R Recensione

9/10

The Verve

Urban Hymns

Dopo uno splendido e “allucinato” esordio a metà strada tra la psichedelia e lo shoegaze come “A storm in heaven” e il successivo decisamente più “accessibile” “A Northern Soul”, si poteva facilmente prevedere un ulteriore virata verso territori decisamente più “pop” e orecchiabili. Un’evoluzione parzialmente anticipata dalla presenza in quest’ultimo disco della sinfonica “History” (prima dichiarazione d’amore per gli archi che diventeranno poi una costante anche nei dischi solisti di mad Richard) e della ballata “On Your Own“.

Urban Hymns è infatti il naturale seguito dei suoi predecessori, il completamento di un percorso musicale se vogliamo anche parzialmente influenzato dalla moda del momento. Il brit pop.

Un atteso ritorno dopo l’improvviso scioglimento del gruppo a causa dei pesanti conflitti interni tra i membri.

Con questo nuovo disco la formula iniziale viene non solo ulteriormente diluita ma in certi episodi anche dimenticata.

La componente psichedelica che aveva caratterizzato la musica del gruppo fin dai primi ottimi ep (come dimenticarsi del bellissimo Verve Ep…) sembra ormai davvero lontana, come sembrano lontani i tempi in cui la voce di un Ashcroft sotto effetto di lsd veniva “soffocata” e “sepolta” da strati di feedback e distorsioni...

Ora invece la stessa voce viene fatta “riemergere”…

Viene messa al servizio di melodie davvero memorabili, cristalline e capaci di far breccia su un pubblico più vasto e disattento, riuscendo a raggiungere finalmente il meritato successo planetario.

A far conosce i Verve in tutto il mondo ci pensa infatti “Bitter Sweet Symphony”. Un vero e proprio inno generazionale, una delle canzoni simbolo degli anni ‘90.

Un crescendo continuo di strumenti, suoni e pathos, caratterizzata dal celebre campionamento del riff presente in “The Last Time” dei Rolling Stones.

Il celebre pezzo per archi viene infatti “rubato” dallo stesso riff elaborato in chiave sinfonica e presente in un disco di versioni orchestrali di alcuni brani dei Rolling Stones, senza citare però in alcun modo la sua paternità.

Jagger e Richards non si fanno scappare la ghiotta opportunità e dopo aver vinto la causa, lasciano al povero ashcroft l’accredito del solo testo della canzone, assicurandosi cosi’ i preziosi diritti sulle vendite di quel fortunatissimo singolo.

I benefici indiretti ricavati da quell’intuizione geniale comunque non tardano a materializzarsi, sospinti ulteriormente dalle successive hit.

Lucky Man”, “Sonnet” e la malinconica “The Drugs Don’t Work” riprendono e ampliano il discorso “ballad” già aperto nel precedente disco, enfatizzando e accentuando ancor più quella perfezione sonora volutamente ricercata dal quartetto di Wigan.

Nello stesso contesto, appaiono di tutto rispetto anche gli episodi “minori” (solamente in termini di successo).

La dolce “One Day” ma soprattutto le splendide “Space And Time”, “Velvet Morning” e “Weeping Willow”.

Tuttavia una vena psichedelica il gruppo è riuscito comunque a conservarla.

La si può percepire sia nei pezzi più energici come “The Rolling People” dove il muro del suono creato dalle chitarre lisergiche di McCabe e Tong ci riportano indietro di qualche anno e nella conclusiva e devastante “Come On”… ma anche nei pezzi più “dilatati” come “Catching The Butterfly” e “Neon Wilderness”.

Urban Hymns è un disco imprescindibile per tutti gli amanti del genere e non solo. Un disco che sicuramente verrà ricordato nel tempo. Non il disco dell’anno però…

Già, perché l’anno in questione è il 1997, e tra deliziosi “inni urbani” appunto, sperimentazioni varie ed eventuali dei blur in fuga dal brit che li teneva prigionieri e il “chiassoso” ritorno degli Oasis con “Be Here Now”, vede la luce quel capolavoro di “Ok Computer”.

Nonostante il clamoroso successo e i riconoscimenti da parte della critica, a causa dei soliti e distruttivi conflitti interni, il gruppo si scioglie per la seconda volta. Quella definitiva(o almeno per ora vista la moda delle reunion impossibili che impazza ogni anno di più), lasciandoci cosi’ un lavoro davvero bello e maturo, ma anche un vuoto difficilmente colmabile.

