R Recensione

9/10

Queensrÿche

Operation: Mindcrime

I remember now

I remember how it started

I can’t remember yesterday

I just remember doing what they told me

Ritrovarsi davanti a lavori come questi non è mai semplice. Non a caso dietro all’ombra di quest’opera marciano intere schiere di estimatori che gridano al capolavoro, contrastati da sprezzanti giudizi di mediocrità e da chi arriva a definirlo un disco melenso e gratuito.

Metterlo, come molto fanno, nel calderone del Prog Metal sarebbe corretto in chiave storica ma risulterebbe forzato in campo musicale. Avrà, è vero, un’importantissima influenza in tutti i gruppi che di questo genere saranno i principali esponenti, ma resta un concept legato a suoni più tradizionali, per quanto aperto e innovativo anche nella struttura.

Vederlo come tassello che sfonda le porte dell’hard rock e dell’heavy metal, lasciando ad altri il compito di varcare la soglia, è forse l’immagine meno sbagliata che se ne può dare.

È il disco che Bruce avrebbe voluto fare con gli Iron Maiden (letterali sue parole) ma, e non ne vogliano i fan di Eddie, non ci sarebbe stato verso, neanche se il periodo buono di Harris e soci non si fosse consumato nel giro di qualche disco.

Nel descrivere l’album ci sarebbe da perdersi in meandri infiniti e non resta che lasciare quasi tutto a chi si avvicina alla storia di Nick e alla sua caccia assassina. La Seattle degli anni ’80, ameno luogo di disagio sociale, viene riproposta in chiave fantascientifica con un intreccio narrativo che spazia dalla tossicodipendenza agli omicidi, dagli affabulatori politici alla sessualità, concedendo libertà di interpretazione e spunti di riflessione sociale quanto filosofica. Il tutto in modo affatto intellettuale ma decisamene semplice e aperto.

Comprendere la trama e i risvolti che si nascondono dietro alle canzoni diventa ancor più rilevante per la capacità con cui si cerca di rendere in suono le immagini di cui si canta.

Grande merito và a Geoff Tate (da alcuni considerato una delle migliori voci in assoluto) che si cimenta in un lavoro dove raggiungerà una prestazione tra le più alte che abbia mai proposto. Di pari c’è da rendere omaggio anche alle capacità musicali del resto del gruppo che riesce a rielaborare anche l’ispirazione tratta da The Wall dei Pink Floyd.

In primo piano, ecco forse il punto in comune con alcuni lavori degli Iron, il basso di Eddie Jackson, che resta sempre in mostra, a dettare le regole del gioco.

Così dopo una doppia introduzione il disco inizia su ritmi AOR e ritornelli epici scanditi dal succitato basso (Revolution Calling). Ritmo incalzante che aumenta di violenza nella title-track, impressionante per impatto e da atmosfere di soggiogamento.

La ferocia aumenta, toccando forse il suo apice, nella seguente Speak, tanto incalzante quanto capace di avvolgere l’ascoltatore e conquistarlo definitivamente dentro al mondo del Dottor X. La voce regala suggestioni rare, mostrandosi in tutto il suo splendore lungo Spreading The Disease e esaltando il lirismo di The Mission.

Duetto con Pamela Moore nella Suite Sister Mary, dove strutture gregoriane incorniciano la prostituta fattasi suora, che ricopre il ruolo più interessante, a livello psicologico, del concept.

Senza dare tregua (che arriverà con l’atmosfera angosciante della seguente Eletric Requiem) la Regina avanza con The Niddle Lies, il pezzo più veloce del disco che richiama (con un gioco di opposte suggestioni) la melanconia di Breaking The Silence.

Aggressività, epica e assoluta intensità di pathos sono l’essenza dei tre pezzi di chiusura che non c’è modo di descrivere efficacemente., delegando il compito all’ascolto.

Basso e voce spiccano su un comunque onesto lavoro di batteria e chitarre (quest’ultime efficaci nei loro assoli sempre  calati all’interno dell’atmosfera generale e mai a ricercare gratuito protagonismo).

Siamo davanti a un lavoro particolare e ben riuscito, che lascia perplessità perché da un lato non sempre semplice e diretto, dall’altro mai eccessivamente complesso e pesante. Così come la storia che propone, il disco si presenta troppo semplice per chi ama l’intellettualismo e troppo complesso per chi preferisce le vie dirette.

Ancora lontano dal successo commerciale che ebbe il successivo Empire (1990) e distante dai suoi due predecessori (soprattutto meno gelido di Rage Of Order – 1986) Operation: Mindcrime accompagna un fascino fatale a una ricerca musicale degna del più grande rispetto (anche per chi non ama il suono proposto).

