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R Recensione

9/10

Battles

Mirrored

È molto basso il rischio di sbrodolare nell’eccesso di enfasi considerando i Battles IL supergruppo ideale, poichè costituito da vere e proprie stelle del più integro e distintivo suono che sia uscito dagli Usa negli ultimi anni.

Un po’ come nelle fantasticherie di ogni appassionato in stile Alta fedeltà si trovano insieme ad impersonare il prototipo di band dei sogni proibiti: alla batteria quel John Stanier che con le sue granitiche impalcature ha portato il peso del noise core dei seminali Helmet prima e l’aggressività dei Tomahawk di Mike Patton poi; alla tastiera chitarra e effetti vari c’è il deus ex machina del progetto, Ian Williams, alfiere del sottobosco americano coi matematici Don Caballero e gli sperimentali Storm And Stress; coadiuvati dalla tecnica millimetrica della chitarra di David Konopka (già nei Lynx) e dall’estro di Tyondai Braxton, figlio del celebre artista free jazz Antony Braxton e già titolare di un prestigioso curriculum maturato in esperienze avant.

Questo “Mirrored” è il loro disco.

Attesissimo, quasi invocato.

Dalla diffusione virale dei tre EP usciti nel 2004 (raccolti poi in un unico cd dalla mai troppo lodata Warp) l’eccitazione intorno a questo progetto è montata implacabilmente e, col succedersi di concerti e pubblicazioni, il passaparola degli appassionati si è fatto sempre più insistente.

Si celebravano concerti strepitosi, dove involute geometrie sonore venivano dilatate ora in dimostrazioni di freddezza tecnica e vigorosi incastri ritmici, ora implodevano in meditabonde tracce al limite di certo noise-ambient, tutto esposto con un’estetica dal forte impatto visivo che centrava allo stomaco il già entusiasta pubblico.

Gli EP inducevano un’aura misteriosa sin dal titolo: “Tras”, “EP C”, “B EP”; intestazioni elementari e schematiche, che colpivano l’immaginazione molto più efficacemente di qualsivoglia titolo chilometrico, e che racchiudevano una musica mai ascoltata prima, dalle forti angolature e sperimentazioni insolite: composizioni ostiche, sputate senza compromessi, rigorose e perlopiù strumentali, eredi legittime del math rock Usa anni ‘90 di cui label come Touch And Go e gruppi come June Of 44, Don Caballero, Rodan, Polvo, Us Maple furono pionieri.

Il video di “Atlas” poi, disponibile sulla pubblica piazza di YouTube tre settimane prima della data di uscita dell’album, ha generato un tam tam febbrile difficilmente riscontrabile per uscite di genere, senz’altro non a sproposito.

Il brano in questione è, in tutto e per tutto, una dimostrazione di come siano solo sterili piagnistei le affermazioni di impossibilità a creare musica inedita, adducendo il fatto che tutte le combinazioni possibili siano state utilizzate, o che la reale innovazione stia nella reiterazione di stilemi già conosciuti assimilando le più disparate influenze memori di furori passati (o per meglio dire: revival).

Se il 2007 (ma si potrebbe prendere un lasso di tempo anche più lungo…) dovesse essere rappresentato da una singola traccia, che superi tutte le altre in termini di innovazione, la candidata eletta sarebbe proprio questo mostro.

Nel video si vedono i quattro ripresi dal vivo mentre suonano all’interno della scatola-stanza di specchi che ritroviamo in copertina, e mentre la scatola sembra gonfiarsi e sgonfiarsi percossa e persa nel vuoto cosmico in un gioco di rifrazioni, l’energia straborda contagiosamente dai pixel dello schermo ai nostri occhi eccitati e una melodia aliena si insinua nel cervello: la voce filtrata e bambinesca blatera una incomprensibile filastrocca tanto demenziale e disumana quanto ipnotizzante, su una base ritmica simil-industrial e potenti groove di basso che sembrano bordate di tubi arrugginiti sbattuti tra loro: un vero e proprio blocco di granito che si risolve in un’orgia di groove.

La grandezza del brano in questione stà tutta nella tecnica sopraffina dei quattro, con la quale si riesce a far passare come esercizio ludico-pop sinceramente entusiasmante un coacervo di stili estremi, che in altre mani avrebbe generato un macello.

