A Io canto come mi pare - Intervista immaginaria a Bob Dylan

Io canto come mi pare - Intervista immaginaria a Bob Dylan

Venerdì esce il nuovo disco di Bob Dylan. Si chiama Together through life, è il numero 33 della sua carriera. L’abbiamo intervistato (per finta. Ma le cose che dice sono tutte vere. A parte quella delle lasagne). Buona lettura, buon ascolto, buona settimana.

Salve, sono Bob Dylan: scrivere mi viene abbastanza bene. C’è chi mi darebbe il Nobel e chi mi chiama poeta: ho scritto Visions of Johanna e Desolation Row e Ballad of a thin man, e quarant’anni dopo c’è ancora gente che ci fa le tesi di laurea sopra. Però per scrivere i testi di questo disco mi sono fatto dare una mano da Robert Hunter. Su dieci canzoni, nove le ho scritte con lui. I testi. Perché la musica è tutta mia. Anzi, sul retro del disco ho scritto “musiche di Bob Dylan e Willie Dixon”, così, per fare una battuta. Anche il produttore dell’album, Jack Frost, sono sempre io: è uno pseudonimo, bambola.

Sulla presenza di Robert Hunter si è sollevato un discreto polverone, della serie: dove andremo a finire se persino Bob Dylan si fa aiutare a scrivere i testi? Tutta gente con poca memoria e molto tempo da perdere: con Robert abbiamo lavorato insieme vent’anni fa per Down in the groove, lo conosco da quarant’anni e sua moglie fa delle lasagne strepitose. In generale, la scrittura a quattro mani mi viene piuttosto bene: Desire, il mio disco del ’76, quello con dentro Hurricane e Sarah, gode di un sostanziale contributo ai testi da parte di Jacques Levy (lo psicologo). Scrivere canzoni è come guidare una macchina: ogni tanto mi sposto dal volante e lascio che qualcun altro spinga il pedale del gas.

Potrei scrivere una canzone su chiunque. Stevie Wonder? “Quando Stevie ha cantato Blowin’ in the wind / io stavo giocando a carte / e bevendo gin”. Bush? Ci sono un sacco di parole in inglese che fanno rima con George: sarebbe facilissimo. Ma scrivere canzoni su personaggi reali è difficile: non sono un drammaturgo, non ho quel distacco. Prendete nota, dylanologi della domenica: tutti i personaggi delle mie canzoni – tutti – sono io. Non sono le cose che dici a fare di te quello che sei: è il modo in cui lo dici. Per quel che mi riguarda, il mio obiettivo è lo stesso da mezzo secolo: scrivere canzoni eterne, come Woody Guthrie o Robert Johnson. Scrivere canzoni eterne, poi andare in concerto e stravolgerle.

Sono stato in Italia la settimana scorsa: a Milano il palazzetto era mezzo vuoto, a Roma e Firenze è andata meglio. Sai che mi frega. Tutti si aspettavano dei gran pezzi nuovi. Tutti si aspettavano che nel gruppo ci fosse un fisarmonicista: nel disco nuovo campeggia la gigantesca scritta Viva La Fisa, ho ospitato David Hidalgo dei Los Lobos e pare che il suo tocco dia un che di vintage e mariachi alla faccenda. E invece dal vivo ho tirato fuori la solita infilata di classiconi irriconoscibili, con il solito cappellaccio da cowboy e la solita tastierina e la solita voce incomprensibile: ultimamente va di moda paragonarla a quella di Howlin’ Wolf, quello di I put a spell on you. Bah, cerebralismi da critici rock. Io canto come mi pare, tanto quando parte Like a Rolling Stone la mia voce non si sente perché viene giù lo stadio. Paul McCartney ha fatto dei dischi perfetti con i Beatles: quando suona quelle canzoni dal vivo è costretto a rifarle uguali. I miei dischi non sono mai stati perfetti, ecco perché non c’è bisogno di replicarli.

