R Recensione

8/10

Dream Theater

Metropolis pert. 2: Scenes From A Memory

In questo suo sesto lavoro in studio, uscito a dieci anni di distanza dall’esordio, le buone doti compositive e le straripanti qualità esecutive del Teatro Del Sogno trovano il loro zenith per via della solida concettualità alla base dell’opera, in grado di innalzare musiche e testi irrorandoli di significato, spessore e valore aggiunto.

Ma al tempo stesso le musiche qui comprese rappresentano anche un deciso passo, anche se ancora sfumato, verso una narcisistica riesumazione di ben precise pagine “classiche” del rock (Yes, Rush, Metallica, Pink Floyd, Led Zeppelin i primi che vengono in mente), effettuata a guisa di veri e propri passaggi e spunti musicali e non, come auspicabile, come generico calderone formativo e culturale da cui estrapolare il proprio suono, il proprio stile.

È questa nota parabola dei Dream Theater più o meno ormai condivisa da tutti: nati come entità di indubbia originalità, mirabilmente incrociante due generi musicali in passato quasi conflittuali come il progressive ed il metallo pesante, non sono riusciti nel proseguo di carriera a sottrarsi alla citazione efferata e inebriante dei propri miti, quasi come se la riproposta ad altissimo livello tecnico di intuizioni altrui vada a lenire una specie di complesso d’inferiorità, legato al fatto di non esserne gli effettivi creatori e quindi al rimpianto di volerlo tanto essere…il gruppo ha insomma gettato da tempo alle ortiche la sua specifica pagina nella storia del rock (che resterà certamente, ma sarebbe potuta essere più ricca e consistente!) per inseguire con enorme perizia ma minuscola libidine da coverizzatori una serie di grandi pagine rock, sacrosanto oggetto della loro ammirazione ma purtroppo non tenute a debita distanza al momento di comporre.

Di tutta questa storia, questo disco ne contiene i prodromi, per fortuna messi in secondo piano dalla consistenza musical/concettuale. “Metropolis…” è a tutti gli effetti un concept album fra i più riusciti e fascinosi e come tale va ascoltato rigorosamente per intero. Risulta riduttivo il tentativo di estrapolarne singole canzoni (le tracce al proposito non sono separate da silenzi, ma arrangiate in un unicum sonoro) e di andare in cerca del capolavoro o all’opposto del riempitivo. Conviene invece prendersi settanta minuti e ascoltarlo tutto d’un fiato, magari in cuffia, auguratamene con i testi alla mano e la necessaria conoscenza linguistica per capirli. La vicenda del tipo che, avendo precisi e ricorrenti incubi, si rivolge ad uno psicanalista il quale riesce a farlo recedere all’epoca dei fatti sognati (settanta anni prima) e a fargli rivivere compiutamente tutta la tragedia (un doppio omicidio) imprevisto epilogo compreso, riesce assolutamente nello scopo di dare profondità e fascino ai testi, forza e tensione alle musiche, emozione e soddisfazione a chi ascolta. Momenti lirici, parossistici, suggestivi, drammatici, gloriosi si alternano tutti con un loro specifico significato.

Tecnicamente il gruppo, che si auto produce impeccabilmente, è al massimo tiro avendo appena inserito l’ennesimo super virtuoso nella persona del tastierista Jordan Rudess, capace sì di inseguire ed armonizzare le fughe del prodigioso chitarrista Petrucci senza perdere un sessantaquattresimo ma soprattutto, con la sua preparazione pianistica a livello di concertista classico, di elevare il ruolo di questo bellissimo strumento nell’economia della formazione, con tocchi da maestro.

Personalmente lo giudico uno splendido disco, di gran lunga il mio preferito dei Dream Theater: la loro apoteosi con all’interno piantati i semi della decadenza.

V Voti

Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 21 voti.
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4AS 6/10
bart 7/10
gi4ndo 9/10
B-B-B 9/10
luca.r 7,5/10
Dengler 6,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio alle 20:19 del 15 gennaio 2008 ha scritto:

Spiace davvero, Pier Paolo, ma qui tocchi un punto vivo.

