John Scofield
Uberjam Deux
Il buon John Scofield ha espresso lauspicio che questo album, in cui la sua Ibanez si misura , per la seconda volta , (dopo Uberjam del 2002) con ritmi moderni e tecnologici, lasciando da parte completamente lo swing , possa avvicinare al versante jazz del suo universo musicale nuovi e giovani ascoltatori. Elecito nutrire qualche dubbio su questi esiti delloperazione, perché lannunciato tragitto fra i ritmi in levare, le strettoie del dub, il vorticare funky e qualche accenno techno, intrapreso da Scofield con il progetto Uberjam, se pur condotto con guida sicura e piglio modernista, alla fine risulta un piccolo, piacevole viaggio fuori porta, con il paesaggio urbano e techno osservato dal finestrino. Troppo pulito il tocco chitarristico e bluesy del maestro, che troneggia, mirabilmente accompagnato dallaltra sei corde ritmica di Avi Bortnik, poco coraggiosi e un pò troppo di contorno gli sfondi elettronici del progetto, che alla fine risulta meno rivoluzionario del previsto.
Se non ci si aspetta una conversione di Scofield alla dance, Uberjam deux può, però, riservare qualche bella sorpresa, lasciandosi apprezzare, oltrechè per la voglia di sperimentare ed esplorare del chitarrista statunitense (parliamo pur sempre di uno dei componenti della trimurti della chitarra jazz), anche per lamalgama e lequilibrio dellomonima formazione, in pista da alcuni anni, (con i due chitarristi, Andy Hess al basso, Adam Deith e Louis Cato alla batteria e lospite John Medesky alle tastiere) e per la mirabile architettura di alcuni episodi .
Linizio è in chiave funky blues con gli incastri chitarristici di Camelus , che introduce ed avvicina al clima complessivo del lavoro, e la rotolante Boogie stupid, con bella cornice di hammond. Quindi si scende in pista con la cadenzata Endless Summer, arricchita da una coda elettronica , per virare verso il pigro levare di Dub dub, uno degli episodi più inoffensivi del lavoro.
Fra il meglio, va segnalato il triplice omaggio al soul : prima con la autoesplicativa e seducente Al Green song , quindi con Scotown, in onore alla vecchia passione del chitarrista per la Motown, ed infine "Curtis Knew dedicata a Curtis Mayfield, un pezzo con un feeling alal Move on up - sono parole dellautore.
Su territori più consueti per Scofield si collocano invece gli episodi in chiave funky e fusion : Snake dance, con Bortnik autore di un incalzante cesello ritmico, e Torero, costruita su un incalzante crescendo ritmico e speziata di elettronica .
Sul finale John si lascia persino prendere da una tentazione pop con la facile ed accattivante melodia di Just dont want to be lonely, già nel repertorio di Boz Scaggs e Marcia Griffiths, in precario equilibrio fra eleganza e kitsch, prima di congedarsi da questa elettro vacanza e tornare al jazz.
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