I miei cantautori preferiti di tutti i tempi? Prendete nota, perché non ne conoscete nemmeno uno. Jimmy Buffett vi dice niente? E Gordon Lightfoot? Gordo è un grande, è in giro da una vita: ascoltate Shadows, Sundown e If You Could Read My Mind. Anche se in realtà sono belle tutte. Poi c’è Warren Zevon, forse ne avete sentito parlare: è un po’ un musicista-per-musicisti, se capite cosa voglio dire. Però ci sono più idee in una sua canzone che in tutto un disco di… No, vabbeh, non facciamo nomi. Mi piace parecchio Randy Newman, ha quel che di fuori-dal-tempo in cui mi riconosco parecchio. Il meglio di tutti però è John Prine: puro esistenzialismo proustiano, viaggi mentali del Midwest all’ennesima potenza. E scrive canzoni meravigliose. Intanto che aspettate che arrivi venerdì, cercatevi qualcosa di John Prine, e fatemi sapere.

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fabfabfab alle 21:59 del 21 aprile 2009 ha scritto:

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Te l'ho già detto che sei bravissimo? Ciao Simone.

TheManMachine alle 15:36 del 22 aprile 2009 ha scritto:

Sì, Simone, leggerti è una goduria! Sei fantastico!... Warren Zevon musicista per musicisti? Be io ho presente il W.Z. della fine degli anni Settanta, di lui avrei detto artista tra Elton John e Joe Jackson, solo per palati un po' più esigenti. Suggerisco nel suo catalogo: "Excitable Boy", 1978.

zagor alle 13:30 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

povero Roth, una vita ad aspettare il Nobel e adesso viene fregato pure da Dylan lol

Paolo Nuzzi alle 14:24 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

Roth lo stimo, ma non lo reggo, ha una scrittura farraginosa, mi fa due palle enormi. Bobby è Bobby, su.

zagor alle 15:32 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

di Roth ho letto solo "pastorale americana" che e' molto bello; il resto non lo conosco...immagino pero' che lui e suoi fan si sentiranno beffati, visto che ogni anno rosicano lol...

zagor alle 15:52 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

beffati perche' l'appartenza di dylan alla categoria letteratura e' ovviamente molto controversa

Paolo Nuzzi alle 16:40 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

Le arti creative ormai non hanno barriere. Per me anche Cohen e Van Morrison sono molto letterari. Se avessero conferito il Nobel a Kubrick non mi sarei scandalizzato. Ormai non ci sono più barriere o settori. L'arte è trasversale, quindi il Nobel ha colto il segno dei tempi, a mio avviso.

zagor alle 21:50 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

vabbe' ma il premio e' "letteratura"; non "arti", quindi e' inevitabile che i puristi ti diranno che roth, murakami o vattelapesca sarebbero stati piu' consoni e che per i kubrick o i dylan esistono altri award (oscar, grammy etc) .. il senso della polemica e' quello, non e' certo in discussione la grandezza di dylan, e poi dai il riconoscimento e' piu' per l'icona di bob ( un po' come i nobel dati a churchill o obama lol)

FrancescoB alle 23:04 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

Se parliamo di letteratura concordo, Kubrick sarebbe fuori luogo, ma Dylan no, perché ha lavorato su entrambi i fronti. Detto che per Lina Wertmuller il cinema è la letteratura del '900: Fellini, De Sica, Visconti, Rossellini e tanti altri sono fra i grandi letterati del '900 italiano, e io sono d'accordo. A maggior ragione il discorso vale per De André, Lolli o Gaber.

FrancescoB alle 23:05 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

Preciso: "letterati" in senso ampio, come ruolo nella cultura, e non certo dal punto di vista tecnico

FrancescoB alle 20:30 del 13 ottobre 2016 ha scritto:

Un Nobel meritatissimo che - nel giorno della scomparsa di Dario Fo - mi ha quasi emozionato, perché io sono un po' cresciuto con i testi di Zimmermann, e nel mio piccolo (e con le millanta categorie di differenza) riconosco la sua impronta nel mio libro e nel mio stile. Quoto Paolo sulle categorizzazioni: Dylan è tanto musicista (che cambia il corso della storia) quanto letterato.

zagor alle 12:56 del 2 aprile 2017 ha scritto:

Alla fine l'ha ritirato il Nobel: much ad about nothing, come avrebbe detto un suo celebre collega letterato. Non è che ha aspettato fine marzo per far coincidere il tutto con la pubblicazione del suo nuovo disco ( un triplo album di cover che altrimenti verrebbe ascoltato solo dai dylanofili più incalliti)?

zagor alle 13:00 del 2 aprile 2017 ha scritto:

much ado, ovviamente