V Video

R Recensione

8/10

Baby Woodrose

Chasing Rainbows

C’erano una volta i Baby Woodrose. Rispettabilissimo trio danese dalla spiccata attitudine oldies rockettara, protagonisti della scena musicale danese (invero non poi così florida) e padri di album di assoluto valore quali Money for Soul o Loves comes down. Buoni dischi, a tratti ottimi, ma troppo privi di una reale personalità artistica, esageratamente condizionati da svariate storiche band del passato e senza uno spunto che li facesse emergere definitivamente. Poi è successo qualcosa nella testa, o nella vita, del leader del gruppo, il vulcanico Lorenzo Woodrose, ed è nato Chasing Rainbows, gemma luminosissima pubblicata nel 2007.

 

Chasing Rainbows è un disco dall’appeal esclusivo, che sa unire psicheldelia soft e raffinata, hard rock classico di qualità e liriche ispirate, come forse nessuno era mai riuscito a fare prima, Il tutto sempre estremamente ben suonato e con un mood talmente caratteristico da renderlo riconoscibile da qualsiasi momento si inizi ad ascoltarlo. Ogni canzone è impreziosita da cori scatenati e dal massiccio ricorso a strumenti non convenzionali, quali sitar e diavolerie varie che concorrono a donare al lavoro quell’aria tanto peculiare. Le tante e variegate influenze restano ancora evidenti, ma qui l’ispirazione diventa solo un pretesto per creare qualcosa di assolutamente nuovo e personale. Dalla psicheldelia dei The 13h Floor Elvators, gruppo di culto per i membri del combo danese, al sound di mostri sacri quali i Deep Purple della prima era Gillian, a qualche vaga atmosfera cupa alla Black Sabbath per arrivare ad un estro arcaico riconducibile addirittura ai Jethro Tull. Fattori comuni che rendono il lavoro in questione un meraviglioso concept album.

 

Facciamo un passo indietro. I Baby Woodrose si formano a Copenaghen nel 2001 per volere del già citato Lorenzo Woodrose, chitarrista e vocalist dalla notevole presenza scenica e dalle indubbie virtù artistiche. Nel giro di qualche anno il gruppo si allarga fino a diventare il trio che è tuttora in forza, grazie agli innesti di Riky e Rocco Woodrose, rispettivamente al basso e batteria. L’evoluzione dai suoni grezzi e primordiali dei primi lavori ad oggi risulta evidente, nonostante i Baby Woodrose abbiano sempre mantenuto una certa continuità, seppur sopita sotto dischi spesso eterogenei tra loro, partendo dalle sonorità quasi stoner dell’esordio Blows your Mind (2001), all’inedita vena simil punk di Money for Soul (2003), al classico hard rock di Loves comes down (2006) fino a giungere alla piena maturità artistico-creativa, sfociata nel sublime Chasing Rainbows, apice della parabola creativa di una carriera tutta in crescendo.

 

Il disco, come anticipato e ribadito da Lorenzo Woodrose, è un vero e proprio concept album, tanto a livello musicale quanto a livello lirico. Il sound si fa relativamente meno aggressivo che in passato e anche i testi risultano più riflessivi ed onirici, fatte salve la title-track e altri sporadici episodi, nei quali si rivede la rabbia di sempre.

 

Scendiamo nel dettaglio. L’opener del disco, Someone to Love, è in realtà l’episodio meno riuscito dell’intero album e sembra quasi una sorta di raccordo con i precedenti lavori della band, tanto che l’evoluzione del sound è ancora solo accennata. Basta però avere un attimo di pazienza per capire cosa i Baby Woodrose hanno in serbo per noi. Le tracce seguenti, I’m gonna make you Mine e Let yourself go suonano come due perle gemelle, canzoni radiose ad alte frequenze, dal ritmo scatenato e dalla spiccata vena psichedelica, perfetto manifesto del nuovo corso dei Woodrose, che come nessuno sanno coniugare con tale efficacia e naturalezza sfolgorio e oscurità, luce e tenebra, ornando il tutto con un feeling deliziosamente anni settanta. La velocità cala leggermente, ma ecco un altro uno-due micidiale, per efficacia e qualità, composto da Twilight Princess, lisergica ode d’amore plasmata ad hoc sullo stile dell’album e con vaghi rimandi ai Sabbath, e la seguente Lilith, incantevole mid-tempo onirica tremendamente intensa, a metà tra Deep Purple e Jetro Tull (ma con tanti Baby Woodrose nel mezzo). A fare da spartiacque del lavoro ecco la gradevole parentesi etnica di In your life, seguita da Chasing Rainbows, splendido grido di rabbia (contro le forze dell’ordine) urlato con la classe e la grazia dei grandi, che ci rimanda inevitabilmente ai lavori più duri della band. No more darkness segna l’ultimo, efficacissimo, passaggio ad alte velocità, mentre la parte conclusiva del disco è affidata al trittico Dark Twin, Renegade Soul e Madness of you own making, alle cui eleganti e delicate melodie è affidata la componente più riflessiva che ci conduce sino alla fine del lavoro, senza che per questo venga perso di vista il tema dell’intero disco.  

 

Chasing Rainbows è registrato e prodotto, come tutti i precedenti lavori della band, dall’etichetta indipendente danese Bad Afro, e rappresenta un disco irripetibile in un panorama che tende sempre più all’appiattimento. I Baby Woodrose (il cui nome è dato da una particolare pianta dagli effetti allucinogeni simili all’LSD, nota appunto come Hawaiian Baby Woodrose) non solo si sono evoluti, ma si sono letteralmente elevati, plasmando un sound del tutto peculiare nel quale le influenze che ne hanno inevitabilmente condizionato il percorso oggi convivono con l’ingombrante personalità raggiunta dai nostri. Dall’ombra della Sirenetta ai palchi di mezzo mondo, i Baby Woodrose di strada ne hanno fatta parecchia e oggi sono una realtà luminosissima, una voce autorevole del panorama rock contemporaneo da ascoltare con estrema attenzione, un gruppo che non si limita a seguire i consigli di band storiche, ma che plasma tale pesante eredità a propria, meravigliosa, immagine e somiglianza.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
varlem 8/10

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

varlem (ha votato 8 questo disco) alle 22:11 del 19 aprile 2012 ha scritto:

Bello ..bellissimo. raro esempio di originalità e tradizione. Spero che il loro nuovo lavoro "Third Eye Surgery" uscito in questi giorni sia all'altezza.