Siamo in tutt’altro territorio, ma ricorda un po’ quello che sono in grado di fare un gruppo come i Liars.

Tutto “Mirrored” cammina su queste coordinate di base e contiene episodi dalla statura fenomenale: “Ddiamondd”, ad esempio, è una sventagliata di nevrosi e ipercinetismo da System Of A Down del 2020, con riff di chitarra epici e potenti a calcare su una voce isterica e un finale che scartavetra i nervi; “Leyendecker” possiede il classico drumming helmetiano e la vocina da bambino marziano a fluttuare nei notturni soundscapes in sottofondo; il post-jazz di chi ha bevuto troppi caffè di “Rainbow”; le funamboliche digressioni tipo Tortoise con un intero flacone di vitamine in corpo di “Snare Hangar”; i Gastr del Sol mandati a doppia velocità di “Race: Out”.

Musica che così descritta potrebbe sembrare ostica e intellettualoide ma così non è, perchè se le sperimentazioni assumono un ruolo predominante, ciò non frena al disco di dischiudersi magicamente dopo qualche ascolto come un’opera profondamente pop, ricca di dettagli e di fraseggi memorabili, capaci di entrare nella mente di chi ascolta e segnarne il passaggio in modo indelebile.

Si ascolti l’entrata noise in sbornia da Echoplex di “Tij” e i suo dispiegamento math-prog alla Don Caballero ma più oliati, meno secchi e fisici, per provare qualcosa che non si era ancora sentito.

Coordinate approssimative per un album assolutamente originale che lancia l’idea di un suono nuovo, che traccia un sentiero nell’ignoto, non racchiudibile in steccati se non quello dei dischi da non perdere.

C Commenti

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Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 10:58 del 28 maggio 2007 ha scritto:

paurosi

Decisamente il disco migliore degli ultimi 5 anni (ma potrei allargarmi). Ricorda tutto & niente, ogni ascoltatore ci trova i suoi riferimenti, ma sempre martoriati fino a mantenerne solo un vago sentore. Uno di quei dischi con cui molti si dovranno confrontare nei tempi a venire....

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 13:18 del 28 maggio 2007 ha scritto:

Battaglie, Castellani e insalate di matematica

Disco immenso e spassoso, recensione appassionante...

clap clap clap clap clap clap clap clap clap

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 13:56 del 28 maggio 2007 ha scritto:

<Decisamente il disco migliore degli ultimi cinque anni> bene, allora lo ascolto. Però ti ricordo che c'è un certo Lateralus, in mezzo...

Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 15:00 del 29 maggio 2007 ha scritto:

lateralus?

Mi spiace ma tra i dischi che ricordo degli ultimi 5 anni Lateralus non rientra....e persi per poco i Tool live a Parigi a gennaio 97, erano uno dei miei gruppi preferiti. Bel disco per carità, ma Aenima è l'unico imprescindibile per me dei Tool, checchè ne dica la critica (che molto probabilmente li ha colpevolmente capiti dopo).

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 1:51 del 31 maggio 2007 ha scritto:

I'm a geek...

Lateralus è una spanna sopra Aenima (disco cmq grandioso), mi sembra più che ovvio...

Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 10:25 del 31 maggio 2007 ha scritto:

?

Sono opinioni, quindi non è ovvio proprio per niente. Hai per caso conosciuto i Tool con Lateralus? Perchè di solito chi ha fatto questo percorso lo considera superiore a Aenima. A me piace Lateralus, ma è meno diretto e più pretenzioso di Aenima, poi degustibus, conosco pure chi dice che undertow è il migliore...

Luca Morello (ha votato 9 questo disco) alle 13:06 del 31 maggio 2007 ha scritto:

Ma Castellani non ha recensito i Battles?

ehehehe...io ho conosciuto i tool con opiate, figurati! . Facevo il nerd (è brutto considerare un'opera d'arte semplicemente superiore ad un'altra opera, soprattutto quando si è a certi livelli). tutto ciò che in Aenima è "abbozzato" (come intenzioni) in Lateralus è sviluppato in maniera grandiosa. Ovviamente si tratta di un disco "esagerato", ma allora non ascoltiamoci i Tool a sto punto.

