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R Recensione

6/10

The Pharmacy

Weekend

Sostanzialmente senza infamia e senza lode il terzo disco dei Pharmacy, band di Seattle che in realtà di americano ha ben poco, mostrando molta più comunanza con le atmosfere musicali britanniche. A parte qualcosina di riconducibile ai Beach Boys (vedi i coretti di apertura di Coldest morning light) infatti il trio composto da Scott Yoder (chitarra, voce), Brendhan Bowers (batteria) e Stefan Rubicz (tastiere) mostra molta più vicinanza al Mersey Beat e al meraviglioso mondo dei Nuggets, riprodotto in maniera indefessa con ben poche varianti originali. Casi estremi la beatlesiana Did you ever doubt yourself? (davvero ai limiti del plagio) e la kinksiana On with the show, praticamente riproduzioni artefatte di sonorità d’altri tempi.

Non mancano però elementi minimi di modernità, specie nelle prime tracce (Wait in vayne, Children on tv, Clockwork), in cui le ritmiche pop sbilenche sembrano risentire non solo dei suoni garage vintage ma anche di un’andatura biascicata figlia di un certo indie bastardo che prende il nome dei Libertines. Il che, bisogna ammetterlo, viene fatto in maniera neanche così pessima, ma anzi piuttosto gradevole (sarà l’estate…).

Nel complesso comunque non roba per cui strapparsi i capelli, anzi un disco che tra alti e bassi scorre via fin troppo velocemente e inutilmente, mostrando qualche spunto di genialità soltanto in Waydwyl, brano che spicca per spigliatezza, ritmo ed energia, grazie ad una bella successione di accordi e melodie e ad un mood abbastanza brioso da riuscire quasi a recuperare una scorza di antica psichedelia barrettiana.

Del resto francamente rimane ben poco: uno sprazzo di simpatia (My business), e un inaspettato scatto chitarristico (Strangers) si alternano ad episodi meno riusciti come la ballata delicata ma un po’ melensa di Stoner girl e al moscio finale di It's over. Lo ripetiamo: è estate e un disco del genere ci può stare da mettere in macchina mentre indossate il relativo sombrero dirigendovi verso la spiaggia. Però non è indispensabile, ecco. Fate vobis.  

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