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R Recensione

7,5/10

Gianmaria Testa

Prezioso

Questo disco è un regalo inaspettato, l’ultimo regalo che ha voluto farci “il più francese dei cantautori italiani”, Gianmaria Testa. Si tratta in realtà di prove di studio e registrazioni in solitaria del cantautore piemontese, con solo voce e chitarra, pensate per il prossimo disco o per altri interpreti, che vengono alla luce grazie alla volontà della moglie Paola Farinetti e al lavoro di ripulitura dell’ingegnere del suono Roberto Barillari.   

Ascoltiamo il disco, ed è come se entrassimo in punta di piedi nello studio di Testa, e fortissima è l’emozione di assistere alla nascita delle sue composizioni, in queste versioni spoglie ed essenziali in cui spicca non solo la sua grande capacità compositiva, ma anche la sua notevole dote di interprete. Ne è esempio “Questa pianura”, in cui si cimenta nella cover del celebre brano di Jacques Brel ripreso nella traduzione italiana del maestro Sergio Bardotti, un brano che esalta le sue doti di interprete, in questo confronto tra la pianura belga cantata da Brel e le amate colline delle Langhe di Testa. Il brano è eseguito in trio (con Piero Pozzo al clarinetto e Nicola Negrini al contrabbasso), ed è uno dei tre brani del disco che vede presenti degli ospiti. Gli altri ospiti sono Gabriele Mirabassi al clarinetto in “Anche senza parlare”, un brano molto personale, splendido e intenso, scritto originariamente per Mauro Ermanno Giovanardi per un’edizione del festival di Sanremo, e Bia Krieger in “La tua voce”, brano cantato in coppia dai due, in italiano e portoghese.

Musicisti che prima ancora di essere ospiti sono amici di Testa, come Giuseppe Battiston, la cui voce ritroviamo in “Merica Merica” leggere lettere di emigranti italiani. Una canzone di migranti e migrazioni, scritta da Testa per Italy, spettacolo teatrale portato in scienza con lo stesso Battiston, un testo che ci ricorda che anche noi italiani siamo stati emigranti. Il brano è suonato con armonica e dobro, strumento probabilmente scelto non a caso, visto che questa particolare chitarra  fu inventata in America proprio da due migranti slovacchi. Dallo stesso spettacolo è tratta anche “X Agosto”, dove il cantautore, solo con voce e chitarra, mette in musica il poema di Giovanni Pascoli, sfiorando il capolavoro per l’intensità e la bellezza di questa versione. L’altro capolavoro del disco è il brano iniziale, inedito assoluto, e forse una delle sue composizioni più belle di sempre: “Povero tempo nostro” è una canzone che parla della terra e di noi, ed è quasi un monito contro chi “chi bestemmia le parole”, in questi giorni di “magra umanità”. Qui Testa, accompagnato solo dalla chitarra acustica, ci fa capire ancora una volta la potenza delle parole, e la sua capacità di raccontarci il nostro tempo con poche frasi, intense e profonde.  

Il disco è completato da cinque brani composti in vari momenti e occasioni per alcuni spettacoli di un altro amico attore, Paolo Rossi, tutti eseguiti da solo, voce e chitarra acustica: “Sotto le stelle il mare”, “Una carezza d’amor”, brano che pare preso dal miglior repertorio di Paolo Conte, “Alichino”, un testo che calza a pennello all’Arlecchino di Paolo Rossi, così come “Dentro la maschera di Arlecchino”, un testo splendido, una riflessione profonda e poetica sul mestiere dell’attore, un altro dei vertici del disco. Molto riuscito anche “Post-moderno rock”, uno slow rock ironico e divertente su alcuni mali di questa nostra epoca molto “social”, dove si fa la fila per il nuovo modello di iPhone, e anche il dibattito politico è ridotto ad uno scambio di tweet.  

Notevole il lavoro di ripulitura dei suoni, che ha riportato alla luce la purezza, l’intensità ed il calore della voce di Testa, mantenendo inalterate le registrazioni senza coprirle di sovra incisioni. Un disco toccante, un regalo davvero “prezioso” per tutti gli amanti della canzone d’autore. Bellissimo ed emozionante risentire la sua voce, però adesso la sua assenza ci rattrista ancora di più.

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