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R Recensione

7/10

Weezer

The Green Album

E’ con questo album che gli Weezer di Rivers Cuomo definiscono una volta per tutte i confini del proprio “suono”.

La mezz'ora di musica che è contenuta in questo dischetto verde rappresenta quello che gli Weezer sono: melodie pop che vengono – a volte – rese un po’ ruvide dalle distorsioni degli strumenti e che fanno da sfondo a testi semplici – sempre ben scritti – che parlano di sentimenti personali ma che in realtà sono storie di ogni giorno in cui possiamo riconoscerci tutti, a tratti.

Il “Green Album” esce nella primavera del 2001, sono passati sette anni dall’ottimo debutto (quella volta il colore scelto per la copertina era il “Blue”) e il precedente lavoro “Pinkerton” – il capitolo più anomalo, anche se da molti considerato il migliore, dell’intera discografia della band californiana – era uscito nel ’97; dopo cinque anni di pausa in cui si era sfiorato lo scioglimento della band, Rivers Cuomo ritrova la vena creativa e gli Weezer tornano sulle scene proponendo un album di successo destinato a diventare un piccolo classico.

A chi non conosce nulla del gruppo basta ascoltare le prime due canzoni dell’album per capire se definire il prodotto interessante o lasciare perdere, l’opening-track “Don’t Let Go” ti è già entrata in testa dopo un ascolto e lo stesso vale per “Photograph”, due pezzi che spiegano le caratteristiche del Weezer sound, due pezzi che potevano tranquillamente essere nel “Blue Album”. Ma ecco che inizia la terza canzone e arriva la prima sorpresa del disco. Questa sorpresa si chiama “Hash Pipe” e sarà il primo singolo estratto, è una sorpresa perché fondamentalmente è un pezzo (quasi) cattivo che arriva inaspettato ma quando arriva cattura tutti: chitarre ruvide e un testo cantato in maniera arrabbiata, non certo una canzoncina da canticchiare sotto la doccia ma piuttosto un pezzo da urlare in faccia a qualcuno. “Island In The Sun” è il pezzo successivo e con il brano precedente non ha niente a che vedere, è semplicemente il contrario: una splendida ballata semi acustica con un testo spensierato che diverrà uno dei pezzi più conosciuti (e amati) della band.

Le sorprese finiscono qui, nel senso che da lì in avanti l’album scorre leggero fino alla fine, senza sbavature, tra ricordi di storie d’amore andate a male e una musica melodica che fa riferimento al brit rock come al pop punk, ma che è, più semplicemente, la musica degli Weezer.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 7 voti.
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Vikk 8/10
ThirdEye 5,5/10

C Commenti

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Vikk (ha votato 8 questo disco) alle 18:00 del 28 maggio 2007 ha scritto:

this is 100% Weezer music

disco difficilmente attaccabile: grandi melodie, canzoni potenti e mezzora di gaiezza (power) pop.

Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 12:06 del 21 agosto 2011 ha scritto:

Il disco parte bene, ha un'impennata intorno a "Island In The Sun", cala più o meno vistosamente nella parte centrale (gli accenti emo delle chitarre weezeriane non mi sono mai piaciuti più di tanto, e lì trovano ampio sfogo) e si riprende sul finire con una bella "O Girlfriend", per quanto enfatico possa essere il testo. Diciamo che dai singoli estratti, di alto livello, mi sarei aspettato qualcosina in più dal pacchetto generale. Rimane comunque un bel sentire e loro una delle band del revival power pop che mi stanno più simpatiche.