I Dream Theater sono la stilla complessiva della mediocrità più tersitiana: sguazzano nei plagi altrui, e lo fanno passare come genialata, nascondono la loro incapacità di costruire canzoni vincenti dietro una serie di tecnicismi e volèe strumentali oltremodo prolisse ed irritanti (che siano bravi a suonare nessuno lo nega, ma far musica è un'altra cosa). Sono stati a mio parere la rovina del prog metal, quelli che più di tutti gli altri hanno ridicolizzato l'intero genere (prog metal = John Petrucci nel 90% dei casi per gli estranei alla scena, se ci penso mi viene da MORIRE). Poveri concettualmente come altri, a mio avviso solo i primi lavori si possono ritenere sufficienti (e basta). "Systemathic Chaos", l'ultimo, si può tranquillamente candidare nella palma dei dieci album più brutti degli ultimi quarant'anni. Questo non ce l'ho tutto, ma ho sentito delle parti e, per evitare di incazzarmi ulteriormente, l'ho rimosso in fretta. Non lo ascolterò nuovamente.

dreamJoey (ha votato 9 questo disco) alle 21:19 del 16 gennaio 2008 ha scritto:

Posizione in classifica

Personalmente, colloco "Metropolis pert. 2: Scenes From A Memory" al 4° posto nella classifica dei Dream Theater.

1° images and words

2° awake

3° a change of seasons

4° metropolis pt.2

PierPaolo, autore, alle 14:26 del 17 gennaio 2008 ha scritto:

Posso capirti Marco...

...i miei punti vivi sono altri: U2, Vasco Rossi, Patty Smith, Madonna...in realtà la pensiamo in modo simile sui DT (perfettamente inutile l'ultimo "Systematic Chaos", certo, e chi dice di no?), ma tu hai bisogno di esagerare con loro, di sentirti morire addirittura. O li si ama o li si odia, a quanto pare, questi cinque qua. Io invece nè li amo nè li odio e prendo quel poco che hanno da dare, oggi, memore che una decina di grandi canzoni le hanno senz'altro fatte nella loro carriera. Anche se per te non è così.

Marco_Biasio alle 16:56 del 17 gennaio 2008 ha scritto:

RE: Posso capirti Marco...

Sì, Pier Paolo, in effetti io risento di un certo odio congenito verso il teatro dei sogni Ma che ci posso fare? Odio i clichè, in qualsiasi forma d'arte, e i DT mi pare li abbiano incarnati sempre tutti, anzi: il peggio di ognuno. Il mio morire era molto enfatico, quasi didonesco, era sottinteso "morire (di vergogna)", che non è proprio quello che provo, ma un certo qual imbarazzo sorge ogni qualvolta che qualcuno nomina o, addirittura, elogia questo gruppo. Sul fatto delle grandi canzoni, posso anche essere d'accordo: Images & Words non mi fa del tutto schifo, come qualcosa dei primi album, il resto lo cestinerei personalmente in toto. Grazie della replica, la mia non era tra l'altro una critica alla recensione, che trovo ben scritta e appassionata, col tuo consueto stile

4AS (ha votato 6 questo disco) alle 16:46 del 30 gennaio 2009 ha scritto:

Mi sembra un gruppo discreto (se non mediocre in alcuni casi): hanno fatto alcune cose buone ma di certo non sono quei mostri sacri come molti sostengono. E' un gruppo metal un pò più tecnico rispetto alla media ma di geniale ha veramente poco. Images & words era un buon disco, questo è inferiore al suddetto. Rimane il fatto che il prog da ascoltare è soprattutto quello anni 70 (yes, genesis, gentle giant, king crimson) di gran lunga più interessante di questo movimento prog-metal che non aggiunge nulla al genere anzi lo rende solo un po più pacchiano.

BigMike (ha votato 8 questo disco) alle 15:39 del 13 agosto 2009 ha scritto:

esagerate ragazzi

prima di tutto biasio tu dici che l hanno rovinato il prog, ma da che so io il progressive metal con image and words l hanno creato ....e nella scena metal odierna sono fra il meglio, cos' è non dirmi che consideri magnetic death un album!? è un accozzaglia ...e i virtuosismi dei dream sono bravura PUNTO! non venitemi a dire che a musica è un arte è ci deve essere qualcosa di piu rispetto al puro virtuosismo perchè i dream hanno questo e altro ....per la cronaca sono uno di quelli che ama i dream theater ......pero questo non è il loro miglior disco, e gli ultimi due, systematic chaos e Black Clouds & Silver Linings non mi sono piaciuti particolarmente

Lezabeth Scott (ha votato 4 questo disco) alle 18:36 del 13 agosto 2009 ha scritto:

sono uno che ama i dream theather...

