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R Recensione

7/10

Squadra Omega

Il Serpente Nel Cielo

-E che forma hanno per te, questi rituali?

-Non possono essere rivelati a chi non sia iniziato.

Euripide, Baccanti, vv. 471-472

I. Orgia

Quattro anni di apparente inattività separano il mini “Le Nozze Chimiche” da un 2015 che, con sguardo già vagamente retrospettivo, ha definitivamente consacrato Squadra Omega a nome di punta di un altro Stivale, essotericamente mistico, esotericamente misterico, apertamente autoironico. Apparente, dicevamo. Centinaia di concerti, in Italia e all’estero, hanno permesso alla congrega capitanata da Matteo Bordin (ex Mojomatics) di affinare, al massimo grado, la propria cifra stilistica, sperimentare nuove direzioni, inglobare progressivamente forme e simboli nuovi nei decantati (a ragione) set-improvvisazioni live: tutto questo, peraltro, proprio nel momento di massima ricezione mediatica della cosiddetta Italian Occult Psychedelia, la sintesi suprema dell’incontro tra cinedelismi d’antan, vibrazioni teutoniche, visioni anfetaminiche (celebrata, qualche mese fa, con la doppia compilation “Nostra Signora Delle Tenebre”). Squadra Omega è, però, ancora qualcosa di più e di diverso da Jennifer Gentle, Slumberwood, Lay Llamas, Mamuthones, Mai Mai Mai, Father Murphy, giusto per citare i migliori e i più rinomati. Il loro è un suono che si pone volutamente aldilà dell’aldilà: un’esperienza sensoriale a tutto tondo che, su disco, in assenza del coinvolgimento few-to-many garantito dal palcoscenico, scardina le porte della percezione con un songwriting dettagliatissimo, assai più calcolato e curato di quanto si potrebbe immaginare di primo acchito.

Il Serpente Nel Cielo” (duecento copie in vinile nero e cinquanta in vinile azzurro) è il primo step di una triade hegeliana, declinazione prima di tre e, a suo modo, uno sguardo intenso sulla casualità-non casualità dell’interplay tra OmegaMatt, OmegaG8 e OmegaFrank. Il titolo richiama, da subito, una complessa simbologia iniziatica che, come ebbe modo di osservare acutamente Mircea Eliade, lega ad un tempo fra di loro il femminile ctonio, le Grandi Dee della fertilità ed il ciclo lunare. Sarebbe interessante approfondire il discorso, allargando il ventaglio delle fonti bibliografiche ma, per il momento, preferiamo accantonarlo. Il bagaglio mitopoietico si estrinseca in due lunghe tracce, frutto di un meticoloso lavoro di post-produzione su un ben più corposo materiale costituitosi via jam e variazione tematica. Eccellente la title track, i cui ampi fraseggi colemaniani (il sax di OmegaMatt acquista di incisività all’aumentare delle prove studio) si stemperano in più rade volute psichedeliche, fumi ed eidola à la Sun Ra sprigionati da un corpo kraut in decomposizione. Da qui, da certe esplorazioni à la Göttsching, si diramano i synth e i bassi catatonici de “Il Creatore Della Forma”, intontimento kosmische che, innervato da xilofoni ed ottoni, riesce ad avvicinarsi persino alla raccolta contemplazione dei migliori Bohren & Der Club Of Gore. Lo scatto percussivo in coda suggerisce, poi, un’altra, affascinante ipotesi: forse che un ipotetico drum circle motorik dei King Tears Bat Trip non suonerebbe alla medesima maniera?

La fondata ricchezza dei riferimenti e l’assoluta mancanza di difficoltà nell’orientarsi all’interno del disco corroborano con forza l’assunto iniziale: oltre l’improvvisazione, c’è la composizione. Solo la Squadra Omega avrebbe potuto scrivere un lavoro come “Il Serpente Nel Cielo” senza scadere nella spicciola decalcomania.

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