A Songs - Francesco De Gregori - L’uccisione di Babbo Natale

Songs - Francesco De Gregori - L’uccisione di Babbo Natale

Diceva Borges che la poesia è un’occasione di bellezza. Dico io – che non sono Borges e non sono un genio – che Borges è un genio, anche se c’è da spuntare via qualche platonismo di troppo dalla citazione con cui abbiamo aperto in apertura (e le citazioni questo dovrebbero fare: aprire. Un articolo, il cervello: è uguale). Il platonismo di troppo, dicevamo: “occasione di bellezza” non vuol dire che c’è la Bellezza nel cielo che si liscia i capelli e fischietta Mozart e poi ogni tanto si degna di scendere sulla terra e noi, miopi e con la faccia girata dal lato sbagliato della caverna, ci dobbiamo accontentare di queste Epifanie. E’ proprio che la poesia ti fa respirare meglio quando ti arriva addosso: ti allarga qualcosa nella zona cuore-polmoni, ed è come vivere più forte. Con più gain.

La poesia – la bellezza – se ne fotte del secondo principio della termodinamica: è lì, è gratis, ce n’è quanta ne vuoi, non si consuma mai. Se si consuma, se la consumi, se ti annoia, allora non era poesia. O sei te che sei un maniaco. Ma ci risiamo: se qualcosa è capace di renderti maniaco, è capace di renderti poeta. A pagina 1 di Lolita c’è scritto: “Potete sempre contare su un assassino per una prosa ornata”. La poesia è ossessione, ed è assassinio.

E allora parliamo di un assassinio, che guardacaso è pure un’occasione di bellezza: L’uccisione di Babbo Natale. Dietro a questo titolo indubbiamente drizzaorecchie si nasconde (in effetti la conoscono in pochi) una canzone di Francesco De Gregori, tratta da quel Buffalo Bill (1976) che contiene le più famose Santa Lucia e – appunto – Buffalo Bill. Ma oggi niente 13 dicembre né Far West: parliamo di Dolly Del Mare Profondo e del Figlio Del Figlio Dei Fiori. I nomi appartengono a una tipa (Dolly) e a un tipo (il FDFDF), che secondo me vale la pena di conoscere. L’uccisione di Babbo Natale racconta la loro storia, lei scalza lui poeta tutti e due innamorati, ed è tutta una faccenda di prati su cui su cammina scalzi, lune spaventate e stelle come punte di spillo.

De Gregori scrive dei testi della madonna, secondo me. Sei su internet, apri Google o quello che ti pare e trovati il testo (metodo più efficace: scrivi “il figlio del figlio dei fiori lo uccide”, virgolettato). Hai letto? Che cos’è il cadavere del grillo? Com’è che le nuvole passano dietro la luna e non davanti? Si dividono il fungo, che fungo? Perché Dolly gli pulisce le mani sporche di sangue con una fetta di pane? La scarpetta sul palmo di una mano, comecazzofa a venirti in mente. Ecco, secondo me un poeta è questo: uno che lo leggi e ti viene da chiederti come ha fatto a venirgli in mente una frase del genere. De Gregori, di queste finezze, ne ha ogni due per tre. Poi la puoi interpretare, la poesia: ammazzare Babbo Natale, ovvero uccidere i sogni d’infanzia e diventare adulti. Pulire le mani con il pane, ossia gustarsi fino all’ultima goccia l’unto e il rosso e il grasso di un pasto iniziatico. Godersi il momento della svolta prima di affrontarne le conseguenze. Però quella è roba da intellettuali: la poesia – la bellezza – si ferma un attimo prima, si accontenta del pugno nella pancia che ti piazza quando meno te l’aspetti. One good thing about music is when it hits you feel no pain .

Come funziona L’uccisione di Babbo Natale, musicalmente parlando (in realtà si dovrebbe parlare musicalmente sempre)? Funziona che non esistono ritornelli. Sette strofe. Tutte uguali. Fosse uno standard jazz lo chiamerebbero AAAAAAA, senza mai l’arrivo salvifico di un bridge, della B. E quindi tutti chorus, che praticamente vuol dire tutti ritornelli. In sol maggiore, che la chitarra in sol gode come una matta. E’ la forma che usava De Andrè per le sue cose migliori, e pure Dylan: vedi Via della Povertà, o Desolation Row che è uguale. Tante strofe, tante storie. Qui la storia è una sola, ed è struggente, ed è solo voce-e-chitarra: il che la spara immediatamente in quell’orbita siderale di fuori-dal-tempo in cui Nick Drake convive con Cobain che ti suona Pennyroyal Tea (“am I gonna do this by myself?”) o Ben Harper quando si mette sulla seggiolina con la coperta. Una voce, uno strumento, una storia incredibile da raccontare e una catena di strofe per raccontarla: se era l’antica Grecia li avremmo chiamati aedi o rapsodi, oggi ci tocca accontentarci dei cantautori. Che però non sono mica male, alle volte.

Buon Natale, io vado a fare un giro con Dolly: ci sarà da divertirsi, stanotte.

