R Recensione

7/10

Sonic Youth

The Eternal

Adesso più che mai si ricomincerà con i soliti giochi di parole: “forever young”, “the eternal youth”, “la meglio gioventù”… Non possiamo farci niente, il nome scelto da questi quattro newyorkesi nel 1981 si presta, e la loro carriera aiuta.  

Che i Sonic Youth abbiano chiuso il rapporto con la Geffen e si siano affidati ad un’ etichetta indipendente lo sappiamo tutti. Che questa etichetta sia la Matador, pure. E qui sta il primo “ma”, che volendo si può anche leggere “mah”. Perché, insomma, la Matador Records può ancora definirsi indipendente, ma è una corazzata che ha già maturato determinate regole e avuto qualche – chiamiamola così - “digressione” (ricordate? La partnership con la Atlantic Records, la controversa adesione alla R.I.A.A.). Ma sì, queste sono solo calunnie di un malpensante. Il vero problema, semmai, sarebbe quello di tracciare l’origine ed i confini del concetto di “indipendenza”, o quantomeno di tracciare i limiti mentali di chi ancora usa l’espressione “indie”.  

Sia come sia, le aspettative per questo “ritorno indie” dei Sonic Youth erano altissime. Ma perché poi? – perdonate se riapro la parentesi – “Goo” non era uscito per la Geffen? E “Dirty”? E “Washing Machine”? Sarà forse che esistono bizzarri personaggi che affermano che “l’ultimo buon disco dei Sonic Youth è “Daydream Nation”, se non addirittura “Confusion is Sex”? (Ma ve lo immaginate? Un disco in fase ascendente e 14 – quattordici – in fase discendente. Alla faccia dell’inerzia…).  

Dal canto loro, Kim Gordon, Thurston Moore, Lee Ranaldo, Steve Shelley ed il neo acquisto Mark Ibold (ex Pavement, a proposito di indie) ce la mettono tutta per creare la sensazione del deja-vu, del “ritorno al passato indie”. E diciamolo subito: ci riescono fin dalle prime note di “Sacred Trickster”: arsenale di distorsori vecchia scuola e accenti punk nell’interpretazione vocale della Gordon. Due minuti e via. “Anti Orgasm” tiene botta: inizio in puro stile “Goo” e chiusura talmente dilatata e noise da ricordare “Daydream Nation”. Miracolo compiuto?  

Leaky Lifeboat (for Gregory Corso)” riesce ad essere un bel pezzo pur mostrando evidenti riferimenti alla recente produzione (ma perché “Incinerate” da “Rather Ripped” non era forse un bel pezzo?). Stesso discorso per “Antenna”, melodia decisamente “anni ‘90”, eppure completamente priva di quegli spigoli che resero memorabili gli album di quel periodo, inclusi quelli pubblicati da Ranaldo e soci. Molto meglio allora sintetizzare quelle sonorità con le rotondità del presente (o del passato recente), come in “What We Know” (toh, chi si risente! Il rullante di Steve Shelley!), una sorta di “Mary Christ” riletta con diciotto anni in più sulla carta d’identità.  

Il piede sull’acceleratore (chissà perché mi vengono in mente i R.E.M. dell’anno scorso) è sempre volutamente pesante, come nel punk-noise di “Calming The Snake” (qui il riferimento sonoro è “Experimental Jet Set, Trash & No Star”, ma la linea melodica sembra arrivare da “Nyc Ghosts & Flowers”). Trascurabile la melodia lineare e ripetitiva di “Poison Arrow” così come il surf-rock di “Thunderclap for Bobby Pin”, nelle quali il riferimento al glorioso passato è evidente quanto prevedibile, se non addirittura forzato. Molto meglio quando il gioco viene condotto dalle splendide armonie delle chitarre di Moore e Ranaldo (chi non ammette il valore di questi due musicisti non li ha mai visti dal vivo): su tutte, “Malibu Gas Station” (“Dirty” al cento per cento).  

