R Recensione

7/10

NoMeansNo

All Roads Lead to Ausfahrt

A sei anni da No One (2000), i “nonni punkrock” tornano a confermarci che non hanno nessuna intenzione di smettere di prendere a calci la morale dei benpensanti attraverso la loro personale forma di ironia –come fanno dagli esordi, che risalgono al lontano 1979 (!)- e la loro particolare visione della musica.

Per chi ama il punk/hc e i Primus nella stessa maniera ossessiva, e non li conoscesse o non avesse mai sentito parlare di loro (anche se il consiglio è di andarsi a recuperare i migliori capitoli della loro lunga carriera discografica tipo: Sex mad-You kill me, Wrong, 0+2=1…) All Roads Lead to Ausfahrt è una tappa obbligata, soprattutto perché si tratta del loro dodicesimo lavoro in studio e sicuramente, dopo esservi ascoltati questa ora scarsa di punk schizofrenico che va a braccetto con il jazz core e distilla parsimoniosamente scampoli melodici, andrete ad accaparrarvi anche i capitoli precedenti e non potrete più farne a meno.

Per i fan di vecchia data, che avranno già l’album tra le mani, non ci sarà nessuna grande sorpresa ma nemmeno delusioni, i NoMeansNo si riconfermano per quello che sono sempre stati, non è evidente nessuna caduta di stile, il loro sound è sempre quello, anche se non sarà mai facile dare una definizione precisa di quello che i NMN suonano, perché il loro marchio di fabbrica è comunque una musica altamente destabilizzante che sbatte di continuo contro i muri ormai abbattuti del punk per creare sempre qualcosa di nuovo; anche se dopo più di vent’anni di carriera quello che suonano, per quanto sfuggente, può essere ricondotto a qualcosa di “finito” che rimane pur sempre una cosa che è iniziata con loro e che sarà sempre ricondotta ai NoMeansNo.

L’album è abbastanza discontinuo: si apre con un pezzo piuttosto tirato, “Wake Up”, duro sia a livello musicale sia nei confronti del capitalismo, che a tratti sfiora il metal e si chiude con una traccia nascosta che potrebbe ricordare una canzone tradizionale tirolese…in mezzo troviamo il resto del piacevole delirio a cui i canadesi ci hanno abituato da anni, il tutto registrato ottimamente.

Faith” forse non è il pezzo migliore, ma sicuramente il più originale: non che gli altri brani spicchino per linearità o possano facilmente essere ricondotti ad una canonica forma-canzone, ma qui le ritmiche si fanno più lente e Wright azzarda percorsi nuovi ed inaspettati nel cantato.

Il titolo è un gioco di parole: Ausfahrt in tedesco sta per “uscita”.

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