Dead Elephant
Lowest Shared Descent
Ascoltando Lowest Shared Descent la domanda nasce spontanea: ma gli italiani lo fanno meglio? Un sound che non sembra nemmeno made in Italy. E tutto ciò mi sorprende e mi ammalia. Ascolto dopo ascolto questalbum è destinato a rimanerti in testa per lungo tempo.
Album desordio per la band cuneese Dead Elephant. Cruento noise pesante (Unsane, Colossamite), claustrofobici e viscerali, dannatamente esplosivi e violenti, un urto sonoro allucinante, introspettive di Jesus Lizard e sonorità psichedeliche tipo Neurosis. Oltre ogni immaginazione di ciò che la musica noise-core ci aveva presentato fino ad oggi. Esecuzioni perfette, un grande lavoro di sintesi fra le tante varietà di influenze che si possono riscontrare in questo gran pezzo di album.
Dietro a questo power trio di Cuneo, ci sono sorprendenti collaborazioni che lasciano scorgere elementi compositivi contraddistinti da sonorità molto più free, come lapporto dato dal sax di Luca Mai degli Zu in Post Crucifixion (una scheggia di due minuti appena immersa in mondi zorniani), e linsostituibile timbro vocale del maestro Eugene Robinson (Oxbow) nel blues-core di The Same Breath. Si parte con Introducing My Eye, In Flames che apre in pieno stile Unsane questalbum poderoso e si continua con Another Fuckin Way To Say We Miss You che ci trafigge per intensità esplosiva. Ma subito dietro langolo cè laffondo decisamente più psichedelico dei Dead Elephant con Black Coffee Breakfast, dieci minuti di puro, imprevedibile e sanguigno hardcore che ci trascina in un intermezzo di psichedelici e claustrofobici suoni impastati con atmosfere rarefatte. Manipolazioni industrial ambient si scorgono con Abyss Heart e diluvianti cadenze post-core si respirano attraverso l'ascolto di The Worst & The Best.
Un linguaggio musicale articolato e maledetto cosparso di originali segnali di un noise made in Italy che ci inorgoglisce come italiani nel paragone con tante altre formazioni sparse per il mondo (sopratutto americane) che detengono il primato di questo genere. Un disco che non può passare inosservato in questo 2008 ricco di uscite.
È già tra i dieci dischi dellanno.
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