Fiona Apple
The Idler Wheel Is Wiser Than the Driver of the Screw and Whipping Cords Will Serve You More Than Ropes Will Ever Do
Cè crisi. Le panchine sono piene di gente che sta male. Gli anziani sputano in terra bestemmiando la miseria delle loro pensioni, le giovani coppie si tengono per mano senza mai guardarsi negli occhi. Crisi economica, cancro sociale, un vero casino. Antidoti, soluzioni, problem solving per citare chi usa il figo lessico aziendale? Beh, il vecchio Jack Burton del pork-chop express direbbe che larte trova concime proprio nei periodi di grande siccità e sfaldamento socio-esistenziale. Tu ci credi, amico? Punti di vista. Nel 40 Guthrie diventa il megafono umano dei poveracci espropriati delle proprie case con le Dust Bowl Ballads, in pieno celodurismo thatcheriano gli Smiths cantavano Theres something against us. Its not time So goodbye, goodbye, goodbye Oggi il Boss continua a fare retorica anti-estabilishment attaccando i predoni bancari: ok Bruce, sei un giusto e ti appoggio. Peccato che per i suoi torrenziali sold-out devi sganciargli 75 (tribuna laterale numerata). Andranno a ingrossare il milionario conto corrente del working class hero, presumo. Non bastasse leggo quotidiane paginate a scrocco su quella peripatetica di Madonna perché dopo decenni si porta ancora toy boys e croci sul palco. Lumore peggiora, mi sento un criceto in gabbia e cerco conforto. Un appiglio morale, una connessione umana forse, una voce che possa risollevarmi nello spirito e alleggerire il cuore di piombo. A volte, quando penso che la mediocrità ha oramai cloroformizzato i miei gusti e in generale i parametri della sacrosanta bellezza, ecco limponderabile, il bagliore in fondo al tunnel che non taspetti e sbam! Tutto è illuminato, chiaro nei contorni. Sei knock-out, steso al tappeto. Annientato dalla forza rivelatrice delle parole, da unurgenza creativa che credevi sopita. Quanto tempo ho aspettato il tuo sorriso fragile, Fiona. Scusaci tanto se tavevamo lasciata in un limbo dincompiuta inafferrabilità, persi dietro lultima gonnella indie-folk che friggeva in pubblico paturnie amorose un pochino demodé. Sai, sono le controindicazioni dello sciatto e compulsivo finto sensazionalismo web, ieri è preistoria, domani è un attimo. Visioni periferiche di ciclico smarrimento.
Oh, the periphery I lost another one there. He found a prettier girl than me, with a more even-tempered air. And if he wants her, he should get her. Cause i think he thinks she's worth it. And maybe they'll move from the periphery
Allora bentornata. Dopo il lungo digiuno dal tribolato e tuttaltro che memorabile Extraordinary Machine ci ritroviamo di nuovo persi dentro liride color cielo della Sullen Girl. Dimenticate patologie adolescenti e umidi sogni borderline, la Fiona Apple torbida 19enne di Tidal non abita più qui. E se un chilometrico titolo come The Idler Wheel non è una novità sostanziale, lottimo When The Pawn del 1999 sfruttava già uno scioglilingua degno di Bergonzoni, stupisce la scarna, cameristica produzione ridotta alla secca polpa strumentale, ad opera della Apple e del polivalente Charley Drayton, e una sfrontata espressività vocale a tratti eccessiva, rabbiosa, sospirata, al limite di unimplosione nervosa. Il quarto lavoro della cantautrice newyorkese ci presenta unartista alla boa dei 35 anni orgogliosamente indipendente e smarcata dai cliché, refrattaria a qualsiasi compiacimento verso quella platea alt-pop-rock che la elesse a beniamina. Un immenso talento dautriceperformer con pochi eguali nel presente, scevro da compromessi e astuzie mercantili. Una narratrice dellinconscio che ripete ed esorcizza in un mantra di spietata auto-analisi confessionale I root for you, i love you, you, you, you , quasi mangiucchiandosi le vocali sui toni viscerali e umbratili duna Laura Nyro accidentata. È il liberatorio manifesto personale di una teatralità latente, cerebrale, finora celata a debita distanza, che ora può imprimersi matura sui tasti e i legni di un piano percosso con foga, a dare scheletrica inquietudine mitteleuropea con dissonante minimalismo, e laiuto armonico della sorella Maude Maggart, al confine del cabaret brechtiano da Repubblica di Weimar. Fiona sa sparpagliare in modo egregio i suoi dubbi e romanticismi astratti circa il mistero primordiale, cioè il sentimento umano di cui sente fortissimo il peso sulle spalle ( Every single nights alright, every single nights a fight. And every single fights alright with my brain ), guardare per credere il simbolismo à la Gondry che germoglia dallonirico video promozionale. Scandisce esacerbati impressionismi su tele waitsiane di percussioni cigolanti e spazzolate jazzy, immerge marimbas, autoharp, bouzouki, loops in atmosfere notturne così sfilacciate che sembrano nervi tesi e potresti toccarli, lasciando sulla vivida tavolozza sonora sporadici cori Arcade Fire e tentazioni afrobeat Zap Mama. Certe suffragette decadenti e artefatte (la Newsom?) dovrebbero studiare per bene questi dieci eccellenti esempi di angry and darkly torch songs. Lei per fortuna è sempre la ragazza degli hunger hearts but starving works, when it costs too much to love (Paperbag), lanti-popstar che mandava teneramente al diavolo in diretta il monkey bizness di Mtv, con lovale del viso appena appena smagrito dalletà. Uguale soltanto a se stessa, Fiona ha infine raggiunto la cima del suo sofferto Everest in solitaria ostinazione, confermandosi la fuoriclasse vera che aspettavamo. Cè crisi e non ci sono più le belle stagioni, daccordo, ma dischi del genere sono una rarità da custodire gelosamente, un vaccino portentoso contro lusura della vita moderna e i malanni dellanima. Nonostante un mondo di lupi mannari e amanti scavezzacollo, di san valentini guasti e coltelli caldi sul burro, nonostante tutto la pigra ruota di Fiona Apple compie il suo giro. Vorticosa e infinita.
I ran out of white dove feathers to soak up the hot piss that comes through your mouth Every time you address me
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