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R Recensione

8/10

Roky Erickson & Okkervil River

True Love Cast Out All Evil

Se non sapete minimamente chi sia Roky Erickson avete sbagliato sito.

Prego digitare sulla barra di comando l’indirizzo: www.xfactor.it/petizioneperfinanziareunsoggiornoasanpatrignanopermorgan.it

O magari siete scivolati tra queste righe tratti in inganno da quei fastidiosi banner che appaiono dal nulla, proprio nel momento più bello, mentre trepidate che il vostro processore scarichi tonnellate di kilobyte per comporre i pixels delle tette della Arcuri. “Sei il nostro fantamiliardonesimo visitatore! Per te in premio una botta di cultura musicale offerta dal sito per feticisti del pentagramma deturpato di Storia Della Musica!”.

Anziché scivolare con la fantasia sulla pelle levigata da Photoshop della avvenente e abbondante soubrette, vi tocca sorbirvi il faccione barbuto e sgualcito del povero Roky.

Ed ora si apra il sipario sull’orrendo spettacolo della vita!!

Al culmine della sua carriera, Roky Erickson era il traghettatore del carrozzone garage/psichedelico/lisergico dei 13th Floor Elevators (il corrispettivo italiano di “i gatti neri che attraversano la strada”), pionieri del lato più acido e psichedelico del garage rock.

In una notte come tante, assieme a Tommy Hall (mente pensante, autore e artigiano sonoro dei 13th col suo inconfondibile Jug elettrificato) e Clementine Hall (moglie di Tommy, e membro aggiunto al gruppo), il buon Roky, intrappolato nell’occhio del ciclone di un trip, si alzò di scatto esclamando di voler tornare a casa fra le braccia della madre. Incurante delle pressioni dei suoi due compagni, se ne andò sostenendo che la madre non avrebbe creato alcun tipo di problemi.

Ma non andò esattamente così.

Da sempre la madre di Roky aveva un attaccamento morboso nei confronti del figlio, che spesso e volentieri oltrepassava il confine del semplice e naturale amore materno, arrivando a sostenere addirittura che fosse lei “l’unica vera donna di tutta la sua vita”. Giunto a casa dunque, la madre ignara delle sostanze che al momento regnavano sul corpo e la mente del giovane figlio, e credendolo pazzo, lo fece prelevare da due infermieri per sottoporlo alle cure psichiatriche in voga a quei tempi; vale a dire una sana dose di Elettroshock, per giunta somministrata mentre Roky era ancora sotto l’effetto degli allucinogeni.

Un’esperienza devastante che lasciò un solco indelebile per il resto della vita di Roky Erickson, e che lo introdusse in un viavai continuo dentro e fuori gli ospedali psichiatrici. Cresciuto tra una madre sovrabbondante di attenzioni (Roky era di dominio ed esclusiva materna) ed un padre che barbaramente seviziava i suoi fratelli (sessualmente e non), il destino lo portò rinchiuso inevitabilmente in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza, fino a quando, con l’aiuto dei suoi fedeli compagni di band, fu liberato e trasportato a casa di Clementine Hall.

L’unica e breve soluzione ai suoi deliri schizofrenici erano dei bagni nell’oceano; solo le onde ghiacciate dell’oceano riuscivano ad accarezzare per un attimo la sua mente, lasciandola riposare per pochi attimi.

Ma lo stato mentale di Roky peggiorava di giorno in giorno, fino a culminare in minacce di morte verso Clementine, che decise di liberarsene esausta dei costanti pericoli per la sua vita e per quella del suo piccolo figlio.

Da qui in poi Roky brancolò nel buio, fino allo scorso anno, quando durante il South By Southwest (in poche parole, il paese dei balocchi per ogni indie-rocker che si rispetti si materializza una volta all’anno in quel di Austin) incontrò il collettivo folk-rock del paese, Okkervil River, da cui nacque un sodalizio culminato con l’album True Love Cast Out All Evil.