Aveva ragione Mad Richard, è proprio una sinfonia dolce amara questa vita.

V Voti

Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 36 voti.

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DonJunio (ha votato 5 questo disco) alle 2:33 del 20 marzo 2007 ha scritto:

verve

recensiona ottima, il disco a mio avviso è ampiamente sopravvalutato. "Bittersweet symphony " personalmente la trovo orribile, quegli archi sboroni sono nauseabondi e un testo come "it's a a bittersweet symphony this life, trying to make ends meet you're a slave to money then you die" mi sembra francamente dozzinale. Molto meglio le melodie psichedeliche di "space and time" e "the rolling people", per un disco la cui fama mi sembra decisamente immeritata.

boy_with_VU_tee (ha votato 8 questo disco) alle 16:54 del 10 aprile 2008 ha scritto:

Verve

Con Pulp e Suede, questo album secondo me chiude il tris di capolavori del britpop anni 90.

Paranoidguitar (ha votato 8 questo disco) alle 15:51 del 29 novembre 2008 ha scritto:

un disco con alcuni brani storici, altri di cui se ne poteva fare a meno.

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 23:22 del 30 novembre 2008 ha scritto:

Semplicemente...mi stanno sulle palle!

Ashcroft, poi, con quella facca da sberle, lo prenderei sonoramente a calci in c...

Quanto al disco, quoto alla lettera DonJunio e, caro Boy, i gusti son gusti, ma il paragone coi Pulp, francamente, è improponibile, se non addirittura offensivo...

Paranoidguitar (ha votato 8 questo disco) alle 9:17 del primo dicembre 2008 ha scritto:

RE: Semplicemente...mi stanno sulle palle!

esagerato col voto... come dici tu sicuramente non sono ai livelli dei Pulp. Questo va assolutamente rimarcato. Ed è un disco che non si può assolutamente valutare sopra le quattro stelle. Magari 2 e mezzo son poche però eh.

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 12:21 del 3 giugno 2009 ha scritto:

In realtà non ho mai capito questo disco, ci sono canzoni come "Sonnet" (che non so perchè ma viene spesso dimenticata, mentre per me è la migliore in assoluto dei Verve) o "The Drugs Don't Work" che sono veramente belle, ma altre che sinceramente abbassano la media, mezza stella in meno direi...

DucaViola (ha votato 6 questo disco) alle 0:54 del 21 luglio 2009 ha scritto:

Disco caruccio con qualche buono spunto psichedelic-vintage. Il più grosso difetto è stato, secondo me, la lunghezza di alcuni brani più una gost-track inutile quanto la canzone di Memo Remigi con topo Gigio. Ogni tanto lo riascolto con piacere, anche perché un disco non deve essere necessariamente un capolavoro... e questo non lo è. Voto 6

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 18:11 del 9 ottobre 2009 ha scritto:

Mannaggia a me...

A capo chino devo ammettere che questo gruppo (e disco) sono stati da me recentemente molto rivalutati, soprattutto alla luce dell'ascolto di quei due splendidi gioiellini "A Storm in Heaven" e "A Northern Soul" (da me non conosciuti all'epoca del mio infausto ed oggi ritrattato precedente commento). Gruppo decisamente superiore alla - comunque alta - media dei gruppi britannici di ora e di allora...del resto, pure l'ultimo "Forth" mi pare un lavoro assolutamente rispettabile. Dal mio punto di vista i Verve sono la classica band che vale molto di più dei singoli che l'hanno resa famosa. Non a caso, degli ultimi due dischi in particolare, i singoli sono senza dubbio le canzoni meno interessanti. Insomma, caro Paranoid, le 4 stelle ci stanno tutte eccome!

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 8 questo disco) alle 13:02 del 25 aprile 2010 ha scritto:

un bel disco. Peccato non ne abbiano fatti altri dello stesso livello.

J.J.FOX (ha votato 6 questo disco) alle 23:21 del 17 dicembre 2010 ha scritto:

Mah, a tratti esaltante, a tratti da vomito...sei politico

Mattia Linea (ha votato 9,5 questo disco) alle 14:06 del 18 agosto 2014 ha scritto:

Disco splendido e bellissimo. Chiunque sia nato negli anni '90, ascoltandolo, sarà soggetto ad una specie di "continuo deja vu", in quanto quasi tutte le canzoni dell'album sono diventate famosissime e oggetto di numerose colonne sonore e/o video a ripetizione su MTV (quando ancora era un canale MUSICALE e soprattutto SERIO). Fondamentale. Adatto a tutti.