Amon Tobin
Bricolage
Archi d'altri tempi in dolce scioglimento, fra giri danzanti in saloni austriaci: niente Sissi, solo noi. Tra svolazzi ottocenteschi e marmi regali, un'anacronistica batteria, un contrabbasso, e delle trombe; l'incedere malinconico di un ballo di corte (“Stoney Street”).
Perché questo e troppo altro è Amon Tobin, musicista e produttore brasiliano, pasticciere dei dolci più raffinati: ripieni di cioccolata elettronica, sostenuti da morbide paste frolle samba, incoronati da un delicato strato di panna jazzy e da preziosi dettagli minimal al sapore di gocce nere fondenti.
Apro il frigo, il deserto, chiudo il frigo. Mi nutro di musica, va'...
Immersi nel fumo, ci inoltriamo in un localetto da centro storico praghese, cambiando epoca, cambiando mondo: il barocco e il romantico, storia di un amore (im)possibile tra drum n' bass e blues; pensate ai beat violenti di Venetian Snares (alias Aaron Funk) immersi in un liquido swing anestetizzante e opaco (“Easy Muffin” e “Creatures”). A pieno rischio alienazione i riverberi mistici e i tappeti persiani ambientali di “Yasawas”, acquosi sul finire, così come le percussioni latino-americane di “Chomp Samba”, vomitate fuori da mitragliatrici elettroniche in overdose di ecstasy. Goliardicamente vintage, poi, il sottofondo da metropoli piovosa di “The New York Editor”, carezzata da filtri noir anni '40: la nebbia agli irti grattacieli... Breve parentesi dark nelle pellicole cupe e lamentose di “Defocus” e “The Nasty”, affidate questa volta ai campionamenti stiracchiati del sintetizzatore e agli echi da tragedia greca del violino: benvenuto-arrivederci trip-hop.
Beh, dov'è finito l' “Ordem e Progresso” del blu stellato, del giallo e del verde? Ma nelle distorsioni e nei movimenti ad alta gradazione avanguardista di “Bitter & Twisted”! E si continua ancora: “Toc toc”; “Chi è?”; “Aphex Twin”! Gemello ritrovato, non ha saputo resistere ai richiami techno-jazz del consanguineo brasileiro (“Dream Sequence” e “One Small Step”). Rimangono due menzioni d'onore: il futurismo visionario del retrogusto emozionale blues-elettronico à-la Blade Runner di “Wires and Snakes”: Tobin ha visto cose che noi umani... E quindi l'altra perla: “One Day in My Garden”, paradiso tropicale fitto di vegetazione latineggiante, ma non del tutto incontaminato: a 'rovinare' il nostro relax d'abbronzatura a petto in su ci pensano, infatti, drum-kit da città in religioso 'credo smog'. Giusto il tempo di mettere da parte le infradito, che già vediamo filtrare un raggio di sole rischiaratore da quella nuvoletta fantozziana impertinente.
E ora via, si torna a casa. Ma allora cosa ci rimane dopo questo giretto intorno al mondo? Quale emozione, ricordo, pensiero, sensazione intrappoliamo nella mente, quale souvenir riportiamo al nostro salone? Semplice: un coloratissimo e brillante “Bricolage” dai particolareggiati intrecci musicali, nonché una delle gemme più preziose della musica elettronica di sempre.
Tweet