R Recensione

7/10

Hot Hot Heat

Make Up the Breakdown

Tra la selva di rock band provenienti dal nord america (vedi Strokes, Interpol, Black Rebel Motorcycle Club ecc.) ecco spuntare anche i canadesi Hot Hot Heat con il loro primo lavoro "Make Up The Breakdown" uscito per la Sub Pop, storica etichetta che lanciò il grunge, e prodotto da quel Jack Endino che produsse anche il disco d'esordio "Bleach" dei Nirvana. Nulla a che vedere con questo.

Dieci di brani di semplice pop-rock molto garage, con vistosi richiami agli anni '60 (vedi "Bandages" con le tastiere iniziali e il ritornello un po' troppo orecchiabile) e qualche spruzzata di elettronica, come "No, Not Now" che ricorda i Blur di "Girl and Boys".

Ai 4 canadesi manca un po' di originalità. Volendo salvare qualcosa, potremmo ricordare "Bandages" e "Oh Goddamnit", che si alzano in piedi rispetto alle altre, ma rimangono comunque in punta di piedi, senza mai sovrastare le altre.

"Make Up the Breakdown" nasconde al suo interno una dimensione di ricerca e raffinatezza testimoniata dalla conclusiva "In Cairo" che lascia da parte quelle influenze garage che caratterizzano gli altri 9 brani del disco, sacrificando un po' di urla e velocità. "In Cairo" non è il brano migliore del disco, ma è l'unico diverso dagli altri...

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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giocasali (ha votato 8 questo disco) alle 18:40 del 2 luglio 2009 ha scritto:

gran bel disco

non va dimenticato che il disco è uscito nel 2003 quando non erano ancora in molti (o in troppi) a schitarrare: strokes, brmc...

nel 2003 avevo 17 anni, e in discoteca ricordo che Bandages (forse tra i pezzi meno belli dell'album) ci piaceva.

altra bella cosa dell'album sono gli intrecci sapientissimi di basso e chitarre, con giri duri alla Rolling Stones: This Town ad esempio, la più bella del disco. Voto: 8