A Fine Before You Came + Marvin - Report Live

Fine Before You Came + Marvin - Report Live

Fine Before You Came - Live @ Wake Up - Pescara 16/04/10

In un locale colmo di gente distratta, persa tra fiumi di cocktail, ricotte (è così che si dice dalle mie parti “fare il filo” o “provarci”), e chiacchiericcio di circostanza, si svolge una serata densa e ad alto tasso di elettricità.

Rompono il sottile strato di silenzio con un incedere incalzante di batteria i Marvin, trio punk noise dalla Francia con furore che sciorina una mezz’ora breve, ma intensissima, di punk noise infarcito di synth ridondanti ed ipnotici. Dei Modey Lemon denudati del rock n’ roll sporco e malato di matrice Detroitiana e intessuti di velocità punk. Una sana dose di rumori e feedback sparati a velocità ipercinetica, e che prende fiato con digressioni blues distorte e insudiciato di synth fangosi e voci bypassate al vocoder che fanno tanto Daft Punk (dalle radici non si fugge!).

Incendiari e sanguigni, fanno vibrare le pareti del locale a dovere.

I Fine Before You Came invece puntano dritti al cuore, rendendo universali i sentimenti e le paure più intime. Urlano a squarciagola ,fra di loro e con il pubblico, di delusioni, paure, illusioni, rabbia e impotenza nel contrastare il corso degli eventi.

Chitarre con i nervi a fior di pelle, batteria ansiogena e voce da crampi allo stomaco sono la miscela che questi cinque ragazzi (o meglio, veri e propri amici che si scambiano gesti e sguardi di affetto) rigurgitano su disco (l’ottimo album Sfortuna pubblicato lo scorso anno in download gratuito, cd, vinile e cassetta) e sui palchi del Belpaese con forza, passione e devozione. Un gruppo di ragazzi di cui traspare il divertimento e il gusto nel fare ciò che amano e che gli riesce meglio, che esorcizzano ansie e paure col sorriso stampato in volto sostenendosi a vicenda. In una sola parola: genuini.

Quelle dei Fine Before You Came, e di Sfortuna in particolare, non sono semplici canzoni, ma il risultato di sentimenti ed ansie che implodono accartocciandosi su se stessi, lasciando storditi e senza forza di reagire.

Un gruppo di assoluto valore che cresce a dismisura concerto dopo concerto.

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