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R Recensione

7/10

Perfume Genius

Learning

Un disco d'esordio è come un biglietto da visita, che come ci insegna American Psycho, vale più di mille parole: la scelta del font dei caratteri, le tonalità di bianco (dall'osso al pallido passando per il guscio d'uovo), la filigrana della carta... tutti elementi essenziali, fondamentali per la conquista di un nuovo ipotetico cliente. Nel caso specifico siamo noi il cliente e "Learning" il biglietto da visita che ci viene timidamente allungato dal giovane cantautore americano Mike Hadreas, in arte Perfume Genius.

Un'opera di neanche mezz'ora, corta e quasi trasparente, ma sufficiente a stabilire fin da subito piacevolissimi punti di contatto; proprio per quest'ultimi, buffa coincidenza, si potrebbe parlare di una tripla "S", che per amor di allitterazione sarebbe addirittura quintupla: atmosfere sospese da drone evanescenti, piccoli brusii a bocca chiusa (l'humming inglese rende decisamente meglio) e falsetti sovrapposti che rimandano ai Sigur Rós (la bellissima "Gay Angels", "No Problem"), una voce fragilissima e un trasporto emotivo nei testi che somiglia spaventosamente a quello del Sufjan Stevens più intimista e raccolto (molto nelle splendide "Look Out, Look Out" e "You Won't Be Here", qualcosa in "Perry"), e un pianoforte scordato d'altri tempi che respira polvere e che descrive parabole fanciullesche degne della miglior Soap&Skin ("Learning", "Write to Your Brother"). Un capolavoro del tutto inaspettato, se non fosse per un eccessivo ricalco di mano che fa percepire un pizzico di monotonia di troppo ("Never Did", "When").

Ma il ragazzo si rifarà alla grande, statene certi, è giovane e ha talento da vendere, bisogna solo aspettare la maturazione del caso. Nel frattempo mi tengo stretto il suo biglietto da visita, sicuro che presto mi tornerà utile.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 8 voti.
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target 6/10
Cas 7/10
Teo 7/10
motek 5,5/10
REBBY 7/10

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 14:30 del 13 gennaio 2011 ha scritto:

Intenso-depressivo fino alla patologia, quasi sfiancante in certe espressioni iper-emo troppo esibite (i respiri con tanto di 'it's ok' per placare l'affanno alla fine di "Gay angels" è qualcosa che va oltre il mio grado di sopportazione del sentimentale), ma tutto sommato di canzoni ce ne sento poche ("Look out", "Mr Peterson"...). Per me, sopravvalutato. Ma magari, come scrivi tu, si farà.

Filippo Maradei, autore, alle 14:56 del 13 gennaio 2011 ha scritto:

Lo confermo, credo abbia tutto il tempo per migliorarsi, smussare gli angoli, variare un po' qualche partitura pianistica e maturare il concept complessivo dei testi (forse troppo soffocante e morboso). Spero per lui che si apra a nuove e più interessanti soluzioni, magari strizzando l'occhio al pathos-drama di Soap&Skin, e allontanando così il rischio di una chiusura quasi autistica; il risultato potrebbe essere davvero davvero intrigante.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 16:46 del 13 gennaio 2011 ha scritto:

Capolavoro già questo mini esordio. State a vedere cosa arriva col prossimo, o al massimo col terzo (sebbe per me basti già questo)... Si accettano scommesse!

Una tale urgenza espressiva/espressività se veicolata come si deve (ma non troppo, perchè questa è la sua grandezza) può fare sfracelli!

Fil, troppo stretto col voto; Fra' tu invece proprio me la paghi

Mr Petersen, brano più bello (I hope there's a room for you up above or down below)...

polymar1981 alle 21:45 del 13 gennaio 2011 ha scritto:

malinconicamente delicato e struggente quanto basta...

