V Video

R Recensione

7/10

Gazebo Penguins

Raudo

Hai scaricato Raudo il 23 aprile, lo stesso giorno in cui la lungimirante e mai troppo lodata To Lose La Track ha messo il download gratuito a disposizione del mondo. Ne attendevi l’uscita fibrillante, contando alla rovescia come quando da bambino aspettavi la fine della scuola, le vacanze coi parenti, la gita con gli amichetti. Prima di quella data, a piccoli sorsi, hai ascoltato le anteprime, guardato le esilaranti foto di presentazione, cercato di carpire quanto e cosa avesse ereditato dal bellissimo Legna di due anni prima, infine ti sei goduto con un ghigno il video del primo singolo Finito il Caffè. Dopo quella data, hai consumato gli mp3, preordinato il cd e il vinile, contato alla rovescia ancora e ancora sino al giorno in cui hai intravisto il postino all’orizzonte. Hai scartato con avidità, hai annusato il cartoncino del cd per vedere se sapesse di zolfo. Hai tenuto in mano il vinile giallo per un’ora abbondante, solo per capire quanto fosse giallo. Hai pensato a come recensire questo disco. E ci hai pensato per ore. Giorni. Mesi. Stagioni.

Questo è quello che avresti scritto:

Raudo è una specie di bomba, se sei un bambino. Come per tutte le cose, i luoghi, le emozioni: se sei piccolo è tutto più grande, anche nei ricordi. Se del bambino che eri ti è rimasto un briciolo di autenticità, se il disincanto dell’età adulta non ti ha rubato la magia, se ti emozioni per un sorriso come se fosse un dono, se ti senti ancora microscopico in certe stanze troppo grandi… allora Raudo è una specie di bomba ugualmente. Perché ti racconta di una quotidianità problematica, come è per davvero, ma lo fa con la sensibilità un po’ strafottente di chi non si è mai vestito da adulto (cit.). 

Per riuscirci (bene), adopera una colonna sonora miracolosamente geometrica, circondandoti di pareti quando hai bisogno di case, ribaltandoti su un prato quando vuoi respirare clorofilla, tra le stelle quando sei in preda al chiaroscuro dei ricordi. Ma, più di ogni altra cosa, lo fa esorcizzando le noiose facezie quotidiane (la convivenza, l’affitto, la separazione, la perdita) a scudisciate di chitarre che colano grasso, martellanti cambi di ritmo, bassi danzanti. Ventisei innodici minuti di rabbia, frustrazioni, malinconie, solitudini, fotografate di lato con ironia sbilenca, sguaiata, per questo catartica. Dal vortice temporale dell’apripista Finito il Caffè alle abrasioni ‘burocratiche’ di Domani è Gennaio, dalle mitragliate di Mio Nonno (“per quasi 70 anni è stato in minoranza e sta benissimo”) a quelle sghembe della divertente Non Morirò, dalle progressioni della geniale Ogni Scelta è In Perdita alla danza inesplosa delle greve A Casa Dei Miei… Sino ai meravigliosi anthem di Trasloco e Difetto (“questo è l’unico tuo difetto: che non ci sei più”) e alle pacificazioni passate (Correggio) e presenti (la stralunata chiusura di Piuttosto Bene).”

Oggi, dopo centinaia di ascolti, dopo aver mandato a memoria e cantato a squarciagola le liriche (è l’unico modo: urlare), non hai ancora ben chiaro come recensire questo nuovo Gazebo Penguins. Sai, però, che è uno di quei dischi a cui dai immediatamente del tu, perché ti appartengono, se appartieni a quel piccolo esercito di sensibili ruspanti che, tuttora, aspetta il suono di altre campanelle, e conta alla rovescia per la gita con gli stessi amichetti di quindici anni fa (“Che bella età…” cit.). Non potrai dire che è un disco meraviglioso, un disco mediocre, un disco medio, semplicemente perché Raudo non è un disco. Così come questa non è una recensione.

 

*da uno status di Capra dopo la data zero di Raudo:

Una delle cose più belle e idiote che ci hanno detto sabato è stata quando Alessandro mi fa: “Ad un certo punto ero così emozionato che durante il concerto stavo per mollare la mia ragazza con un messaggio.” E io “E perché?” “Perché ero innamorato della vita.” 

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 12:42 del 28 ottobre 2013 ha scritto:

Sei ritornato con una non-recensione fantastica, Daniele! Peccato che il disco non mi sconfiferi così tanto, anzi. L'apertura ad un suono più corale e meno spigoloso, meno corrucciato e più diretto a me non è piaciuta molto, soprattutto alla distanza, e soprattutto dal vivo. C'è un abisso tra Raudo e Legna, almeno per quanto mi riguarda. Mi piacciono Finito Il Caffè (soprattutto nel giro chiave del ritornello) e Mio Nonno (con un testo che andrebbe insegnato nelle scuole), il resto no.