R Recensione

7/10

The Loves

Technicolour

Quando stamattina ho trovato nella pila dei dischi quella copertina a strisce variopinte intitolata Technicolour, ho subito pensato che non si trattava di un caso.

Stiamo parlando dell'ultimo album dei gallesi The Loves, che incidono per la label inglese Fortuna Pop.

Dopo un ascolto obliquo che dura dai dieci ai dodici secondi capisci che i Loves sono una piccola perla di modernariato. Il suono e l'attitudine sono quelli oramai sommersi dai quintali di dischi indie-rock che da svariati anni a questa parte hanno soppiantato la maggior parte dei generi musicali classici [ampiamente] collaudati e amati. Fattostà che ho in casa un disco del genere ( incastonato fra l'ultimo cd degli  Architecture in Helsinki e il best Of di Edit Piaf). E perchè? C'entra ancora una volta il postmoderno( ancora? Baasta!). Una cosa è certa: siamo di fronte ad un esempio di gioco-finto retrò. Secondo gli utenti sono inconsapevoli. La categoria di verità è qui sostituita da quella di efficacia.

Il rimpasto vintage è l'unica scappatoia capace di rendere l'ascolto vagamente "vissuto", retrò, ingallito senza apparire superato. Quindi ai meno consapevoli, i Loves potrebbero sembrare solo un pò demodé. Ecco. Bravi. Siete caduti nella loro trappola.

I Loves sono tanto alla moda quanto inutili e derivativi, accostabili nelle pose, nelle scarpe, nei braccialetti nelle t-shirt agli anni sessanta, ma in realtà lontani anni luce dalla musica dei-telefoni-bianchi e del mangiadischi Penny. Anche qui però il mood mellifluo che tanto bene si sposa alla moda ye-ye degli edulcorati Sixties si lascia contaminare da revival garage, in voga negli anni '80.

Pezzi danzerecci come Summertime che si concentrano sulle tastiere fluo e si alternano a momenti più temperati e riflessivi come nella track Rainbow.

 Xs and Os è un piccolo gioiello garage pop, Honey restituisce il fruitore al mood-da-bigbubble. Ascoltare oggi Technicolour ha tanto senso quanto indossare pantaloni scampanati, fasce in testa e portare i capelli lunghi rischiando di sentirsi almeno per una volta idioti. Amen.

Ma vale la pena correre il rischio.

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