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 15:14 del 7 giugno 2007 ha scritto:

Ascoltato

E' veramente un discone, avevate ragione. Non il migliore degli ultimi 10 anni, ma il migliore degli ultimi 5 sicuramente.

Sleemi alle 6:48 del 4 luglio 2007 ha scritto:

Tool - Undertow

Io sono uno di quelli che ritiene Undertow dei Tool la loro miglior opera. Aenima e Lateralus sono due dischi più "concettuali" e concepiti........Undertow ha in sè quell'anima grezza e selvaggia delle pietre preziose appena trovate.

Slisko (ha votato 8 questo disco) alle 19:53 del 26 luglio 2007 ha scritto:

nuovo

Non mi sembra sta gran novità, sinceramente. Math rock, post rock (c'è di tutto sotto questa sigla), elettronica industrial (un bel pò di jungle), e tanto noise. Comunque interessante e bella recensione.

carroarmadillo (ha votato 9 questo disco) alle 11:16 del 8 agosto 2007 ha scritto:

...

Davvero una bella recensione. Mi chiedo perchè questo disco non compaia nella classifica dei migliori dischi del 2007 prima dei Giardini di Mirò e Patrick Wolf ... non capisco.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 18:13 del 21 agosto 2007 ha scritto:

beh sarà sicuramente tra i dieci del decennio...quanto è bella atlas?!

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 13:41 del 24 agosto 2007 ha scritto:

Però è strano

Continuo a pensare che questo Mirrored meriterebbe, senza neanche pensarci troppo, un posto fisso fra i dieci migliori del 2007. Se non addirittura il primo posto. Il perchè non figuri nemmeno lo devo ancora capire. Più ascolto Race: In, Ddiamondd e Leyendecker, più me lo chiedo. Mah...

doopcircus (ha votato 9 questo disco) alle 17:34 del 24 agosto 2007 ha scritto:

RE: Però è strano

Devi chiedere a Rael e Nicolò

rain (ha votato 6 questo disco) alle 18:46 del 23 settembre 2007 ha scritto:

quello che piu ho apprezzato è la copertina,per il resto niente di cosi entusiasmante!

Dani.violetta (ha votato 6 questo disco) alle 18:14 del 15 ottobre 2007 ha scritto:

non riesco a farmeli piacere, nonostante tutti voi ne parliate così bene... forse non è il mio genere. Anzi sicuramente.

Neu! (ha votato 8 questo disco) alle 18:01 del 27 ottobre 2007 ha scritto:

il migliore del 2007

Vikk (ha votato 9 questo disco) alle 8:47 del 18 gennaio 2008 ha scritto:

un nuovo classico

visti dal vivo (in prima fila) sono semplicemente SPA-VEN-TO-SI

discodell'anno, uno dei migliori del decennio sicuramente, la cosa "preoccupante" e' che hanno ampi margini di miglioramento!

PS consiglio di procurarsi anche il CD con i 2 EP precedenti del 2006 molto diversi da questo album

Lux (ha votato 7 questo disco) alle 19:13 del 9 aprile 2008 ha scritto:

Un po cervellotico?

Bel disco, ma a volte non si intuisce dove vogliano andare a parare...la prima parte del disco è caldamente consigliata comunque a tutti coloro che vogliano ascoltare qualcosa di nuovo.

Lux (ha votato 7 questo disco) alle 19:15 del 9 aprile 2008 ha scritto:

Grande!

"Ddiamondd? ad esempio, una sventagliata di nevrosi e ipercinetismo da System of Down del 2020"---- la stessa cosa che ho pensato anche io, incredibile...mi ricorda proprio i Soad!

synth_charmer (ha votato 4 questo disco) alle 18:52 del 12 febbraio 2010 ha scritto:

a me non piace proprio

mi dà la sensazione di un miscuglio caotico di innovazione che vorrebbe ripetere la lezione della geniale eccentricità dei Devo, ma con risultati ben inferiori. Riesco a salvare poche tracce (Tij, Race Out), ma nel complesso mi sembra una grossa delusione.

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 16:37 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Prismismi vari...

