Elephant9
Psychedelic Backfire I / Psychedelic Backfire II
A differenza di molti altri non ho mai subito il fascino degli Elephant9, accolita di iperattivi e straordinari musicisti che, tuttavia, della multiforme e variegata scena prog scandinava rappresenta lala più virtuosistica ed appariscente (gli ELP della loro generazione? Sicuramente eccessivo, ma un fondo di verità cè). In altri e più concisi termini: tutto ciò che del prog, specie di quello che vuole dirsi e farsi contemporaneo, non amo. È proprio in virtù di questo che, per supergruppi del genere, la prova del live è unarma a doppio taglio: se, da un lato, tutto ciò che di accademico e preimpostato nelle registrazioni in studio può rivelarsi nella pienezza della propria esplosività, dallaltro ladattare il palco a vetrina solipsistica autocelebrativa rischia di essere ben più di una tentazione. Rischio calcolato e brillantemente superato: i due volumi di Psychedelic Backfire (entrambi registrati durante una residency di quattro giorni in un ristorante di Oslo, il Kampen Bistro) sono, con ogni probabilità, i capitoli più interessanti della discografia degli Elephant9.
Prima ancora che la brillantezza dellesecuzione (che a tratti raggiunge picchi di maniacale tecnicismo, come nellincontenibile e tentacolare solo jazz-funk di Ståle Storløkken nel mezzo di Habanera Rocket, originariamente contenuta in Walk The Nile del 2010: una maratona di diciotto minuti a tratti genuinamente estenuante), di Psychedelic Backfire I si apprezzano una scaletta tutto sommato equilibrata e uninedita ponderatezza nella distribuzione degli elementi. Certo, gli Elephant9 non sono i Supersilent, ma il delicato crescendo di I Cover The Mountain Top (da Dodovoodoo, 2008), unottima jam psichedelica frizionata dal groove all over the place del solito Torstein Lofthus, apre le danze prendendo le giuste misure. Dopo tre quarti dora abbondanti di affondi e svisate, tocca alla title track del citato Dodovoodoo far calare il sipario: un minimale tema tastieristico dalla dissonante allure crimsoniana viene stirato, amplificato in frastornanti fughe sacrali riprodotte a volumi sempre maggiori (qui Lofthus studia larte del caos organizzato di Balázs Pándi), rovesciato in micidiali break ritmici scofieldiani. In mezzo almeno un altro paio di riproduzioni gustose, entrambe estratte dal recentissimo Greatest Show On Earth (Rune Grammofon, 2018): Farmers Secret è lomaggio settantiano più gustoso e plateale, quasi un hard rock tritonico senza chitarre, mentre Actionpack1 dopo un contratto avvio heavy-prog deraglia in un dissonante galoppo fusion che del rialzo al massacro fa il proprio credo. Lascolto è a tratti impegnativo, ma sicuramente divertente. [7/10]
Da Psychedelic Backfire I a Psychedelic Backfire II: il rosso cede il passo al blu e la formazione si allarga al tuttofare Reine Fiske, già aggiunto abituale del trio. Solo quattro pezzi, un quarto dora luno di media, e una sorpresa iniziale: la riproposizione della cover wonderiana di You Are The Sunshine Of My Life, inserita per la prima volta nel disco in tandem Silver Mountain (Rune Grammofon, 2015). Cover si fa per dire, naturalmente: lumbratile melodia delloriginale, che viene fuori solo alla distanza (più nitida nella coda), si frammenta, riflessa da mille filtri strumentali, in un originale affresco astratto. Inclusa anche in questa tracklist, Habanera Rocket si depura da qualche arabesco di troppo per puntare su un cesellato sviluppo armonico minimal-prog tutto da seguire: il finale sfodera nuovamente i fuochi dartificio, con linterplay fra Lofthus e il bassista Nikolai Hængsle tramutato in un sanguinoso testa a testa. Il piatto forte arriva però con il medley tra Freedoms Children (dal lavoro a quattro mani Atlantis del 2012) e John Tinnick (da Walk The Nile): inizialmente impostato su volumetriche coordinate hard-jazz, il brano scivola sinuoso fra rientranze acideliche suonate in punta di fioretto, prima di sacrificarsi in uno showoff muscolare che evidenzia tutta la versatile potenza dellapproccio di Lofthus, impressionante per fluidità e resistenza [7.5/10].
Doppio ascolto consigliato, specialmente per i più scettici.
Tweet