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R Recensione

8/10

dEUS

The Ideal Crash

Il vero grande Handicap - o neo, che dir si voglia - dei dEUS, è la loro nazionalità. E' l'essere belgi. Essere originari dell'Europa continentale che è un pò la panchina del rock, mentre i titolari sono tutti residenti dall'altra parte della manica.

Perchè ? Semplicemente perchè le qualità che da quasi vent'anni (Worst Case Scenario sarà vecchio di un ventennio tra 3 anni) caratterizza le loro fatiche in studio (per la verità in fase calante da qualche anno a questa parte, ma comunque sempre di pregevole fattura) ed i loro impeccabili

Live, meriterebbero una platea ed una risonanza mediatica assolutamente superiori a quelle che attualmente gli vengono riservate.Del resto non si potrebbe pensare diversamente di una band che nell'ultimo decennio del secolo ha messo a segno due colpi pesantissimi nell'economia dell'indie-rock europeo e non solo, ovvero quel disco d'esordio sopra citato che in quanto ad influenza e freschezza non aveva - e non ha - nulla da invidiare ai lavori di più blasonati colleghi e l'album di cui parleremo in queste righe che è tuttora considerato una raccolta di pezzi memorabili magicamente sospesi tra oniricità, surrealismo e realtà.

Mai come nel caso dei dEUS l'appellativo di "combo" o "collettivo" è azzeccato : i primi tre dischi hanno convissuto con diverse e controverse cambi di line-up che inequivocabilmente hanno lasciato il segno anche tra i solchi delle registrazioni.

Proprio in questo aspetto risiede il segreto della commovente riuscita di "The ideal crash".

Un disco che se non fosse per l'inconfondibile timbro vocale di Tom Barman e per alcuni impercettibili segni di continuità nella proposta musicale (i controtempo ritmici, l'affascinante nonsense delle liriche, le chitarre avvolgenti), sembrerebbe scritto, suonato e registrato da una band diversa.Ed è qui che si dividono molti estimatori della band : chi ama incondizionatamente le partiture folli, elettriche e martellanti di Worst Case Scenario (di cui "in a bar, under the sea" rappresenta una convincente evoluzione),difficilmente andrà d'accordo con chi non riesce a fare a meno dei sentimenti avvolgenti, ovattati e densi di "The Ideal Crash".

Oltre che per la mirabile scrittura che caratterizza i dieci pezzi del disco - mai troppo ruffiani, mai troppo introversi - , "The Ideal crash" è di fondamentale importanza per quel tipo di ascoltatore che abbina l'esperienza sonora prima che all'aspetto critico a quello emozionale.

Un rock che giustamente ha nei dEUS tra i migliori interpreti della variante "art", dove l'interpretazione vocale è una recitazione quasi tetrale ed il canto si fa quindi portavoce sofferto del pathos che trasuda dall'impianto ritmico e sonoro.

Non renderebbe giustizia ad un disco di questa portata citare dei singoli episodi, anche perchè sarebbe scontato ricordare che "The Magic Hour", "Instant Street" e "Magdalena" sono autentici inni pagani in formato canzone all'interno di liturgie che evocano fantasmi scomodi portatori di sofferenze per i sentimenti che bagnano la nostra anima.

"The ideal crash" (indimenticato ultimo frutto del rimpianto connubio Barman-Ward) è un diamante dagli angoli smussati, la cui punta più accecante è quel fin troppo sottovalutato Tom Barman capace di colpire, baciare e accarezzare senza ch'egli conceda la possibilità all'ascoltatore di capire quale tra queste opportunità sia la più necessaria.

V Voti

Voto degli utenti: 8,1/10 in media su 8 voti.
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4AS 9/10
loson 8/10
ThirdEye 6,5/10

C Commenti

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Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 13:04 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

l'eccezione conferma la regola

Eh sì perchè adoro incondizionatamente tutti i primi 3 dischi. Questo in particolar modo è quello a cui sono + legato sentimentalmente. E al tempo il primo impatto fu uno shock, pezzi della stessa lunghezza, pochi deliri ma solo Canzoni con la c maiuscola. E che canzoni! Una delle mie preferite rimane One Advice, Space, per quel cambio centrale bellissimo. Bei tempi

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 13:13 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

Come non quotarti, Ivor? Visti dal vivo a Bruxelles proprio nel 99, concerto indimenticabile. Di "Sister Dew" andrebbe fiero Neil Young in persona.

Ivor the engine driver (ha votato 9 questo disco) alle 13:16 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

che culo, io mi accontentai di mezz'ora scarsa ad Arezzo Wave prima dei Residents ???!!! Meglio perchè la sera prima aprirono al Velvet per i Pavement, in un concerto rimasto nella storia per il fatto che...non riuscirono a farlo! Gli si ruppe l'impianto per 4 volte di seguito e dopo 4 pezzi furono costretti all'abbandono. Nella mia città c'è gente che ancora piange lacrime amare!

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 13:22 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

Sì, una bella botta di culo trovarsi in Belgio in Erasmus in quel periodo eheh. Fecero quattro concerti di fila a BRX a fine tour, tutti sold-out: del resto lì sono popolari quanto lo sono VascoLigaJova da noi.

MinoS., autore, alle 14:45 del 14 febbraio 2011 ha scritto:

chissà

..se qualcuno di "importante" nel campo dell'editoria musicale li avesse aiutati in una distribuzione e/o pubblicità in aree musicali che contano, dove sarebbero arrivati i dEUS.

4AS (ha votato 9 questo disco) alle 17:58 del 24 febbraio 2011 ha scritto:

Bellissimo. Così come "Worst Case Scenario", album schizzato, a tratti assolutamente geniale, ma forse meno omogeneo. One advice, Space è un pezzo straniante, piace molto anche a me.