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R Recensione

8/10

Squadra Omega

Squadra Omega

Gli Squadra Omega sono dei fuoriclasse. Punto. Senza discussione. Lo diciamo non perché legati, come in una squallida parentopoli (faith no more), alla contemporanea presenza, in un solo nucleo, di membri di Mojomatics, Movie Star Junkies, With Love ed Intelligence, sebbene ci sia sicuramente qualcuno che, munito di queste credenziali, si pascerebbe di sola apparenza. No. Sarà in quanto side project, sarà perché felicemente slegati da ogni possibile connessione temporale, sarà perché li amo. Ma un colpo a tradimento del genere, percosso beffardamente agli sgoccioli di un anno dormiente, si fa sentire. Manda in cortocircuito le chitarrine e i chitarroni, le poesie barocche e l’ermetismo, il pop e il rock, il diavolo e l’acqua santa. Imponendosi infine, in sé stesso, su tutto il resto: e per tutto, capiamoci, intendiamo proprio tutto.

Diventa persino difficile divagare e non concedersi alla sostanza. Nessun problema, in quanto le tracce dell’omonimo 12’’ + 7’’, ad appena due anni da “Tenebroso”, sono gargantueschi anfratti di oscuro, vischioso, pesante jazz rock incomprimibile in definizioni e stili asettici. Adatto per chi suona la campana, senza alcun dubbio, ma ancor meglio per chi suona il Gong: “Murder In The Mountains” è estasi spettrale che si aggira, famelica, sui cadaveri dei commilitoni polizieschi di serie Z(en), riuscendo a trovare un allucinato equilibrio psichedelico che, preso così nella sua interezza, le mie giovani orecchie non avevano ancora sentito parlare il tricolore. Sedici minuti di nebbiose velature space, tastiere che intersecano bassi, chitarre diluite nei fiati e brandelli di recital anglofoni che fanno a pugni con gradazioni di nero sempre più avvincenti. La dilatazione dei Goblin, che dilatano Morricone, che dilatano gli Henry Cow e finiscono per esplodere nella cucina di Lucio Fulci, distruggendone l’orribile piastrellato (chi vide all’epoca “Un gatto nel cervello” ne è probabilmente ancora shockato). Non avete capito nulla? Probabilmente nemmeno io.

Tenete duro. Non c’è bisogno di raccomandazioni, dopo un biglietto da visita del genere, ma ripeterselo infonde fiducia. “The Mistery Of The Deep Blue Sea” infesta un solido scheletro beat con xilofoni, flanger, pennellate western d’oltretomba e luci interiori che pulsano a ritmo psychobilly: se Barbara Bouchet avesse mai dovuto commettere un delitto, avrebbe avuto il sottofondo ideale per rilassarsi e riempirsi la testa di fantasmi. Con “Ermete” si va oltre il concetto di divertissement, sfondando direttamente nei territori di Supernatural Cat con un bel doom lisergico fuoriuscito da una lunga manipolazione di drone intergalattici. “All The Words You Can Find” mette addirittura in coda un instabile garage sintetico. Eppure nulla può ancora superare l’enorme fascino vintage di cannonate come “Hemen - Hetan! Hemen - Hetan!”, sette minuti in cui gli Squadra Omega si rileggono gli appunti su Sun Ra e, liberati dalla museruola sax e chitarra, scaricano una mazzata di infernale free jazz cosmico (quanti aggettivi!) tutt’altro che innovativa, ma in virtù di questo eccitante come poco altro.

Altro da dire? Certo: Squadra Omega, fuoriclasse.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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ciccio 8/10

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