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A Bob Dylan

Bob Dylan

Impresa ardua cercare di raccontare ancora una volta Bob Dylan, cercare di analizzare, sviscerare e scovare qualcosa di inedito del cantautore americano che non sia ancora stato raccontato. Spiegare quale è stato il suo ruolo nel mondo della musica rock e della cultura americana del ‘900. Ci prova Salvatore Esposito (giornalista pubblicista e critico musicale per storiche riviste musicali italiane come "Jam" e "FolkBulletin", co-autore dei volumi su Bob Dylan e CSN della collana "Legends" di Editori Riuniti, fondatore nel 2009 della testata online www.blogfoolk.com di cui è direttore editoriale) con questa raccolta di saggi che vede riuniti testi di alcuni dei più profondi conoscitori della materia dylaniana, oltre che dello stesso curatore (ed un apparato fotografico notevole, con bellissime foto che accompagnano ogni pagina).

Salvatore Esposito prova a mettere a fuoco i momenti centrali della carriera del premio Nobel per la letteratura, con l’aiuto di pregevoli saggi ad opera di musicisti (Michele Gazich, Alberto Fortis), musicologi, etnomusicologi, esperti, a partire dall’arrivo a New York nel 1961, l’incontro con la musica folk. Da qui si dipana una storia che è fatta cambiamenti profondi, che ad un occhio esterno o poco attento possono sembrare giravolte scollegate una dall’altra, ma che lette nella loro completezza identificano un percorso, dove il passaggio dal folk alla poesia, da Woody Guthrie a Verlaine, o la svolta elettrica, non sono altro che tante tappe della sua visione. Come sostiene Daniele Cestellini nel suo saggio sulla svolta elettrica, il cambiamento era insito fin dall’inizio nella narrazione di Dylan, e altrettanto certo è che a Newport, con quei venticinque minuti di set elettrico, cambia il corso della storia della musica del ‘900.

Il libro analizza tutti gli episodi centrali di questa carriera ultra cinquantennale, fino ad arrivare all’ennesima svolta del Never Ending Tour, dove Dylan diventa performer, reinventando e riscrivendo ogni sera la propria musica, a cui seguiranno, forse non a caso, i tre dischi di cover dedicati al cosiddetto “grande canzoniere americano”. E se proviamo a cercare un filo rosso che lega tutti i cambiamenti a cui ci ha abituato Dylan, questo è forse proprio la musica popolare, da cui ha iniziato e a cui è tornato più volte negli anni. Come dice Marina Petrillo in un bel libro sull’anima folk di Springsteen (Marina Petrillo, Nativo Americano – Feltrinelli 2010) “la vitalità della musica popolare sta nella sua riscrittura, nel rimettere periodicamente in circolo gli argomenti, i testi e perfino le melodie”; ciò che Dylan ha fatto e continua a fare tuttora.

Ma l’unica certezza che abbiamo davvero alla fine della lettura di questo libro, è la conferma che Bob Dylan è un mondo; impossibile etichettarlo, ingabbiarlo in qualche definizione, cercare di incasellarlo nelle nostre categorie culturali, sociali, politiche o anche solo di genere musicale. Da sempre sfuggente, sempre un passo avanti, o meglio, di lato, da dove lo penseresti, Dylan resta il cantautore più contemporaneo e fuori dal tempo di tutti.

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Giuseppe Ienopoli alle 11:58 del 28 ottobre 2019 ha scritto:

Quando esce un libro su Bob Dylan viene da pensare che niente di nuovo può essere detto su Robert Allen Zimmerman ... in questo caso il luogo comune è messo in crisi dall'ottica a grandangolo che presenta questo libro (Hoepli 2017), una serie di considerazioni e di elementi contemporanei su di un personaggio che non è mai simile a se stesso e poi un libro in più "arreda" e conviene rispetto a tutte le altre cose di prezzo equivalente.