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R Recensione

6/10

Oasis

Be Here Now

Non sarebbe carino usare di primo acchito la frase “troppo sballo” per introdurre il discorso sul disco più delicato nell’economia della carriera degli Oasis come lo è stato “Be Here Now”.

Ma se questo serve a rendere l’idea dei perché e dei per come, Noel Gallagher e soci (le colpe assieme a lui vanno divise anche tra gli addetti ai lavori che l’hanno seguito nella produzione del disco) abbiano malamente dilapidato gli incalcolabili crediti di critica accumulati con la pubblicazione di due tra i 5 dischi Inglesi più importanti degli ultimi 25 anni, allora è bene chiarire quest’aspetto.

Se il concepimento di “Be Here Now fosse stato elaborato da un gruppo di menti più lucide e riflessive (ovvio che la casa discografica gongolava all’idea di un altro disco a così breve distanza dall’exploit epocale di Knebworth, con i singoli di “(What’s the story) Morning Glory? che facevano ancora la parte del leone in radio e sugli scaffali dei distributori) , probabilmente il disco non sarebbe uscito prima del 1998-1999 – tesi avvalorata dallo stesso Noel che in interviste successive si malediva per non avere imposto un break dopo il triennio 94-96 – ed oggi la discografia degli Oasis conterebbe un LP equilibrato in più e una caduta di stile in meno.

Be Here Now poteva essere l’album che avrebbe elevato gli Oasis al livello degli U2 soprattutto per quanto riguarda il seguito in America da sempre territorio arido di soddisfazioni per le band anglosassoni, invece esso rappresentò il punto di partenza per quella che da li in poi fu una vera e propria regressione per la band di Manchester: tanto nei contenuti dei dischi successivi quanto nel livello delle esibizioni dal vivo.

I risultati prettamente artistici del disco riflettevano quelle che erano le vite e i ritmi insostenibili cui erano sottoposti gli ex teppistelli di periferia.

Suono duro, sovraprodotto, registrato con tutti gli amplificatori al massimo, appesantito da una scarsa stratificazione delle parti strumentali che infine vengono raccolte in pezzi il cui minutaggio si prolunga inutilmente fino a dare una fastidiosa sensazione di ridondanza.

Be Here Now è proprio questo: un’odissea sonora arrogante e pomposa, il delirio di onnipotenza di un gruppo di persone incapaci di gestire il momento di apice della loro popolarità e che probabilmente erano anche molto male consigliate.

Il rammarico per ciò che gli Oasis sarebbero potuti essere senza l’incosciente precipitosità con cui hanno dato alle stampe il loro terzo LP  è ancora più grande, alla luce delle potenzialità e dell’oggettiva bellezza di diverse canzoni, nonché dello stato di grazia della voce di Liam Gallagher; non a caso i fans più integralisti della band si sentono molto legati al disco e negli anni successivi hanno sempre invocato a gran voce – ma purtroppo invano – l’esecuzione Live di alcuni estratti dall’LP.

“D’You Know What I Mean”, “Stand by me”, “Don’t go away”, e “All around the world” sono singoli di grande impatto e gli ultimi di quelli giudicati realmente immortali fra quelli prodotti dagli Oasis, mentre altre come “Be here Now”, “My Big Mouth” e “Magic Pie” hanno delle interessanti idee di fondo che si perdono nella verbosa dilatazione che incombe sull'intero disco.

Con “Be Here Now” la parabola artistica di Noel Gallagher divenne nettamente discendente e si sono dovuti attendere gli ultimissimi anni di carriera per rivedere stralci di quel talento che in piena gioventù gli valse vagonate di riconoscimenti e apprezzamenti.

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Voto degli utenti: 5,8/10 in media su 23 voti.

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Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 15:35 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

il problema grosso del disco è in effetti la lunghezza estenuante di ogni singolo brano. Una sforbiciata di 1-2 minuto a canzone e ne sarebbe venuto fuori un dischetto di pari valore ai precedenti (il mio preferito a riguardo resta what's the story). Rimane cmq un disco sopra la media che ha il suo perchè. Il declino vero del gruppo inizia dopo

target (ha votato 4 questo disco) alle 15:48 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

Disco estenuante e spropositato, che, se non erro, pure gli Oasis stessi (di certo non noti per la propria modestia o per la propria capacità di analisi autocritica) hanno in parte ammesso di aver cannato. Erano convinti di essere la band migliore del pianeta, ed erano convinti di poterlo dimostrare con ogni nota. Ne è uscito un disco sbrodolatissimo, che strafà e stroppia in lungo e in largo.

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 15:56 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

Va bè un pezzo di vita i primi tre Oasis. Effettivamente oltre che la lunghezza di molte canzoni (se ne salvano due o tre, All Around the World un caso da ricovero!) è anche la produzione che in questo disco fa davvero schifo. Se c'è un caso in cui la colpa è più della produzione che della mancanza di idee è proprio questo disco, se prendiamo My Big Mouth e le togliamo tutto quel ronzio, gli echi applicati ad cazzum alla voce ecc... poteva essere una bella canzone. E infatti laddove ci si è un pò limitati i risultati si vedono (splendidi i singoli). In realtà io credo che gli Oasis dopo questo disco abbiano sfornato un sottovalutatissimo "Standing on the shoulder of giants" che apriva strade e sonorità inedite per la band, per poi tuffarsi in un mare di cacca con "Heaten Chemistry"... 7,5

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 15:57 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

Volevano essere tre stelline e mezza comunque...

MinoS., autore, alle 16:33 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

in effetti..

..ho detto nell'articolo che la colpa non è del solo Noel G., ma soprattutto di chi l'ha affiancato nella produzione del cd : compagni di band, produttore, manager.

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 16:42 del 17 febbraio 2011 ha scritto:

RE: in effetti..

si si, infatti avvallavo la tua opinione

bill_carson (ha votato 5 questo disco) alle 1:10 del 18 febbraio 2011 ha scritto:

ero un loro fan

già ai tempi dell'uscita rimasi piuttosto deluso.

10.000 tracce di chitarra per mascherare la scarsa ispirazione. le canzoni risultano troppo lunghe e ripetitive. i testi sono imbarazzanti.

d'you know what i mean però è uno dei loro migliori brani. con un po' di sano editing ed una produzione diversa sarebbe potuto essere un disco discreto, così non va oltre il 5,5.

swansong (ha votato 4 questo disco) alle 11:48 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Un gruppo da (bell') intrattenimento..

Mai avuta nessuna particolare simpatia od antipatia per gli Oasis, anzi devo ammettere che mi ascolto ben volentieri tutti i loro lavori (dei quali gradisco, soprattutto, i primi due). Li trovo magari non originalissimi, ma musicalmente preparati e capaci di creare canzoni con un certo feeling...detto ciò, questo è l'unico disco che non riesco a mandare giù, la classica pisciata fuori dal vaso. Un disco "sborone"..sembra fatto per dimostrare a chissà chi che anche loro sapevano creare trascinanti anthem song alla stregua dei grandi gruppi dei seventies, ma ne sono usciti con le ossa rotte.

Stratocapper (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:09 del 30 gennaio 2013 ha scritto:

Troppi chitarroni come in "D'You Know What I Mean?" "Magic Pie" (quest'ultima, più spoglia, sarebbe stato un possibile capolavoro) "Fade In-Out", I suoni sembrano cucinati in un calderone, non sono distinti, nitidi. Cmq la melodia oasisiana c'è sempre e per chi è un loro fan va sempre bene!