V Video

R Recensione

6,5/10

Squadra Omega

Lost Coast O.S.T. - A M. A. Littler Film

E disse che la sua anima, dopo di essere uscita dal corpo, si era messa in cammino assieme a molte altre, e che esse erano giunte in un luogo meraviglioso, dove c’erano nella terra due voragini, l’una accanto all’altra, e per contro nel cielo, in alto, altre due di fronte.

Platone, Repubblica, 614 b-c

Your bulldozers and wrecking ball can make match-sticks out of the rickety staircase and crookt/creaking floorboards – but they can't erase the recording that was made here.

Set Fire To Flames, booklet di “Sings Reign Rebuilder

Lan­guage bear­ers, Pho­tog­ra­phers, Di­ary mak­ers / You with your mem­o­ry are dead, frozen / Lost in a present that nev­er stops pass­ing / Here lives the in­car­na­tion of mat­ter / A lan­guage for­ev­er. / Like a flame burn­ing away the dark­ness / Life is flesh and bone con­vuls­ing above the ground.

Begotten, E. E. Merhige

II. Myesis

Se il regista di Lost Coast si fosse chiamato M. I. Littler, in consonanza con la poetica e l’immaginario del suo taglio documentaristico, avremmo pensato immediatamente ad uno pseudonimo. Littler than what? Più piccolo della terra, degli oceani, dello stesso mistero della vita. Sarebbe stato un intrigo nell’intrigo: un bel regalo per wannabe jigsaws. Invece, al posto della I., troneggia una A. Rilanciamo: che vi sia un gioco di parole celato nell’assonanza tra littler, un comparativo di maggioranza ai limiti dell’accettabilità grammaticale, e litter, le cartacce figlie della noncuranza metropolitana, la spazzatura anch’essa minuta che, pur tuttavia, inquina e perturba gli equilibri degli ampi spazi naturali? In mancanza di dati certi, tutto può essere congetturato. M. A. Littler è videomaker ancor prima che director: il suo linguaggio cinematografico è ai confini della narrazione senso strictu. Sono impressioni, colpi d’occhio, assaggi del sublime kantiano, solitarie istantanee di un’esistenza fuori dal tempo e dal controllo umano: sono le desolate coste della California, ma potrebbe essere la livida battigia del Maine, il raggrinzito bagnasciuga dell’Alaska. Le uniche voci sono quelle spontaneamente prodotte dagli ambienti catturati, parimenti lontani dalla civiltà e dalla civilizzazione. Il resto è suggestione e potere visivo.

La colonna sonora che la Squadra Omega scrive per Lost Coast (vinile + dvd per Boring Machines, registrazione originaria su un otto tracce: i titoli dei movimenti, accostati l’uno all’altro, compongono una sorta di lirica filosofica alla maniera dei Red Sparowes) scarnifica il solidissimo intreccio compositivo-improvvisativo del precedente “Il Serpente Nel Cielo” ponendosi, conseguentemente, all’incrocio fra le tentazioni più concréte del post rock canadese, il drone, l’americana estatica di drcarlsonalbion (Dylan Carlson degli Earth), il minimalismo di Philip Glass. “Man’s Empire Ends At The Waterline” è post-blues da eremiti, nove minuti di peregrinazioni strumentali, minime progressioni chitarristiche le cui singole componenti, diluite nel delay e rese irriconoscibili dai flanger, evitano qualsiasi rilettura in maggiore o in minore: il tessuto del brano rimane, allora, pencolante, indefinibile per volume materico ed umore complessivo. Sono voci dal profondo i flauti etno di OmegaMatt in “The Rattlesnake Knows The Truth Behind The Manzanita Tree”, punteggiati dalla risacca delle onde, da rumori di fondo, da field recordings: il risultato è tanto seducente quanto estatico. Gli spettri delle chitarre di “There Is No Such Thing As Permanence” (un western da post-meltdown che tornerà, in chiave intergalattica, in “Sospesi Nell’Oblio”, secondo pezzo del successivo “Altri Occhi Ci Guardano”) si accendono di elettricità primordiale, frastornante, rabbiosa nel soliloquio di “I Can See Clearer Now That The Fog Has Come”: si riavvolgono su loro stessi in “The Answer That Fits The Question Is Nothing”; diventano sibili, schiocchi, ululati, caroselli rumoristici in “The Flood Makes No Distinction Between Beggars & Kings” (da antologia).

Deprivate delle immagini su pellicola, le musiche risultano generalmente meno efficaci, meno ficcanti. La mantica evocativa di certi passaggi, tuttavia, ripaga ampiamente la prova dell’ascolto. Squadra Omega rimescola le carte in tavola, continuando a vincere.

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