Non s'era notato. Per me, d'accordo con Marco Biasio: zzzzzzzzzz...

amnesia99 (ha votato 9 questo disco) alle 14:19 del 7 gennaio 2010 ha scritto:

Condivido il considerarlo il loro disco preferito, il livello di composizione è altissimo e più che un concept album è come assistere ad un vero e proprio film noir sovrannaturale; non per niente la storia trae comunque spunto da un vecchio film (non ricordo il titolo!!!). Ogni volta che si arriva alla soluzione finale dell'intrigo, a casa dell'Ipnotista, mi sale un brivido sulla schiena... meglio la suggestione di 1000 immagini ridicole. Consigliata la visione del relativo DVD live per chiarirsi le idee su personaggi e situazioni...

Foxtrot alle 11:44 del 25 gennaio 2010 ha scritto:

Non so perchè, ma quando il metal e il prog mi vengono somministrati insieme, non riesco ad apprezzare nessuno dei due generi. Limite mio sicuramente. Dream bravissimi tecnicamente ma non mi emozionano neanche un po'.

bart (ha votato 7 questo disco) alle 10:40 del 12 aprile 2010 ha scritto:

I Dream Theater hanno composto pezzi memorabili come "a change of seasons" e album validi come "images and words" e "awake", ma sono spesso prolissi e affetti da manie di grandezza, e questo disco ne è la prova. Penso comunque che sia uno dei loro album migliori.

ozzy(d) (ha votato 3 questo disco) alle 20:33 del 12 aprile 2010 ha scritto:

solo i fan dei drim tiater possono apprezzare questa ciofeca, al cui confronto "images and words" fa la figura di un "Red", qui sembrano una cover band tamarra dei pink floyd periodo "shine on you crazy diamond" con una spruzzata di Queen e pacchianate varie, davvero imbarazzanti.

bart (ha votato 7 questo disco) alle 0:49 del 13 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Questo disco non è una ciofeca, è solo un pò pesante. La vera ciofeca dei Dream Theater è "Train of Thought".

Utente non più registrat alle 18:25 del 5 marzo 2018 ha scritto:

Stai parlando dei Simphony X vero? (loro sì spesso imbarazzanti) Tranquillo, anche se hai messo 3 al disco sbagliato ti perdoniamo (noi fan dei DT), d'altronde errare è umano

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 16:39 del 16 agosto 2013 ha scritto:

Contro ogni previsione (mia, prima di tutto), questo lavoro mi è sempre piaciuto. Forse perché mi ricorda un periodo particolare, in cui cercavo di temprarmi con Odino e soci, e mi sono imbattuto nel tamarrismo pirotecnico degli americani.

"Images & Words" è meglio, comunque, e i lavori restanti - per quanto di mia conoscenza - sono abbastanza pessimi, roba che non sarebbe uscita neanche ai peggiori ELP.

ProgHardHeavy (ha votato 9 questo disco) alle 20:27 del 9 settembre 2014 ha scritto:

Ma come mai tanti odiatori dei Dream? Insomma, se una band è poco tecnica, fa cagare, se una band è troppo tecnica, fa cagare, se una band è normale, fa cagare comunque. Decidetevi, Lol.

E comunque, capisco ritenere i loro album troppo prolissi e noiosi come "train of though" (che fa cagare anche a me) delle ciofeche, ma questo è un concept album bellissimo.

bart (ha votato 7 questo disco) alle 20:35 del 9 settembre 2014 ha scritto:

Il problema delle band troppo tecniche è che spesso si guardano allo specchio. Pensano a come stupire l'ascoltatore in tutti i modi, e tutto questo a discapito della comunicabilitá. A me non stupisce che nei confronti dei Dream Theater ci siano così tante divisioni m

ProgHardHeavy (ha votato 9 questo disco) alle 22:33 del 9 settembre 2014 ha scritto:

Sì sì, concordo sul fatto che ci siano delle band così. Ma i Dream Theater, eccetto qualche album come il gia citato "Train of thought", non sono assolutamente un gruppo del genere.