Ormai lontanissimo dalle scorribande psichedeliche, sotto la barba incolta e lo sguardo smarrito e infantile di Roky si nasconde uno scarno e semplice animo folk acustico, ampliato ed elettrificato con perizia e classe assoluta dall’ensemble americano, che modella la materia folk onesta, sincera e commovente di Roky senza invadenza e con eleganza da vendere.

Questo è il compendio di un uomo che mette a nudo la propria coscienza, sublimandola in 12 tracce di folk-rock grezzo, levigato e dipinto dalle mani sapienti degli Okkervil River.

Passando per il gospel solitario di Ain’t Blues So Sad, le atmosfere pastorali che bruciano di calore famigliare di Be and Bring Me Home, il sorriso beffardo di Bring Back The Past e la ballata di pianoforte e voce Please Judge, si arriva a sigillare una vita di sofferenze e soprusi con la M-A-G-N-I-F-I-C-A ballata folk-rock Goodbye Sweet Dreams: calda, malinconica e toccante come il sole al tramonto, deflagra inesorabile contro le barriere del cuore.

Una collezione di brani splendenti di eterna luce salvifica.

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krikka 3/10
ciccio 10/10

C Commenti

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hiperwlt alle 11:59 del 15 aprile 2010 ha scritto:

luca, l'apporto degli okkervil è esclusivamente strumentale o ci sono anche parti vocali? complimenti per la recensione, non ero a conoscenza di questo progetto!

Luca Minutolo, autore, alle 8:26 del 16 aprile 2010 ha scritto:

Gli Okkervil si occupano aolamente della parte strumentale...E grazie per i complimenti

Gabs alle 13:45 del 16 aprile 2010 ha scritto:

Grande Roky!

Roky Erickson è da sempre, da quando ascolto musica, uno dei miei preferiti. E' un tipo strano, sembra vivere in un altro mondo, ha avuto gravi problemi di salute mentale...sono arcifelice che sia tornato!!! Lo annovero nella lista dei losers, come gli altrettanto amati Johnny Thunders, Chet Baker, Billie Holiday...

Sarà, ma il senso della vertigine e la percezione del baratro a pochi centimetri dai piedi, il disagio del vivere, l'insofferenza spesso accettabile solo con l'abuso degli stupefacenti, ha reso questi personaggi in un certo senso più veri rispetto a tanti altri...

Di Roky ho tutti i dischi e sicuramente comprerò anche questo. I suoi brani più belli sono a mio parere quelli che lo vedono da solista con la chitarra acustica; così come la luciferina elettricità di White Faces, Two Headed Dog, Creatures With The Atom Brain... con il supporto degli Aliens... Grande Roky!!!

target (ha votato 6 questo disco) alle 15:51 del 18 aprile 2010 ha scritto:

Disco vero e intenso, personaggio straordinario, ma qua di canzoni, per me, ce ne sono poche, e gli stessi Okkervil si limitano al compitino. Per stare sui cantautori con storie travagliate alle spalle, il disco di Chesnutt dell'anno scorso era su un altro pianeta.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 12:48 del 24 aprile 2010 ha scritto:

grande classe

un pò discontinuo ma ci sono davvero grandi pezzi nel filotto. Voto verso il 7,5

REBBY alle 8:25 del 24 maggio 2010 ha scritto:

E' una raccolta eterogenea di canzoni scritte da Roky Erickson in diversi periodi della sua vita.

A me sembra che l'unico brano (qui presente) indispensabile ad un futuro best of sia Goodbye sweet dreams.

abulafia alle 1:13 del 13 giugno 2010 ha scritto:

Bhe, gente ... solo Devotional Number One, con quell'iniziale incedere lo-fi a la Eric's Trip e quel sontuoso finale-Okkervil, vale l'acquisto di tutto il cd per quanti brividi mette addosso.

Bella recensione, comunque!