R Recensione

8/10

The Eclection

Eclection

The Eclection: quale nome più consono per il quintetto che ben poco aveva di britannico? L’etichetta “British Folk Rock” atta a definirli e collocarli , non poteva, in questo frangente, suonare più riduttiva e semplicistica, inadatta a cogliere il carattere eterogeneo della band. Dei cinque componenti, solo il batterista Gerry Conway in realtà era inglese, il resto proveniva dai luoghi  più disparati: il compositore, lead singer e chitarrista George Hultgreen Kajanus, nato in Norvegia, era niente meno che figlio di un principe russo e di una scultrice finlandese, e solo più tardi, dal Canada, si trasferì in Inghilterra. Michael Rosen, chitarrista, trombettista e compositore era canadese mentre la vocalist Kerrilee Male, già singer di un gruppo folk australiano, originaria di Sydney, così come il bassista Trevor Lucas( futuro marito di Sandy Danny!); quest’ultimo aveva già all’attivo diverse collaborazioni e due album solisti pressoché irreperibili.

Insieme a Conway quindi, la cui esperienza musicale era maturata con il “gigante” Alex Corner, eminenza grigia di future stars del calibro di Led Zeppelin, Rolling Stones, Cream, Pentangle e  Fairport Convention, costituì decisamente una marcia in più per il gruppo. Legati storicamente e musicalmente ai Fairport Convention, per via di Conway e Lucas che in seguito vi confluirono, in realtà, gli Eclection ben poco avevano di folk; registrato nel 1968 a Londra da una band non britannica, l’album autotitolato “ The Eclection”, era per l’appunto carraterizzato da un sound molto californiano nello stile di Mamas & Papas e primi Jefferson Airplanes, per intenderci.

Forse ciò spiega l’interesse che la label hippy americana Elektra nutrì per loro, e perché furono una delle pochissime bands “britanniche” ad essere scritturate; ma nonostante questa felice coincidenza, gli Eclection, per qualche strana casualità, non si esibirono mai negli States. A costituire il tratto distintivo del quintetto, era la voce potente e brillante di Kerrilee, dal timbro molto “west coast folk” appunto (che ai più rievocherà Joan Baez, Joni Mitchell o la sconosciuta Clementine Hall,consorte di Tommy Hall dei 13th Floor Elevators). Si ascolti la splendida, dolce-amara “Neverthless”  coll’intersecarsi della melodia ariosa di chitarra acustica e luminose vocals maschili, a cui, emergendo cristalline, fanno da contrappunto quelle straordinarie di Kerrilee; è un paragrafo bellissimo e altamente caratterizzante dell’ Eclection sound.

Un groove  al contempo psichedelico e romantico, ancor più accentuato dagli interventi trombettistici di Rosen,  solare e tuttavia malinconico (“In her mind”, “Violet dew”), in cui è la voce femminile a svettare, sempre  e comunque, sopra arrangiamenti acustici pronti a sciogliersi, da un momento all’altro, in sonorità elettriche (ed eclettiche!). O come il perfetto connubio di folk propriamente britannico nello stile terso degli indimenticabili Tudor Lodge e reminescenze tipiche della scuola californiana (Mamas &Papas),  presenti, nella loro assolata nostalgia, in “ Will tomorrow be the same” ,che fluirà con un assolo quasi barocco di 12 strings acustiche,  nell’intro della seguente “ Still I can see”.Una suggestiva ed emozionante Kerrilee coadiuvata dai consueti, perfetti contrappunti vocali maschili che rafforzeranno quel mood tanto nostalgicamente folk, quanto spensieratamente hippy; “The early days”, costituirà un rinnovato esempio della forza evocativa ed emozionale insita nelle composizioni della band: sezione di drums di foggia militaresca a cui fa eco un fraseggio struggente e accattivante di tromba che accompagna il cantato solo del bassista Lucas. Davvero un peccato che costui avesse avuto in seno alla band un ruolo marginale, viste le sue non trascurabili doti  vocali.

Grintosa e smaccatamente 60’s, “Another time, another place”,nonostante i passaggi melanconici di chitarra e tromba, corroborati da un violino “a sorpresa”, ne smorzino gli accenti più psichedelici. Toni prontamente riaccesi nell’andamento quasi freakbeat di “Morning of yesterday” , in cui stavolta, sarà il suo compositore Hultgreen ( a lui si devono 9 degli 11 brani presenti nell’album) a dar prova di buone capacità canore, assecondate da un evolversi progressivo di ritmi più dimessi.

Dolcissima, la successiva “Betty Brown” è un delizioso capitolo decisamente hippy, cosparso di fiori fra i capelli e vocalizzi femminili davvero notevoli. Attraverso le evocazioni lisergiche e accattivanti di “ St.George and the dragon(up in the night) “,si giungerà, purtroppo, all’epilogo dal giusto titolo “Confusion”. E gli ultimi anni del 1968 videro anche il progressivo capitolare degli Eclection stessi, con la defezione della brava Kerrilee Male. I mutamenti della line-up che ne seguirono, nonostante la bravura delle successive vocalists ( fra le quali figuravano la folk singer nera Dorris Henderson che collaborò anche con John Renbourne, e Poli Palmer che raggiunse in seguito i Family), rivelarono chiaramente che si era arrivati al capolinea. Conway e Lucas andarono a costituire la sezione ritmica dei Fairport Convention e dei Fotheringay di Sandy Danny: dopo la sua morte, la lunga carriera di Conway si diramò in numerose collaborazioni  di eccezione fra le quali quelle con i Pentangle, Jethro Tull, Cat Stevens, Everly Brothers, John Cale solo per citarne alcune.

Anche Hultgreen e Rosen seguirono il loro personale, sebbene di minor richiamo, cammino musicale. Gli Eclection erano stati una folgore, una stella cometa carica di promesse che, ahimé, si erano dissolte nello spazio di un album, di un lungo( seppur breve) attimo del 1968 che avrebbe potuto dare ancora molto al panorama musicale a seguire. Chiaramente, come molte stelle cadenti dell’epoca, le sue polveri furono raccolte e riesumate 30 anni dopo per la gioia del mercato collezionistico attuale, facendo di “Eclection” una rarità discografica.

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loson alle 16:18 del 2 aprile 2008 ha scritto:

Questo proprio non l'ho nemmeno mai sentito nominare...Mi stupisci sempre di più Brionia, davvero complimenti! Vado subito a cercarlo...

P.S. La recensione è ottima come sempre, ma ormai sei una garanzia! ;D