R Recensione

9/10

Nasum

Shift

 Sono già passati 3 anni da quando l’onda anomala dello Tsunami travolse il sud-ovest asiatico causando quasi 300.000 vittime: una cifra spaventosa, per una tragedia che non verrà dimenticata tanto facilmente. Ed è triste ricordare che persino Mieszko Talarczyk, cantante e chitarrista degli ormai leggendari Nasum, fu coinvolto in quel disastro naturale, perdendo la vita a soli 30 anni. Era il 2004, e la band era già entrata a pieno diritto nell’Olimpo delle realtà estreme moderne, grazie a due dischi in particolare che hanno portato il grindcore a livelli di evoluzione e perfezione che non erano mai stati raggiunti fino ad allora: stiamo parlando ovviamente di “Helvete” del 2003 ed il qui recensito “Shift”, uscito ad ottobre del 2004, album della definitiva consacrazione del quartetto svedese.

Ma, preambolo funebre a parte, parliamo del disco: “Shift”, ultima fatica prima dello scioglimento, continua sulla strada intrapresa con “Helvete”, ispessendo le strutture dei brani ed introducendo ancor più elementi sperimentali che in passato: sentite l’introduzione ambient isolazionista di “Particles” o i cigolii industriali di “Closer To The End” e di “Fight Terror With Terror” per convincervene. I brani si presentano più variegati rispetto al passato, dimostrando una maggiore perizia tecnica senza tradire l’identità feroce e senza compromessi della band: il mid-tempo di “Wrath” (di cui è stato girato persino un video, rintracciabile su YouTube), la già citata “Fight Terror With Terror”, con il suo rallentamento opprimente nella seconda parte, il crescendo furioso di “The Smallest Man” e la velocità punkeggiante di “Ett Inflammerat Sår” sono dimostrazioni della versatilità dei Nasum, in modo da non rendere l’album troppo monolitico o ripetitivo come spesso accade nel genere.

Non mancano in ogni caso brani più fedeli allo stile tipico della band, come “The Engine Of Death”, la cortissima e massacrante “No Paradise For The Damned” (di ben 32 secondi!), o le furiose e schizoidi “Pathetic” e “Circle Of Defeat”.

In Shift l’atmosfera generale è particolarmente cupa e carica d’ansia, dovuta in parte alla produzione grezza, massiccia ma nitida; ma è soprattutto il riffing disumano che dona al lavoro un impeto marziale e quanto mai nero. La paura, rispetto al passato, diventa davvero palpabile: basta sentire il mood di “Like Cattle” e “Deleted Scenes”, oppure lasciarsi risucchiare dai buchi neri di “The Deepest Hole” e “Fury”, dove i nostri toccano vette espressive sconosciute al genere risultando di gran lunga più emotivi di tanti gruppi emocore che oggi invadono il mercato.

Il brano di chiusura, “Darkness Falls”, parla chiaro sin dal tiolo: qua regnano l’isolamento ed il buio più assoluti, non c’è via di scampo per nessuno, e persino le orecchie più allenate rimarranno impressionate dalla capacità degli strumentisti di applicare soluzioni melodiche tanto oscure ad una musica in apparenza “tutto estremismo e niente contenuto”.

Lo screaming di Mieszko Talarczyk è lo stesso di sempre, in grado di ridurre la vostra carne in brandelli, integrandosi perfettamente in un impianto sonoro davvero impressionante.

Finiscono così i 37 minuti di “Shift”, un’opera in grado di farsi ricordare per lungo tempo, e che riconferma i Nasum come la band per eccellenza del grind moderno (insieme ai Pig Destroyer), gruppo che ha gettato la sua ombra nel metal a venire, tant’è vero che già in alcune nuove realtà estreme (che guardacaso sono sempre di casa Relapse) la loro influenza si fa sentire chiaramente: è il caso degli svedesi Gadget, di cui vi consiglio caldamente il recente “The Funeral March”.

Riascoltare “Shift” a tutt’oggi suscita un senso di commozione unico, facendo scendere la classica lacrima sul viso (e chi ha amato realmente la band, come il sottoscritto, lo sa bene) e viene davvero da domandarsi quali sorprese ci avrebbero riservato Mieszko Talarczyk e soci se il destino non fosse stato così cinico e baro nei loro confronti, ma tant’è: ora non ci resta che ricordare dei Nasum che furono e che rimarranno sempre nel cuore dei loro fans.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.