A Live - Blood Brothers (Bologna, 16 febbraio 2007)

Live - Blood Brothers (Bologna, 16 febbraio 2007)

Dopo l’ascolto di un qualsiasi capitolo della discografia dei Blood Brothers viene naturale porsi degli interrogativi su come un gruppo del genere possa reggere nella dimensione “live”; nella testa frullano pensieri del tipo: “Ok, il disco spacca, ma dal vivo? Saranno all’altezza?”. Questo è il motivo che mi ha spinto a muovermi fino al Covo per questo concerto, e, a giudicare dal folto gruppo dei presenti, non sono stato certo l’unico a pormi questa domanda.

Verso le 23 iniziano i concerti, aprono i belgi White Circe Crime Club: sono in quattro, oltre a chitarre, basso e batteria, usano tastiere e sintetizzatori per servire al pubblico una miscela niente male di indie rock energico contaminato a tratti dall’elettronica, che risulta piuttosto originale e crea una atmosfera di irrequietezza che sfocia in una rabbia contenuta.

Anche se dopo i primi due pezzi mi ero già fissato sull’idea che i quattro tentassero di emulare i “Fratelli di sangue” senza riuscirci, dal terzo brano comincio a ricredermi e mi godo fino in fondo la mezz’oretta di concerto. Da tenere d’occhio.

Un quarto d’ora per il cambio di palco e la sala è già stipata di gente in attesa dell’attrazione principale della serata, i Blood Brothers preparano gli strumenti e quando Johnny Whitney urla: “Fire! Fire! Fire!” il concerto inizia e la gente delle prime file comincia a muovere il proprio corpo fino a creare una danza forsennata che segue i ritmi schizoidi del gruppo di Seattle.

I primi quindici minuti sono energia allo stato puro, sul palco, e sotto si muove un groviglio di corpi in delirio, anche se da metà sala fino in fondo i ragazzini frangettati e le tipelle in crisi ormonali provocate dalle movenze di Johnny rimarranno più o meno immobili ostentando un certo distacco per tutta la durata dello show. La scaletta propone principalmente brani tratti delle ultime due uscite discografiche, il pubblico mostra di aver apprezzato “Young Machetes” e “Crimes” è ormai nel cuore di molti. Dalle casse esplodono sferzate hardcore che si incontrano con melodie irregolari quanto imprevedibili, lo scheletro delle canzoni si muove grazie alle grida lamentose e sofferenti dei due cantanti che reggono egregiamente l’intero concerto, l’esecuzione dei musicisti è davvero buona. La rabbia urlata della prima parte del concerto, scompare momentaneamente per lasciare spazio a un intermezzo nel quale si alternano pezzi un po’ meno veloci e più articolati, le voci sono ancora una volta protagoniste a scena aperta. I brani finali tornano a possedere la violenza e la forza dell’apertura delle danze che c’era stata circa 50 minuti prima, i Blood Brothers tirano gli ultimi calci in bocca, il pubblico è steso sul ring. In un bagno di sangue, ma col sorriso sulle labbra…

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

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