V Video

R Recensione

7/10

Lay Llamas

Østrø

Massimizzate le prestazioni del vostro impianto stereo, dotatevi di un paio di cuffie costose e professionali, spendete un po’ del vostro tempo sul caleidoscopio cromatico di “Østrø”: scoprirete quel disco che – nel semplice ascolto via etere, nel placido scivolare en plein air delle note – non eravate riusciti ancora a trovare. Non si tratta di suoni, quanto di suono. È difficile – come veniva difficile per “Merriweather Post Pavilion”, per “Ashram Equinox”, per “936”… – cogliere il senso del progetto Lay Llamas, prescindendo dallo spettro di esotici arrangiamenti che guarniscono le sillabe smozzicate di Gioele Valenti (già Herself) ed esplodono fuori dalle roboanti linee di basso di Nicola Giunta. Ne verrebbe fuori un ritratto incompleto e fuorviante: un capitolo minore della neo-psichedelia italiana (ma con base a Bristol, casa Rocket Recordings) che, in verità, è assai meno affine alle teste di serie del cestone tricolore, rispetto alle vibrazioni oltremanica e oltreoceano.

Sia che da un’intricata giungla di feedback e field recordings prenda corpo e si irrobustisca inesorabilmente un potente battito motorik (i Can misterici di “Archaic Revival”), che da un fiabesco scenario Ozric Tentacles si dischiuda una lieve melodia mercuryreviana (“In Search Of Plants”), che i P.I.L. processati digitalmente si riversino in una cantilena exotic-dub (il singolo “We Are You”), o che i Flaming Lips di “The Terror” scrivano il requiem per l’atollo di Bikini post-Crossroads (“Voices Call”), “Østrø” dimostra una tonicità nel songwriting ed una compattezza timbrica del tutto aliene ad illustri compatrioti iconicamente cosmici (Squadra Omega), danzerecci (Mai Mai Mai, Niños du Brasil) ed esoterici (La Piramide Di Sangue). Peraltro, anche in frangenti di secondo piano – i potenti riff che seghettano il synth pop di “The Lay Llamas”, una “Something Wrong” che riemerge da un baratro noise danzando su chitarrine funk – la filiazione internazionale dei Lay Llamas si impone come valore aggiunto, facilmente spendibile negli ambienti che contano – ed il successo da loro riscontrato, infatti, è spia di un giusto bilanciamento tra esterofilia e genoma indigeno.

Svaka čast, dunque. Conviene marcarli da vicino, questi ragazzi.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
motek 7,5/10

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

motek (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:34 del 12 novembre 2015 ha scritto:

Piacevolissima scoperta. Recensione impeccabile di Marco, bravissimo!