Per la mia formazione musicale, questo disco ha costituito uno dei vertici musicali del primo decennio del millennio. Anch'io ne ho scritto una recensione, altrove. Math-rock cibernetico? Non so. Spigoloso, anche Crimsoniano sotto molti aspetti (se il riferimento sono i King Crimson degli anni 2000), certamente geniale nella sua apparente giocosità. Visti poi dal vivo a Roma prima dei Gossip (sigh...) e sono stati ipnotici e cerebralmente spassosi. Ho molta paura per il loro futuro... temo che non riescano a ripetersi. Oggi ho visto che un loro nuovo brano ("The Line") è nella colonna sonora del nuovo "Twilight: Eclipse". Non vedo l'ora di sentirlo!!! Un plauso all'eccellente recensione.

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 11:03 del 27 novembre 2011 ha scritto:

Ottimi per l' aquagym!

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 12:03 del 27 novembre 2011 ha scritto:

RE:

Suicida (ha votato 4 questo disco) alle 12:16 del 27 novembre 2011 ha scritto:

Dai Marco nessuno è perfetto.. Pensa a chi piacciono i Mad capsule markets! ahah

nebraska82 alle 10:22 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Non lapidatemi, ma credo sia il classico esempio di disco che esalta all'inizio ( anche grazie all'hype che lo circonda) e poi inesorabilmente cala sempre più, oggi davvero non riuscirei più ad ascoltarlo. Ma, come si suol dire, conta l'attimo.....

Franz Bungaro (ha votato 9 questo disco) alle 11:58 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Non ti lapido, ma non sono d'accordo con te...l'ascolto ogni volta che ho bisogno di adrenalina...da 5 anni a questa parte...e devo dire che svolge sempre il suo lavoro più che degnamente...Pietra miliare. Imprescindibile.

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 21:23 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Nessuno tocchi "Mirrored"! "Mirrored" è proprio come il futuro che t'aspetti quando da bambino leggevi i romanzi di fantascienza. Poi il futuro arriva e le macchine non volano e inquinano come sempre. In musica con i Battles di "Mirrored" (e molto meno con quelli di "Gloss Drop"), è come se quella fantascienza si fosse avverata: niente più pseudo-cantanti folk osannati (magari anche a ragione) come la nuova frontiera musicale, ma una mutevole, ibridissima, materia che come scrisse qualcuno, ricorda "tutto e niente"... Poi dal vivo quei Battles lì furono ancora più entusiasmanti e improvvisativi. Già mi mancano.

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 22:47 del 8 aprile 2013 ha scritto:

Io provo esattamente la sensazione opposta (e sono quindi molto più affine ai pareri di Franz e Stefano): più lo ascolto, più mi esalta. Lo conosco ormai sin nel più piccolo particolare, eppure ancora esulto per gli incastri perfetti, le geometrie impossibili, le progressioni da favola, ne adoro ogni più piccolo suono (dai falsetti strozzati di Tij all'aspiratore jungle di Ddiamondd, dal call&response matematico di Race: Out al basso di Tonto alla coda magniloquente di Rainbow, e ad libitum...) e lo trovo, oggi nel 2013 ancor più che allora nel 2007, una miniera inesauribile di spunti, creatività, schizofrenia cerebrale, totale libertà espressiva. Non potrei farne sicuramente più a meno e per la mia crescita musicale, e per i miei gusti personali, e difatti non ne faccio a meno. Se ci sono due dischi degli ultimi anni che eleverei al grado di pietra miliare (come disco incancellabile, indimenticabile, degno di tutti i paragoni scomodo ed importanti con il passato) questi sono proprio Mirrored e Carboniferous degli Zu: per quello che dicono, per come lo dicono, per il vuoto che hanno lasciato attorno, per come hanno inciso in maniera indelebile sul tessuto musicale attorno a loro.

LucaJoker19_ alle 23:27 del 3 settembre 2016 ha scritto:

iniziato oggi con i Battles . è da 2 anni che mi sono messo sotto con il catalogo warp ... certo che suona avanti questo disco anche oggi nel 2016 , voi che eravate entusiasti già nel 2007 ! a me da proprio l'idea di futuro , o comunque un qualcosa di molto particolare e mai sentito ... per il voto ... bella domanda !