In chiusura, il solito pezzo di bravura di Lee Ranaldo (non smetterò mai di chiedermi perché non lo facciano cantare di più), intitolato “Walkin Blue” e una coda di quasi dieci minuti denominata “Massage the History” che ci presenta i Sonic Youth più acustici di sempre (ad esclusione di “Winner’s Blues”) e riporta alla mente il rumore bianco di “A Thousand Leaves”.  

Insomma, l’operazione revival è decisamente ricercata (i Sonic Youth che fanno i Sonic Youth?) ma anche perfettamente riuscita, visti i continui riferimenti al passato. Vogliamo darne ancora uno? Allora lo diciamo: questi sono i migliori Sonic Youth dai tempi di “Washing Machine”. Ed è già una gran cosa. Che magari non si può essere giovani per sempre. Ma almeno si può rimanere sonici.

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 12 voti.
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Gabs 7/10
george 7/10
viveur 6/10
REBBY 7/10

C Commenti

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Gabs (ha votato 7 questo disco) alle 10:01 del 15 giugno 2009 ha scritto:

yeah!

"Mah", parto anch'io dalla -affermazione/alterazione- del tuo inizio recensione; nel contempo la completo con "Sonico". Diventa allora un -Mah Sonico- per giocare con le parole. Questa è la mia idea del disco. Amo invero troppo Lee Ranaldo e Thurston Moore, e questo è un fatto...tanto da perdonare loro tutto o quasi. Trovo allora la rece bilanciata e corretta. Trovo allora questo disco bilanciato e corretto. E' un deja vu, niente di miracoloso, ma -sonico- come dicevi in chiusura. Non c'era proprio bisogno di questa uscita, ma c'è... e non mi dispiace.

Un'ultima cosa, a prescindere dal disco: sì, si può rimanere giovani per sempre...

ozzy(d) (ha votato 6 questo disco) alle 20:24 del 16 giugno 2009 ha scritto:

A me non è dispiaciuto, "Thunderclap For Bobby Pyn” e “Walkin Blue” hanno quasi il mordente dei giorni migliori. Peccato per quella ciofeca di "Anti-Orgasm", Kim ormai hai i tuoi annetti...

Uallarotto (ha votato 6 questo disco) alle 8:31 del 17 giugno 2009 ha scritto:

dovrebbero fare una legge per vietare dischi che superano i "vecchi" 40 minuti. se l'avessero sfoltito un po' sarebbe stato molto meglio.

DonJunio (ha votato 6 questo disco) alle 1:16 del 19 giugno 2009 ha scritto:

Portrait of an american family.....

george (ha votato 7 questo disco) alle 21:41 del 2 luglio 2009 ha scritto:

...a che bella fase discendente...

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 0:23 del 6 luglio 2009 ha scritto:

Ne ho macinati di chilometri nel weekend. A farmi

compagnia tre band "stagionate", ma non rancide.

I loro ultimi LP si sono sfidati (nella mia

fantasia fanciullesca eheh) a singolar tenzone:

questo, qui ben recensito, e gli ultimi dei Manic

street preachers e dei Dinosaur Jr. Tutti meritano

un ascolto e direi anche un approfondimento, ma

com'era prevedibile (se non fosse successo qualcosa di imprevedibile) questo Sonic youth vince il torneo "delle cariatidi" (ahah), sia

all'andata che al ritorno. A me pare, con Fabio,

che sia tanto che non facevano così bene ...

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 18:20 del 23 agosto 2009 ha scritto:

non male

sufficienza piena per quanto mi riguarda, peccato solo che sia così lungo e "polpettone" in certe parti. però le canzoni ci sono, anche se c'è l'impressione che si voglia fare i giovani in maniera gratuita (azzeccato il paragone con gli ultimi rem.

ThirdEye (ha votato 4 questo disco) alle 17:15 del 9 marzo 2011 ha scritto:

Boh

Per me sarebbe tempo di una sana, meritata e dignitosa pensione. L'ultimo lavoro dei sonici che ritengo valido era l'ottimo Murray Street, poi il nulla...