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

C Commenti

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Cas alle 11:41 del 12 febbraio 2008 ha scritto:

articolo veramente bellissimo! questa canzone la adoro proprio...anche se de gregori a volte mi innervosisce per questa dose eccessiva di simbolismo ultimamente anche un pò abusato. Ma questa è splendida!

sinco alle 0:42 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

Buonanotte fratello

Simone Rossi, stasera ti ho scoperto ed è estremamente piacevole scoprire e scovar in questo ammasso massoso una mente fraterna e geniale (ideologicamente parlando). "E’ proprio che la poesia ti fa respirare meglio quando ti arriva addosso: ti allarga qualcosa nella zona cuore-polmoni, ed è come vivere più forte. Con più gain." Spero di poter comunicar con te, nel frattempo ricambio il tuo dono in modo più disimpegnato Buona nottata

Lezabeth Scott alle 10:34 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

RE: Buonanotte fratello

L'"ammasso massoso" saremmo invece tutti noialtri restanti comuni mortali? Beh, come biglietto da visita non c'è male: grazie del complimento.

synth_charmer alle 11:36 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

ah, "massoso" nel senso di "pesante" si riferiva a te, Lez?

Lezabeth Scott alle 11:45 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Io non ho mai scritto per SDM e peso si e no 50 chili, vedi un po' te...

synth_charmer alle 11:49 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE:

capito, era in senso figurato allora

REBBY alle 11:50 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

L'ammasso è un insieme disordinato (eh?!?) di cose

sovrapposte. Per massoso dobbiamo tirare ad indovinare in quanto aggettivo in voga nelle palestre per dire di un fisico grosso, costruito.

sinco alle 0:06 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

Ahahahahahahah!!!

Ciao ragazzi, non pensavo ci fosse così vita in questo loco anzi fino ieri non pensavo nemmeno esistesse! Mi son registrato solo per commentare! Ammasso massoso è carino perchè alliterante, ci si impasta la bocca pronunciandolo e mi da proprio l'idea di folla di calca dalla quale è faticoso uscirne! Lezabeth, sinth, REBBY, piacere son sinco

REBBY alle 8:29 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

Ma strabenvenuto tra noi Sinco! Io sono un ragasso gassoso (nel senso che la mia gioventù è in gran parte evaporata) ed il tuo nick non si riferisce al gioco napoletano, ma a cinque in lingua impastese (Ginko, vinco, rinco, zinco, sinco, ...), vero? eheh

synth_charmer alle 10:13 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

hola guapo! La vita c'è, anzi a volte è anche piuttosto rumorosa. E qualche utente è molto "massoso" capita in tutte le famiglie. Se la cosa dà troppo fastidio si fa come fanno tutti, ci si isola nelle cuffie e si ascolta musica per 12 ore al giorno. E' per questo che siamo tutti così fissati!

Lezabeth Scott alle 15:56 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

sinco

Allora ho frainteso tutto. Chiedo sinceramente scusa. Benvenuto Sinco.

sinco alle 19:22 del 27 ottobre 2010 ha scritto:

No no Rebby, sinco sta per sincopathos, un nick da me creato che trovo metaforicamente simpatico e pesante! Ma qualcuno può darmi qualche contatto più diretto per capire dove mi trovo? Io son finito semplicemente su questa pagina...

REBBY alle 9:23 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Maddai non puoi essere più scarso di me eheh clicca in alto a sinistra su STORIA DELLA MUSICA arancione... A proposito di scarsi come me: PetoMan clicca su forum, clicca sul tuo nome in basso, clicca su pm a destra, clicca su posta in arrivo... (eheh io sono stato ignaro per 2 anni, se non c'era il doc...).

salvatore alle 11:02 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Per me De Gregori è il numero uno incontrastato in Italia. Lo so che forse oggettivamente ci sono artisti più "validi" ma DG rimane il mio preferito e poi l'omonimo terzo cd del '74 è un capolavoro assoluto.

REBBY alle 11:28 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Io invece penso che di De Gregori "qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure"...

salvatore alle 12:07 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Mah io penso che è inutile cercarmi sotto il tavolo, ormai non ci sto più

REBBY alle 12:20 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

Ok mi tengo i fiori eheh, ma "i fiori nella vasca son tutto quel che resta e quel che manca"...

salvatore alle 12:32 del 28 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Ekphrasys alle 23:21 del 9 aprile 2013 ha scritto:

Ritengo "Bufalo Bill" (da cui è tratta la canzone in oggetto) uno dei massimi capolavori italiani dei '70...E senza dubbio il migliore disco di De Gregori, superiore anche all'acclamato "Rimmel"...

Oltre a questa mi sento di citare la meravigliosa, struggente "Ninetto e la colonia" e la cover di un pezzo di Bob Dylan dimenticato (Three Angels) che il Principe ha chiamato "Atlantide" e che è (non me ne voglia il menestrello d'oltreoceano) ben superiore....

motorcity5 alle 1:38 del 21 settembre 2013 ha scritto:

bellissimo articolo!