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 12:23 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

mmmm...

boh, francamente non mi dice molto. Non capisco sto entusiasmo. Lo trovo tedioso e noioso fino allo spasimo e mi sento di condividere appieno le valutazioni di Francesco..piuttosto, su territori simili, ma per me mooolto più intriganti, suggerisco l'ascolto del progetto Aqualung di Matt Hales, primi due dischi in particolare, proprio un altro pianeta...spiace dirlo, caro Filippo, ma se questo è il biglietto da visita...

target (ha votato 6 questo disco) alle 12:31 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Ah sì sì, sottoscrivo: i primi due dischi di Aqualung (il primo, soprattutto, omonimo) sono in effetti su queste corde, e anche a me piacciono decisamente di più (c'è anche, direi, più varietà).

Filippo Maradei, autore, alle 12:48 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

In parte d'accordo: le linee narrative, se così possiamo chiamarle, sono ancora piuttosto acerbe, in alcuni casi persino pedanti; ma la varietà che dite voi, e che auspico anch'io, è da ricercare (e da tenere in cassaforte) per un secondo lavoro, mentre per il momento ci si potrebbe accontentare, almeno io, del talento messo in mostra. Prima di un'esplosione artistica devono passarne di "nature morte"...

TexasGin_82 alle 16:02 del 18 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE:

Molto gradevole. Anche se quelle che Filippo definisce linee narrative acerbe, io le chiamerei piuttosto giri d'accordi basici e ripetitivi.

Filippo Maradei, autore, alle 17:41 del 18 gennaio 2011 ha scritto:

RE: RE: RE:

Io mi riferivo alle tematiche dei testi; sul piano melodico mi trovi d'accordo, l'ho scritto pure nella rece, solo su alcuni pezzi, mentre altri presentano spunti molto interessanti.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 20:40 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Mah... a mio parere, decisamente sottovalutato!

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 11:37 del 15 gennaio 2011 ha scritto:

Un album che racchiude in se degli ottimi germogli... Nel complesso però si dilunga facendo sfumare il pathos di brani come Lookout Lookout, Mr. Petersen o You Won't Be Here, ma sono sicuro che qui sta nascosto un grande talento.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 12:20 del primo febbraio 2011 ha scritto:

Un buon esordio anche per me. Tra le 3 S citate da Filippo io lo trovo affine a Soap & skin, di cui a volte sembra l'alter ego maschile (vabbè gaio) e meno colto (embè tra la mittel-Europa e Seattle in fatto di cultura pianistica...). Capisco (ed in parte condivido) le critiche che parlano di talento ancora acerbo e di una certa ripetitività della proposta musicale, ma non mancano le belle canzoni (No problem, Mr. Peterson, Look out look out, You won't be here, Learning, almeno) eppoi, come dice TexasGin, l'ascolto è molto gradevole.

tramblogy alle 21:24 del 11 febbraio 2013 ha scritto:

RIP, arpad miklos...e comunque sto disco va assaporato con estrema calma!ciaooo

tramblogy alle 21:26 del 11 febbraio 2013 ha scritto:

E pure il successivo.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 9:28 del 12 febbraio 2013 ha scritto:

Put your back N. 2 It, pur similare a questo, mostra un'evoluzione sia nella varietà della proposta musicale che nel perfezionamento del cantato.

Hai ragione, anche nel mio caso sono opere che vanno assaporate piano piano.

Target purtroppo profetico: "intenso-depressivo fino alla patologia".

Ora dovremo consolare Salvatore, che se non è il suo più affezionato fan, ci manca poco.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 12:44 del 12 febbraio 2013 ha scritto:

Eh sì, REBBY, ma dovrete consolarmi, piuttosto, perché ciò che mi auguravo non è (ancora?) avvenuto. Ne parlai tempo fa nel forum: credo che "Put your back N. 2 It" sia un ottimo disco, ma non all'altezza di questo. Qui c'era una fragilità appena mostrata che era un pugno nello stomaco, lì è tutto più tirato a lucido e ripulito. Le belle canzoni (tra le più riuscite direi "Take me home", la commovente "Dark Parts", "Hood" e "All waters") non mancano, ma mi aspettavo qualcosa di sbalorditivo. Secondo me se passa più tempo al pianoforte e meno a pittarsi le unghie, qualcosa può ancora succedere. Ad ogni modo, "Put your back N. 2 It" è la conferma del suo talento compositivo. Dovessi votarlo, sarei sull'8.