Mushu289 (ha votato 9 questo disco) alle 15:54 del 14 settembre 2015 ha scritto:

il loro unico vero capolavoro, una band che ha avuto delle potenzialità ma che spesso ha esagerato con la tecnica, comunque definirli tecnica e basta è un errore, almeno definirli tutti così lo è, roba tipo Systematic Chaos e A Dramatic turn Of Events sono pura masturbazione tecnica i loro album più brutti e patetici, ma ci sono altre buone prove come Octavarium che non reggono il confronto di questo però l'emozione c'è la voglia, niente virtuosismi troppo esagerati, purtroppo hanno il vizio di perdersi in suddetti avvolte ma album come questo sono la prova che il cuore ce l'hanno

Utente non più registrat alle 17:52 del 3 maggio 2018 ha scritto:

Secondo me il più grande difetto di questo ottimo album sono.. gli assoli elettrici di Rudess! Dannazione, sembra mettercela tutta per rovinare i pezzi, Sherinian e Moore avevano tutta un'altra sensibilità e creatività negli assoli, per Rudess invece questo è il suo terribile punto debole.

Utente non più registrat alle 14:13 del 8 novembre 2018 ha scritto:

Scusami, Pier Paolo, ma non pensi che sarebbe stato meglio spendere un po' di parole sulle.. canzoni? Scenes From A Memory non è un unicum sonororo, è un susseguirsi di "momenti" distinti, non si poteva per caso spenderci un po' più di tempo a descrivere che cosa si ascolta in quest'album? Stesso discorso si potrebbe fare con Operation Mindcrime, non è "un brano", è un concept formato da tante canzoni diverse, mica un unico flusso sonoro come potrebbe essere Dopesmoker degli Sleep.

Poi sinceramente non capisco come mai si debba sempre sottolineare il futuro declino dei Dream Theater quando si recensiscono i loro capolavori. Che senso ha (e parlo anche e soprattutto della recensione di I&W su questo sito)? Avrebbe senso nella recensione di Paranoid scrivere che dopo Master of Reality o giù di lì i Sabbath sarebbero diventati una band imbarazzante? O avrebbe senso nella recensione di Master of Puppets scrivere che dopo il black album i Metallica sarebbero diventati una band imbarazzante? E allora, perché con i DT è necessario rimarcarlo? È ben più opportuno scriverlo nelle recensioni dei loro album che brutti lo sono per davvero, come Train of Thought o Systematic Chaos (brrr), no?

PierPaolo, autore, alle 11:07 del 9 novembre 2018 ha scritto:

Rispondo volentieri ai tuoi due appunti:

1) Si, in questa recensione ho sorvolato sull'esame delle singole canzoni. E' un caso, l'istinto del momento. Immagino che se mi fossi messo a scrivere il giorno dopo la stessa rece sarebbe potuta venir fuori più analitica ed "episodica". E' la concettualità che lega il tutto a spingere i commenti verso elucubrazioni generali. Non sono tantissimi i concept album e una volta che se ne affronta uno viene umanamente la tendenza a trattarli in quanto tali, piuttosto che mettersi a fare il track by track (e beccarsi puntualmente il commento negativo di chi non gradisce gli stessi). Fra l'altro l'occuparmi estesamente di singole canzoni all'interno di un album è un mio pallino: essendo musicista (dilettante) e razionale di natura, sono molto più a mio agio a ragionare di sviluppi armonici, arrangiamenti, grandi prestazioni strumentali, riuscite melodie, fascinosi scenari sonori che di... fuffa generica. La musica è fatta di elaborazione di suoni, successioni di note, energia e sensibilità nel prenderle...

2) Già, irritante per chiunque sia stato profondamente toccato dai Dream Theater al loro apparire sulla scena, così accumulando eterna riconoscenza verso di loro, fare i conti col solito discorso del loro successivo ripiegarsi su se stessi. Ci sono cascato anch'io qui, ma tieni conto che questa fu la prima recensione a loro riguardo su questo sito (oltretutto mal disposto verso di loro a livello di utenti, "Images and Words" compreso). La necessità di inquadrare TUTTA la loro carriera in una rece che si riferiva sì ad un singolo disco, ma serviva anche ad introdurre questo gruppo in questa sede, mi sembra più che giustificata.

Un abbraccio.