R Recensione

6,5/10

Squadra Omega

Archivio Acustico Vol. 1

Che esistesse una nuova session acustica a nome Squadra Omega, già registrata e missata (ora sappiamo anche quando: “in una domenica pomeriggio dell’Ottobre 2013”) ma non ancora distribuita, era dato certo sin da una nostra intervista del 2015. Il collettivo trevigiano viveva allora il picco della sua stagione creativa più prolifica e soddisfacente, apponendo la propria firma su una trilogia in studio a suo modo unica, figlia e genitrice ad un tempo di certe istanze dell’Italian Occult Psychedelia: tre dischi profondamente diversi eppure così necessariamente complementari. Tre di sette, ci venne detto al tempo: e l’anno scorso, con le release di “Materia Oscura” e “Nervoso”, ne abbiamo effettivamente avuto la prova. In attesa di un vagheggiato split compartecipato da misteriosi ospiti internazionali, oggi si completa finalmente anche il sesto slot. D’altri tempi le modalità con cui “Archivio Acustico Vol. 1” viene reso disponibile: edizione limitata a 100 copie numerate in cassetta, come quinto tassello di una serie di release a bassa tiratura (“Volum E Bootleg”) curato da Volume, libreria indipendente e negozio di dischi recentemente sorto a Milano.

Formazione e strumentazione all’opera – OmegaMatt a chitarra destra e mandolino, OmegaG8 a chitarra sinistra, OmegaFranky alla batteria – potrebbero risvegliare oscure reminiscenze de “Le Nozze Chimiche” (Macina Dischi, 2011): ed effettivamente “I”, anche nella sua struttura armonica, percorre un pezzo di strada a braccetto di “Murder In The Country”, strizzando tuttavia l’occhiolino più al formato-rāga che all’americana senso strictu. Sul lato A il passo dei musicisti è continuo, regolare, mesmerizzante nella sua ciclicità: innodica è la sovrapposizione degli arpeggi chitarristici (psichedelia per accostamento, si direbbe) ma senza ulteriore trucco né inganno. Tutto in casa, insomma: una casa abbastanza grande da accogliere le trine immacolate di “II” e disfarne le trame in un abbacinante dramma odeporico ad un passo dalla free form folk, tra spazzole rutilanti e corde sfregate oltre ogni limite (nessuna paura, si finisce da dove si era iniziato). Speculare è la contrapposizione del lato B: “III” assume severe pose da canzoniere classico, affogando intensi scampoli di trenodia in un autogenerante schema melodico. “IV”, invece, dopo un attacco all’insegna della pura dinamica (un affastellarsi di impetuose sequenze carcassiane a velocità variabile), sceglie di ripiegare su di un’oscillante meditazione che alterna nipponismi, Fahey e trilli d’incenso.

Pur essendo, in sé, un’improvvisazione molto buona, è forse questo il primo disco della Squadra Omega che non aggiunge né toglie alcunché ai precedenti e che non sviluppa in alcuna direzione le linee narrative fino a questo momento coltivate. Si giustifica così il ridimensionamento del voto finale.

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