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R Recensione

7,5/10

Paul Roland

1313 Mocking Bird Lane

Lo avevamo lasciato qualche anno fa con un album di “psycho garage pop con testi da famiglia Addams” (definizione autografa) come “Bitter And Twisted”, lo ritroviamo oggi, alla ventesima prova discografica, accasato presso l'italica etichetta darkcompanion, ad omaggiare, in guisa di par condicio, i Munsters (papà frankeinstein, mamma vampira, licantropi vari in famiglia) serie tv che, sugli schermi televisivi statunitensi degli anni sessanta, contendeva la palma di produzione comic horror a quella della congrega di zio Fester. Il titolo dell'album coincide infatti con l'indirizzo dell'abitazione ritratta in copertina, decadente il giusto, dell'allegra famigliola. Dal punto di vista musicale il sessantenne Paul Roland continua a divertirsi come un pazzo nelle sue scorribande fra psichedelia leggera, sixties pop e garage, in compagnia della chitarra acida e affilata del fido Mick Crossley, del figlio Joshua, di Annie Barbazza, Marco Colombo ed Elia Calligari, popolando il disco di personaggi famosi che si alternano fra i ritornelli: Jeanne Moreau, Simone Signoret, Chet Baker, Joe Strummer, Ingmar Bergman.

Si inizia con “Salon Of The Senses” in pieno clima psichedelico accentuato dalle volute dell'organo, per una delle più raffinate composizioni uscite dalla penna di Roland in anni recenti, per proseguire con il pop stralunato ed alieno di “My Next Life” scandita dal vibrafono e da una chitarra fuzz. Quindi inizia un lungo viaggio attraverso le tante suggestioni sixties che costellano il percorso del disco, coltivate ed accudite con rara cura artigianale: dal beat di “When Chat Baker Sings” al pop di “Joe Strummer Said” e “She's My Guru”, fino alle abrasioni garage di “Whatever Happened To Baby Jane?” e blues di “Voodoo Man”. Se “Another Ingmar Bergman Interlude” affida alle corde dell'acustica la propria veste intimista e rarefatta, la seguente “Little White Lies” declina la stessa veste strumentale in chiave ritmata e nervosa, e “Won't Go Surfin' No More” ha una struttura vocal-strumentale che ricorda “Gloria” dei Them. Si chiude con il singolo “Summer Of Love”, chitarra e organo psichedelico ad intreccarsi su un groove a presa diretta, e con la title track che, dopo un solo iniziale di batteria, sfocia in un inno garage con tanto di organo Farfisa. C'è poi una perla che, come accade ogni tanto nei dischi di Paul Roland, svetta su tutto il resto: in passato era, ad esempio, “Gabrielle”, qui c'è “She's A Mind Reader”. Ti legge nella mente davvero, si installa e non esce più.

Magie di un serissimo, eccentrico genio comic horror come Paul Roland.

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