The Murlocs
Old Locomotive
Aussiemania o Gizzmania che sia, è sempre lora di parlare di un buon disco garage. Il fatto che loggetto del contendere provenga da un gruppo che include strategicamente due settimi dei King Gizzard & The Lizard Wizard Ambrose Kenny-Smith a voce, armonica e chitarra ritmica, Cook Craig a chitarra ritmica e basso: ma attenzione alla comparsata alle tastiere del capo burattinaio Stu Mackenzie nel sognante psych pop di Far From Fine è un fatto incidentale, che conferma solamente (se ancora ce ne fosse bisogno) lo straordinario stato di salute della scena psichedelica australiana e dei suoi rappresentanti principali. Laspetto curioso di tutta la vicenda è che si sarebbe tentati di parlare dei Murlocs come di perfetti esordienti, quando in realtà non lo sono: Old Locomotive è il loro terzo parto sulla lunga distanza dopo Loopholes (2014) e Young Blindness (2016) e, senza alcun dubbio, il loro migliore.
Le domande strategiche da farsi, arrivati a questo punto, sono: il gioco vale la candela? Si tratta del classico spin-off che duplica loriginale, o cè di più? I Murlocs reggono il confronto con, per dirne uno, Ty Segall? Non si pensi al solito puntiglio autoreferenziale da critichini: sono questioni perfettamente dotate di senso. A cui bisogna rispondere con altrettanta onestà: non è il miglior disco di genere che vi può capitare di ascoltare. È, più semplicemente, un disco la cui schiettezza è pari solamente alla sua derivatività. Va preso, pertanto, per quello che è: un calderone démodé in cui i Nuggets, la psichedelia californiana, il revival fuzz degli anni 80 e il classico rnr si saldano in un amalgama indistruttibile e relativamente vario (si va dalle combustioni mediorientali di Empty Nester alla rasoiata garage di Shit Storm, dalle dinoccolate indolenze slacker di Violent Dreams ai 13th Floor Elevators di Daily Agony). In aggiunta, poi, va menzionato un altro fatto, capitale per questo tipo di produzioni: la qualità media delle canzoni si mantiene sempre generalmente alta il che, considerato chi le scrive, stupisce solo fino ad un certo punto. La scrittura rimane coesa ed ordinata dallinizio alla fine, evitando leffetto filler, a dispetto di una tracklist numericamente corposa. Lascolto, di conseguenza, non può che ringraziare.
Linteresse maggiore di Old Locomotive, aldilà del suo essere scritto e suonato molto bene, sta nella particolare voce di Kenny-Smith strascicata, indolente, a sprazzi efebica che, nella band madre, viene generalmente subordinata a quella di Mackenzie e che potrebbe e dovrebbe, invece, avere una più estesa applicazione. Si prendano il Gold Coast sound di Oblivion (tiro punk, irresistibile cuore jingle jangle), le slide da Summer of Love di Household Hermit, gli Assemble Head In Sunburst Sound di Noble Soldier e le sezioni in 2/4 della spassosa title track: tutti brani di buona caratura, che linterpretazione sonnolenta di Kenny-Smith trasforma in piccole gemme di garage moderno. Che possa essere il punto di partenza per un rinnovamento degli equilibri anche in casa Gizzard?
Aspettando la prossima maratona discografica, trastullarsi con i Murlocs è, comunque, qualcosa di più e di meglio che un semplice diversivo.
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