Kaiser Chiefs
Yours Truly, Angry Mob
Non deve essere facile per un gruppo che ha avuto la fortuna e i meriti di esordire col botto, ritornare in studio e dare vita a una “creatura” migliore o comunque all’altezza delle aspettative che volenti o nolenti vengono a crearsi quando ci si trova di fronte a debutti di questo calibro.
Non deve essere facile per un gruppo di ragazzi con poca esperienza, riuscire a rimanere con i piedi per terra, né tanto meno riuscire a reggere la pressione anche se continui a vivere in una “cittadina” come Leeds, lontana dai riflettori indiscreti e oppressivi della capitale.
Non deve essere facile e comunque non accade spesso che una band riesca sapientemente a capitalizzare ciò che ha faticosamente ottenuto.
Di esempi da fare ce ne sarebbero molti, Franz Ferdinand, Thrills, Starsailor, Strokes….l’elenco potrebbe essere più lungo di quanto si possa pensare…
Tutti casi che non fanno altro che avvalorare la tesi del “difficile secondo disco”.
Il tanto temuto “difficile secondo disco”: quello della conferma o per i più fortunati della consacrazione e a volte ahimé, quello del calo creativo o nei casi più tragici quello della scoperta del grande bluff.
Questa volta è il turno dei Kaiser Chiefs e dell’attesissimo seguito di Employment, un disco che molti anglofili e non solo aspettavano con molta curiosità e speranza.
Prima di cominciare ad esaminare il disco, mi sembra opportuno fare alcune considerazioni iniziali:
Se il britpop non v’è mai piaciuto, se avete sempre accolto con una smorfia di disappunto le uscite discografiche targate Blur dal 1993 al 1995, se lo stesso “Employment” del 2005 che mescolava appunto i germi del brit che fu con una spruzzata del nuovo rock modaiolo alla Nme non vi entusiasmava, non perdete altro tempo e dirigetevi altrove perché qui la formula rimane sempre la stessa, solo decisamente meno ispirata e vincente
Per chi invece aveva saputo apprezzare e accogliere di buon grado quella freschezza melodica nonché compositiva e quei ritornelli maledettamente catchy che caratterizzavano l’esordio, il rischio di rimanere delusi è piuttosto elevato.
Ruby infatti, è una canzoncina divertente e nulla più. Un singolo che sicuramente non mancherà di presenziare come protagonista le classifiche in terra d’Albione ma che se paragonato ai pezzi da novanta di Employment (“Everyday I Love You Less And Less” e “I Predict A Riot” vi dicono qualcosa?) ne esce impietosamente sconfitto.
L’anima “giocherellona” e “festosa” del gruppo rimane decisamente la più credibile pur avendo subito inevitabilmente un calo d’ispirazione piuttosto evidente..
Le cartucce più preziose vengono “sparate” nel quartetto iniziale dove oltre alla già citata Ruby possiamo annoverare “The Angry Mob”, “Heat Dies Down” capace di strizzare l’occhio agli Ordinary boys di Brassbound (a dire il vero anche “Thank You Very Much” ricorda il gruppo di Preston) e “High Royds” che sembra sia stata recuperata direttamente dalle sessioni di “Modern Life Is Rubbish”.
La storia della musica pop i Kaiser non la cambieranno mai e lo sanno, ma la loro reputazione di gruppo “cazzerellone” e divertente poteva assumere una certa considerazione e importanza, se solo non avessero smarrito inspiegabilmente la ricetta per creare inni travolgenti e se solo(e qui salta fuori il secondo punto negativo del disco) non si fossero messi in testa di voler apparire a tutti i costi più “maturi”.
Il resto del disco infatti, denota un calo energetico e qualitativo che non lascia scampo.
Le tracce che avevano il compito di “alzare la posta in gioco” cercando di colpire l’ascoltatore con un diversivo più “impegnato” risultano invece quelle più soporifere a tratti persino irritanti.
“Love Is Not A Competition”, “I Can Do Without You”, “Boxing Champ” e “Try Your Best” fanno emergere in modo considerevole i limiti di un gruppo che avrebbe potuto, anzi, avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sulla scrittura.
Il disco di per se può essere considerato anche tutto sommato piacevole, ma se viene comparato con quello che questi cinque ragazzi avevano saputo tirar fuori due anni fa, allora non si può che provare dell’amarezza ascoltando questo Yours Truly, Angry Mob, non si può non rimanere delusi quando si scopre che nel disco non c’è un solo inno memorabile da ricordare.
Forse è ancora troppo presto per dirlo ma potremmo essere di fronte all’ennesima promessa mancata. Peccato.
Tweet