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R Recensione

7,5/10

Ameen Saleem

The groove lab

Ricetta per il miglior disco jazz soul dell’estate. Scegliere un sassofono sornione ed affidargli temi e melodie avvolgenti, selezionare una sezione ritmica in grado di veleggiare a qualsiasi latitudine, dai ritmi urbani e concitati, alle coloriture delle ballads, fino alle increspature in levare dagli aromi reggae. Unire al tutto il contributo raffinato ed essenziale di alcuni maestri della scena jazz statunitense come il pianista Cyrus Chesnutt ed il trombettista Roy Hargrove,  ed infine speziare con  l’integrazione di due voci soulful eloquenti e sensuali come quelle di Ramona Dunlop e Mavis Poole.

Ecco servito “Groove lab” primo album per il bassista di Washington Ameen Saleem, pubblicato per l’etichetta italiana Via Veneto jazz. Il titolare, giovane musicista dalle ampie vedute, con un passato nella classica ed un occhio attento al jazz ed a tutte le arti connesse, dichiara totale adesione agli schemi della go-go music di Washington, una particolare forma di jazz  ibridato con il funk e popolato da ritmi latini, ed il suo primo album ne costituisce vetrina più che eloquente. Lungo i tredici brani del lavoro non si trova un solo momento di cedimento, condizione assai originale in un lavoro di questa durata e con una connotazione di genere così puntuale; anzi sono numerosi i momenti nei quali l’equilibrio fra jazz, soul e funk si eleva ad esemplare prodotto di quel “laboratorio del groove” del titolo, una sintesi delle tante musiche afroamericane che hanno caratterizzato l’esperienza del titolare. Convincono da subito le prime note di “Korinthos” sviluppata su un bel tema “blue note” che mette in evidenza molte delle caratteristiche che seguiranno: scintillante lavoro del pianoforte , essenziale spina dorsale ritmica con il basso di Saleem in evidenza, e qui autore di un lungo e profondo soliloquio, fughe soliste affidate al sax di Jeremy Benson, un tipo che non sembra mai particolarmente di fretta, o alla tromba  di Hargrove.

Lungo queste coordinate sono costruite  le composizioni più marcate ritmicamente , come la seguente”A theme”, condotta da un possente drive funky , mentre quando i ritmi rallentano, subentra una atmosfera insinuante che avvolge sensualmente : il rilassato scorrere del ritmo di “Epiphany”, con l’alternanza di soli del sax e del fender rhodes, l’echo del wha wha che punteggia il tema di “I.L.Y.T” o le dolci sincopi ritmiche di “Love don’t” in cui emerge più che in altri pezzi l’influenza su Saleem  degli Earth wind and fire. Menzione a parte per i tre pezzi che si avvalgono di voci femminili, la fiera rivendicazione sentimentale di “Dont walk away” scritto dalla cantante Ramona Dunlop, la grintosa soul ballad “For my baby” e “Best keep secret” affidate alla voce  ricca di sfumature di Mavis Poole, nonché per le due ballad “Neo “ e “For Tamisha” che chiude il lavoro in chiave intimista,  dopo avere un leggero sconfinamento verso  il reggae con “ So glad”.  Evidente la difficoltà di descrivere adeguatamente tutto l’universo black di “Groove lab” in poche righe, il consiglio è di immergersi nei cunicoli del laboratorio con fiducia. Sarà facile ritrovarsi a cercare la via per questi sotterranei.

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