B (ha votato 9,5 questo disco) alle 16:34 del 20 gennaio 2016 ha scritto:

Mamma mia, questo disco è troppo immenso. tra i migliori degli anni 2000, per me.