A Canzoni e pensieri di Billy Bragg : Mojotic Festival Sestri Levante 7.8.2017

Canzoni e pensieri di Billy Bragg : Mojotic Festival Sestri Levante 7.8.2017

Billy Bragg compie sessanta anni fra qualche mese, da oltre trenta canta e suona per un mondo più giusto e, trovato un ideale padre spirituale in Woody Guthrie, la sua voce, le sue corde e le sue idee sono più forti e necessarie che mai. Lo ha potuto constatare la folta platea accorsa a Sestri Levante lunedì 7 agosto per l’ultimo concerto di un mini tour italiano organizzato nell’ambito del festival Mojotic, che ha in serbo molti altri assi per le prossime settimane, da Car Seat Hedrest (15.8) a Beach House (16.9) per concludere con i Daughter (6.9).

Accompagnato sul palco dalle sue chitarre e dalla slide ed elettrica del chitarrista C J Hillman, Billy ha dedicato lo show ad un esaustivo riepilogo della sua storia e dei temi che da sempre lo appassionano, alternando canzoni acustiche ed elettriche ad estesi monologhi nel suo ostico accento cockney, partendo con  “Sexuality “ e concludendo con l’encore di “New England” cantata dal pubblico radunato in piedi a fronte palco, oltre due ore più tardi. In scaletta c’è  il tema del riscaldamento globale e degli  improvvisi innalzamenti delle maree che si registrando in Florida, nel country della nuovissima  ‘King Tide And The Sunny Day Flood’, ci sono le riflessioni  sulla svolta populista che ha portato a Trump ed alla Brexit come reazione nichilista di chi preferisce il caos ad un mondo in cui sta male, in “The Sleep Of Reason”. C’è un duplice omaggio a Guthrie con “ I Ain't Got No Home In This World Anymore”e “California stars” dedicata alla figlia Nora. Il tema dei muri fisici e metaforici e delle responsabilità delle nazioni verso i migranti è evocato daWhy we build the wall” uno degli inni di Occupy London scritta dalla folk singer Anais Mitchell.

E con l’immancabile chitarra elettrica Billy affronta anche “after all that political hysteria”, le storie al crocevia fra la sfera personale e quella sociale, come quella di “Handyman blues” sui cliches sul genere maschile, e poi “Greetings to the new brunette”, “Must i paint you a picture” , “Between the wars”, Levi Stubb’s tears” , l’arcaica “The milkman of human kindness”,  che scorrono come testimoni di una storia che il pubblico dimostra di conoscere molto bene.  There’s a power in the union” immancabile inno delle lotte sindacali degli anni ottanta inglesi, suona oggi quasi un santino obbligato di un’epoca passata, mentre la sentita incitazione a partire con la propria personale quotidiana rivoluzione, che precede “I keep faith”, ha la forza di un messaggio universale e più che mai attuale contro il  cinismo e la rassegnazione.  “Io faccio il mio dovere cantando canzoni che scrivo quando c’è qualcosa che mi inquieta: domani tocca a voi che condividete questo momento ascoltandomi, trovare la forza ed il coraggio di contribuire a cambiare tutto ciò che non ritenete giusto.” Prossima tappa in Croazia, dove non ha mai suonato e dove è in vacanza un certo Mr. Jeremy Corbin.....

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