Tv On The Radio
Nine Types Of Light
Partiamo dalla fine, come nei blockbuster artificiosi del paraculo Nolan. Caffeinated Consciousness è un ibrido art-rock di riff reiterati e lussuoso rivestimento in pelle nera pop-soul: Once In A Lifetime nelle mani di Vernon Reid a occhio e croce suonerebbe così. Ecco, in quella dicotomia tra istinto black e bianco pop alternativo cè tutta la peculiarità dei Tv On The Radio, punta di diamante della scena newyorkese anni Duemila in una ideale staffetta con il verbo new-wave e bravi a sporcarsi le mani nella modernità di un wall of sound indietronico. Una cosa rara, perché un conto è fare i pappagalli con qualche cartuccia da sparare subito dentro il caricatore revival-rocche (ogni riferimento a Strokes e Interpol è ovviamente voluto), un altro se il suono dei Television o del Bowie berlinese non è il fine ma un mezzo proiettato nel presente e, forse, nel futuro. Bisogna avere idee chiare e unità dintenti se vuoi distinguerti dal mediocre mare magnum contemporaneo, qualità che fin dai germi di Ok Calculator non hanno mai fatto difetto alla dinamica band multirazziale del producer David Sitek.
Bene, chiarita lalta considerazione nei confronti dellomaccione soul Tunde Adebimpe e compagni credo che stavolta nessuno si straccerà le vesti per Nine Types Of Light. Questennesimo esempio di prototipo post-wave dal parsimonioso motore di sorniona negritudine pop-rock e soundscapes digitali, che faranno la felicità dei broker col cravattino stretto in cerca del nuovo Lets Dance, è una conferma dellambizioso progetto TVOTR (allargato ai Maximum Balloon delluomo-tuttofare David e allesordio solista di Kyp Malone) e un preciso step di assestamento. I ragazzi mantengono la posizione, insomma, consapevoli che la melodia piaciona e vagamente trip-hop del singolo Will Do possono scriverla rilassati e col pilota automatico di Airplane! durante un barbecue. Idem i substrati di computer-programming, strumenti e fiati della danzereccia Second Song (i Massive Attack a un afterhour con il nano di Minneapolis), i richiami techno-messianici agli U2 di Zooropa dellatmosferico mid-tempo You e il regale crescendo à la Hurt dellintima Keep Your Heart, uggiosa ballad urbana avviluppata intorno al vertiginoso falsetto di Tunde.
La levigata produzione ha smussato ogni spigolosità in un minimale e confortevole soul cibernetico ed è quasi scomparso il tipico eco riverberato delle chitarre di Sitek e del barbuto Kyp, ormai un ricordo sporadico tra i synth spacconi del funk in doppiopetto New Cannonball Blues e le sfumature electro di un David Byrne funkadelico (No Future Shock). In una scaletta di dieci episodi-potenziali hit eppure priva del vero colpo da K.O. che tramortiva nel recente passato (non cè una Province, ma nemmeno il discorso sulla dance progressiva e riformatrice di Dear Science) fanno un figurone i sei minuti di Killer Crane, un meditativo madrigale prog-folk (!) con i cori ipnotici di Adebimpe e Malone nel nome di San Peter Gabriel. Nine Types Of Light demarca il copyright della Tivù Radiofonica senza strabilianti effetti speciali, resta comunque prerogativa di pochi riuscire a smuoverti fondoschiena e cervello con la classe di questi esteti del ritmo. A volte scendere è lunico modo per risalire. Capitava anche a quei personaggi nevrotici intrappolati nella mente di un regista sopravvalutato.
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