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R Recensione

7/10

Squadra Omega

Le Nozze Chimiche

Una premessa: da sempre ammiro moltissimo coloro che dedicano la propria vita, o il proprio bagaglio intellettuale, allo studio delle scienze naturali e matematiche. È una sincera stima, sicuramente amplificata dal fatto che io, per il quadrivio, non sono mai stato portato e l’ho subito, nel corso degli anni, con tutto il suo peso d’astrazione e riconversione. Un uomo vero, diceva anche Fabio Codias®, è quello che sa ammettere i propri limiti, oltre ai propri punti di forza. Morale della favola, ho dovuto aspettare gli Squadra Omega per ritrovare qualcuno che mi potesse riconciliare con la chimica ed il suo strampalato microspazio (sembra il titolo di un mediometraggio d’animazione di Apichatpong Weerasethakul). Perché strampalati, fuori dal tempo, particolari sono i quattro intunicati del Nord Est: strampalata, fuori dal tempo, particolare la loro musica.

Del gruppo abbiamo recentemente parlato, in occasione del concerto in tandem del Curtarock e, mesi addietro, per la recensione dell’omonimo, spettacolare 10”. “Le Nozze Chimiche”, che ne rappresenta per certi versi un suo completamento, da una parte, ed un suo superamento, dall’altra, aggiunge chili di carne interstellare al fuoco. Se “Murder In The Mountains”, nel disco precedente, era una suite free-form di dense nebbie motorik ed afflati psichedelici, qui “Murder In The Country” lavora deliziosamente per addizione: lo stonatissimo banjo che serra i tempi e detta il ritmo è sopravanzato prima da un mandolino (vedere per credere: nello specifico, lo suona OmegaMatt), poi da un prepotente ritorno kraut che fa intervenire sulla scena rimbombi rumoristici, fraseggi jazz, tremebonde intuizioni anfetaminiche, sino ad un finale di pacificato (ed autoironico) immaginario folkish. I Grateful Dead a bere uno spritz con Sun Ra, nome non a caso già tirato in ballo in occasione delle precedenti trame. “Utriusque Cosmi II” si lega ancora una volta, a doppia mandata, alle visioni teutoniche di inizio anni ’70: basso ruminante in sottofondo e sfaldatura allucinatoria in superficie, per sax, chitarra e doppia batteria, ideale tenzone con i Fuzz Against Junk, che riverbera anche nella successiva, elaborata “Avviso Agli Imprudenti”, spoken word in libertà su echi floydiani e chiosa cosmica. Giunti a questo punto, il breve e robusto post-punk in chiave space di “Copper” appare quasi fuori luogo.

Recensione a parte per la copertina, ché non si finisce mai di stupirsi abbastanza. Se andate a vedere il quartetto dal vivo, abbiate l’accortezza di portarvi a casa una copia de “Le Nozze Chimiche”, indipendentemente dai vostri gusti personali: potrebbe presto divenire feticcio di culto. Cinquecento copie numerate, con le lettere punzonate una ad una, a mano, e copertina in alluminio anodizzato. Raccomandando alla gloria di Omega l’operosità della Macina Dischi, sotto coi manuali di chimica: chi si ricorda cos’è un catodo e cos’è un anodo?

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