Poche sperimentazioni elettroniche e ritmi orecchiabili (per quanto più duri della media che girava negli anni ’80) per qualcosa che è allo stesso tempo eclettico e classico.

Perhaps you need another shot

V Voti

Voto degli utenti: 9,1/10 in media su 10 voti.
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swansong 10/10
luca.r 10/10
B-B-B 9,5/10
Lelling 9,5/10

C Commenti

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PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 10:28 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

Opera degnissima

Abbastanza melodrammatica ed enfatica, piuttosto metallara insomma. Trovo Chris de Garmo un ottimo compositore, ha delle intuizioni chitarristiche fuori dal comune. Dal vivo a suo tempo mi sorpresero molto: sono una vera macchina da guerra sul palco, di una coesione e potenza rarespecie la sezione ritmica. Geoff è dotatissimo, anche se il suo stile molto drammatico e privo di ironia non è il mio preferito.

swansong (ha votato 10 questo disco) alle 12:39 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

Sono vorgognosamente imparziale

ma me ne frego, questa è un'opera che ho divorato. Mia colonna sonora costante per un lunghissimo periodo e gruppo che metto senza ombra di dubbio nel podio della scena "metal" degli anni 80 e 90. Insieme al successivo mastodontico Empire ed all'incantevole e ricercato Promised Land forma una triade da sogno. Imbarazzanti, se paragonati alle opere del passato, gli ultimi lavori ed è un peccato, ma hanno proprio perso lo smalto compositivo anche se non (e quoto PierPaolo) la verve live! Bravo DimitriJ!

SanteCaserio, autore, alle 12:47 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

@ Swan; capisco benissimo l'imparzialità. E' un lavoro, seppur "freddo" rispetto a molto metal, che si fa facilmente conquistare dalla fantasia e dall'emozione. Non concordo sul giudizio positivo di Empire. Lo trovo un brutto agglomerato di idee espresse in modo eccelso in questo e Promise Land.

Ripongo speranze nel nuovo lavoro, in via di uscita. Chissà. Sai che sono molto clemente verso i vecchietti nel nuovo millennio

@ Pier

Credo sia meno metallica di quanto dici. Anzi, diciamo che lo spirito è quello, come pure la ricerca tecnica, ma c'è una discreta voglia di uscire fuori dal seminato. Ho sempre visto il metal come qualcosa che assorbe le influenze, con passaggi dall'esterno all'interno. Qui invece vedo un processo inverso.

Sul resto completamente d'accordo con entrambi! Fa piacere che Mindcrime non sia ancora dimentica

(dispiaciuto di non aver parlato della storia, ma c'era veramente da non finire più)

PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 14:13 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

Ed eccoli qui i tre rocchettari del sito

A scambiarsi le sfumature di pensiero sulle rece pertinenti. Riguardo i Queensryche, voglio dire che letteralmente adoro "Hear In The Now Frontiers": ci sono due o tre pezzi che mi commuovono letteralmente, Tate urla un poco di meno e cura l'espressività, e deGarmo suona cose mitiche (con la slide, ad esempio). Concordo con Sante su Empire: un passo indietro, quasi AOR. Promised Land non lo conosco abbastanza. Ribadisco, i Queensryche dal vivo a Firenze fra i primi dieci concerti della mia vita. They blew me away!

SanteCaserio, autore, alle 14:21 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

Siamo una sorta

di riserva naturale?

Invidia... ormai a Firenze al massimo ti aspetti qualcosa alla Flog...

Promise ha avuto, dal mio punto di vista, solo meriti commerciali. Per quanto abbia venduto bene Mindcrime è grazie al successivo che raggiunsero la loro fama....

Un pò come Black Album... Anche se quello ha avuto tutt'altre conseguenze

SanteCaserio, autore, alle 14:22 del 11 febbraio 2009 ha scritto:

Ops

intedevo Empire quando parlavo di meriti meramente commerciali

luca.r (ha votato 10 questo disco) alle 15:40 del 24 settembre 2009 ha scritto:

il 'The Wall' dell'heavy metal - paragone solo apparentemente sacrilego, imho - (ma questo è un disco che trsacende le barriere del tipico 'metal sound' in quanto tale..). Il capolavoro assoluto del genere e tra i migliori album degli anni 80's

Mirko Diamanti (ha votato 8 questo disco) alle 18:43 del 3 gennaio 2012 ha scritto:

Ottimo e seminale.

Utente non più registrat (ha votato 8 questo disco) alle 16:55 del 12 novembre 2018 ha scritto:

Questo sì è un concept heavy/pop metal con le palle! Sequenze indimenticabili e melodie semplicemente da infarto, melodismi così titanici sono davvero rari nel panorama metal, un grandissimo "congratulazioni" ai Queensrïche!